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Come gestire al meglio il dono del tempo: un impegno per il cristiano

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Flickr.com/ Creative Commons/ ©Espen Sundve

Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 26/10/16

Il cardinal Martini attraverso la riflessione sui Vangeli ci mostra le priorità che Gesù dava alle sue giornate

Nel libro “Come Gesù gestiva il suo tempo. Piccola regola di vita per il discepolo del Signore” (Àncora editrice) il cardinal Carlo Maria Martini ci offre uno spunto di riflessione prezioso sul tema del “tempo”: come viveva il suo tempo Gesù? Che priorità dava agli innumerevoli impegni della sua giornata? Cosa possiamo imparare da lui?

Il cardinal Martini rintraccia nei testi evangelici alcune delle risposte che possono aiutarci a comprendere la gestione del tempo di Cristo e a mettere ordine nella frammentarietà che caratterizza le nostre giornate. I passaggi del Vangelo ci mostrano la via da intraprendere per impiegare bene il nostro tempo e ci insegnano a dare senso e giusta priorità alle nostre azioni. Le meditazioni del cardinale sono state da lui pronunciate nell’agosto del 1988 in Messico, durante un corso di Esercizi spirituali ai preti e poi trascritte – senza esser state riviste dall’autore – dal curatore Dino Pessani in questo libro. Le riflessioni quindi sembrerebbero riguardare esclusivamente la vita del presbitero, invece parlano profondamente all’esistenza di ogni cristiano.

«Gesù è consapevole della sua missione e del tempo che ha a disposizione; non è schiavo delle circostanze, non dà l’impressione di una persona che rivolge una parola buona qui, una parola buona là; invece, mostra di conoscere molto bene le priorità e le esigenze della gente che accorre a lui dalle località della Galilea e dalle regioni limitrofe. Al contrario di tanti individui che sono duri e inavvicinabili, Gesù non è rigido, non è inflessibile, si piega alle necessità, si lascia commuovere da alcune situazioni. Ha le idee chiare, il suo cuore è aperto all’accoglienza».

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LE CINQUE PRIORITÀ DI GESÙ

Spesso non sappiamo a chi o cosa dare priorità, o pur avendo maturato questa consapevolezza finiamo per dare precedenza a situazioni secondarie rispetto a quello che siamo: figli, sposi, genitori, nonni, cristiani.
Non dobbiamo scoraggiarci! Non è semplice conciliare tutto, ma se lo vogliamo possiamo riportare al centro della giornata Dio e la preghiera.

Il cardinal Martini riflette sulle priorità di Gesù e ne identifica cinque:

La prima priorità: l’attenzione agli infermi

«Gesù dedica molto tempo agli ammalati, non capita mai di leggere che si sia rifiutato di avvicinarli e di guarirli per mancanza di tempo. Molti brani evangelici presentano episodi che hanno come protagonisti persone affette da varie malattie e descrivono il comportamento di Gesù verso i sofferenti. (…)Credo che per un vescovo, come pure per un presbitero, la vicinanza agli ammalati sia una reale priorità del ministero. Nella prima priorità possiamo inserire anche i poveri, la gente semplice».

La seconda priorità: la predicazione del Regno

“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,14-15) Anche nel Vangelo di Matteo, Gesù inaugura la sua predicazione in Galilea dopo l’arresto di Giovanni Battista. Lasciata Nazaret, andò ad abitare a Cafarnao, presso il mare. […] Gesù incominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,13.17)”.

La terza priorità: l’incontro

«La terza priorità rimanda agli incontri, ai dialoghi e alle conversazioni di Gesù con le persone che lo ascoltavano e lo seguivano. Utilizzando le categorie psicologiche, possiamo dire che Gesù prediligeva la relazione pastorale primaria dell’incontro diretto. Moltissimi sono gli esempi evangelici. Nel Vangelo di Marco leggiamo la chiamata di Levi:
Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,13-17). Gesù preferisce il contatto pastorale primario, in questo episodio con Levi».

La quarta priorità: la preghiera

Il racconto dell’evangelista Marco, sul tipo di giornata vissuta da Gesù che abbiamo riportato nel punto precedente, ci mostra come si svegli molto presto e si ritiri in un luogo deserto, solitario per pregare. «Gesù si ritirava volentieri a pregare, lo faceva spessissimo, nella solitudine e nelle ore notturne, soprattutto in occasione di avvenimenti importanti per la sua missione (…)». Gesù a differenza nostra non prega solo quando ne ha la possibilità, ma al contrario è la preghiera che scandisce il suo tempo, perché rappresenta per Lui un appuntamento fondamentale.
Il cardinal Martini invita tutti noi a domandarci, alla luce dell’esempio di Cristo, cosa rappresenta per noi la preghiera; se è per noi un momento veramente importante a cui dare spazio durante la nostra giornata, oppure se la consideriamo un impegno confinato ai momenti particolari del calendario liturgico o in occasione delle feste più importanti della cristianità.

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La quinta priorità: l’amicizia

«La quinta priorità di Gesù è il suo trattenersi con gli amici (…) Questo atteggiamento si apre a due significati complementari. Anzitutto, significa destinare tempo all’ascolto e alla formazione dei suoi collaboratori. Gesù dedica molto tempo agli apostoli e ai discepoli: nel Vangelo di Marco tutta la seconda parte del suo ministero pubblico è rivolta a preparare i discepoli agli eventi della Pasqua (…). Si tratta di un’opzione molto interessante dal punto di vista pastorale. Leggiamo ad esempio: Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. […] Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?»(Mc 9,30.33). (…) In secondo luogo, Gesù aveva degli amici con i quali s’intratteneva familiarmente, con libertà. Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola (Lc 10,38-39). Se a questo brano aggiungiamo il racconto della risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45), ci accorgiamo dell’amicizia che legava Gesù alla famiglia di Betania. Le sorelle [di Lazzaro] mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». […] Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro (Gv 11,3.5). Aveva degli amici, una casa nella quale essere accolto, dove poter andare e fermarsi con Lazzaro, Marta e Maria, in tutta tranquillità».

Il tempo oggi sembra non bastare mai, le frasi che ripetiamo più spesso sono: “non ho tempo” e “se solo ne avessi il tempo!”, con una vena di frustrazione e malinconia. Gli impegni spesso ci rendono “schiavi” di un’agenda implacabile e tiranna, che assomiglia più a una tabella di marcia che ad un semplice promemoria. Le nostre giornate sono piene di cose da fare, scadenze da rispettare, programmi che si susseguono a ritmo serrato, senza un attimo di respiro, e così fatichiamo a trovare un momento da dedicare a Dio, alla preghiera e alla fede. L’uomo di oggi è spesso preda di due eccessi: o è completamente succube del tempo, che sembra comandare la sua vita e scandirne ogni momento in maniera prestabilita, o al contrario vaga senza una meta precisa, vivendo alla giornata, non nel senso poetico del “cogli il giorno” ma nel senso del non-senso, della perdita di tempo, della lentezza, della vacuità. Ma d’altro canto chi rispetta fedelmente la tabella di marcia, a volte corre rischio di irrigidirsi, di divenire inflessibile, “distante” in un certo senso dagli affetti e da chi cerca di entrare in relazione con lui. I Vangeli ci mostrano invece come Cristo avesse un’idea chiara dell’uso del tempo, come non lo impiegasse in maniera casuale ma lo indirizzasse sempre ad occupazioni precise, come non fosse schiavo del tempo, delle circostanze, degli “impegni”, delle attese degli altri.

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