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Venezuela, il giorno della svolta

Vatican Insider - pubblicato il 25/10/16

Quando ieri poco prima delle 19 un tweet di un ministro venezuelano informava di un incontro in corso tra il Papa e il presidente Nicolás Maduro le reazioni mediatiche generalizzate sono state di fortissima incredulità; sembrava un’altra mossa nella guerra che nell’ambito della stampa e dei social media separa e antagonizza il governo di Caracas e le opposizioni. Invece un’ora dopo il comunicato della Santa Sede confermava ufficialmente, con dettagli, la verità dell’evento: sorprendente e inatteso, più che una sorpresa anche perché i fatti si erano svolti con una modalità mai vista. Nicolás Maduro era arrivato alla saletta vicina alla «Sala Paolo VI» senza che nessuno avesse neanche un minimo sentore, quasi in incognito, eppure il suo corteo e apparato di sicurezza erano piuttosto agguerriti. E nonostante l’irregolarità, per così dire, dell’incontro, non è mancata nessuna tradizionale norma di protocollo caratteristiche delle visite dei capi di Stato. Alcuni testimoni parlano di un clima teso ma cordiale e soprattutto dell’alone che avvolge gli eventi storici. Maduro appariva sicuro ma tirato, forse per la stanchezza del viaggio. In poco meno di 10 ore il suo aereo ha coperto 8.355 km tra Caracas e Roma. «Sembrava un pellegrino», ha chiosato un giornalista dell’agenzia statale venezuelana, ricordando che il governante ha chiesto al Papa, come è tradizione in Venezuela fra genitori e figli, una «benedizione». Francesco, alzando con determinazione la mano destra ha tracciato sulla fronte di Maduro il segno della croce mentre lui rispondeva: «Amen, grazie Santità». 

Il Presidente ha parlato con il Papa poco più di mezza ora, soli, faccia a faccia, e alla stampa del suo Paese ha dichiarato: «È stato un incontro profondo, molto spirituale e umano. Ci ha dato molti orientamenti, molta informazione e abbiamo condivisi criteri». Il governante ha precisato di aver ringraziato caldamente il Santo Padre e ha dato un notizia attesa d’anni: il dialogo del suo governo con le opposizioni si aprirà il 30 ottobre nello stato insulare di Nueva Esparta nei Caraibi (capitale La Asunción, isola di Margarita). 

Maduro, inoltre, ha detto: «Io chiamo tutto il Venezuela a dare il suo appoggio a questo tavolo di dialogo per la pace, la sovranità e lo sviluppo» del Paese. Parole opportune, necessarie e sagge che riecheggiano quanto dice il comunicato del Vaticano di ieri: «Intraprendere con coraggio la via del dialogo sincero e costruttivo, per alleviare le sofferenze della gente, dei poveri in primo luogo, e promuovere un clima di rinnovata coesione sociale, che permetta di guardare con speranza al futuro della Nazione».

Il Presidente, parlando con l’agenzia statale Anv, visibilmente emozionato si è congeda dicendo: «È stata una riunione eccellente. Una riunione privata organizzata in tempi record. Sono molto grato al Papa». 

Poco dopo, sempre ieri, da Caracas, sono arrivate altre notizie positive e di speranza per il popolo venezuelano. L’inviato speciale del Pontefice, il nunzio apostolico in Argentina, monsignor Emil Paul Tscherrig, nel Paese da sabato, ha confermato – con una dichiarazione scritta – l’avvio dei primi contatti ufficiali tra le parti per organizzare il dialogo. In concreto Tscherrig ha dato le stesse notizie del Presidente sulla data e luogo dove il 30 ottobre inizieranno i colloqui con la mediazione della Unasur (Unione delle Nazioni sudamericane guidata dall’ex presidente colombiano Ernesto Samper) e conducono da mesi l’ex premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero e gli ex presidenti di Panama, Martín Torrijos della Repubblica Dominicana. 

Il Nunzio ha anche informato che alle parti è stata consegnata una proposta che include temi, metodologia e cronogramma per avviare questo dialogo con tutti gli incontri esploratori che siano necessari per creare un clima di fiducia e rispetto reciproco che consenta di affrontare con successo la grande sfida posta davanti a tutti. 

Allo stato attuale sembrerebbe che le due parti, governo e gran parte dell’opposizione, hanno superato lo scoglio del referendum revocatorio che bloccava ogni possibile intesa seppure preliminare. Se questa «sospensione» sulla questione, così delicata, si mantiene, le prospettive del dialogo sono promettenti, ma occorre attendere lo sviluppo degli eventi. Su queste buone notizie di ieri pesa il rifiuto di una parte piccola delle opposizioni, guidata dal movimento «La salida» (L’uscita) di prendere parte nelle conversazioni perché ritiene che così si fa «un favore a Maduro» e al tempo stesso si dà «l’impressione che l’opposizione è debole». 

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