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Papa Francesco: «la Legge non è stata fatta per farci schiavi, ma per farci liberi, per farci figli»

Pope Francis general Audience October 05, 2016

© Antoine Mekary / ALETEIA

Pope Francis General Audience October 05, 2016. © Antoine Mekary / ALETEIA

Domenico Agasso jr - Vatican Insider - pubblicato il 24/10/16

Così il pontefice a Santa Marta: i rigidi hanno una sorta di «doppia vita», sembrano buoni ma spesso non lo sono; non conoscono la libertà di Dio, sono «schiavi della legge»

C’è una specie di doppia vita. Qualcosa di nascosto. Una sorta di malattia. Spesso la cattiveria. Questo c’è dietro la rigidità di una persona, che non è libera, perché schiava della legge. Al contrario, il Signore dona la libertà, oltre che la mitezza e la bontà. Lo esclama papa Francesco a Casa Santa Marta nell’omelia di questa mattina, 24 ottobre 2016, sintetizzata da Radio Vaticana.

Nel Vangelo di oggi Cristo guarisce una donna di sabato, provocando lo sdegno e la protesta del capo della sinagoga perché – sostiene – è stata violata la «Legge del Signore»: «Non è facile – commenta il Pontefice – camminare nella Legge del Signore», è «una grazia che dobbiamo chiedere».

Il Figlio di Dio definisce il capo della sinagoga ipocrita, parola che «ripete tante volte ai rigidi, a quelli che hanno un atteggiamento di rigidità nel compiere la legge», che non hanno la libertà, «sono schiavi della Legge». Perchè invece, «la Legge non è stata fatta per farci schiavi, ma per farci liberi, per farci figli». E «dietro la rigidità c’è un’altra cosa, sempre! E per questo Gesù dice: ipocriti!».

Per Francesco «dietro la rigidità c’è qualcosa di nascosto nella vita di una persona. La rigidità non è un dono di Dio. La mitezza, sì; la bontà, sì; la benevolenza, sì; il perdono, sì. Ma la rigidità no! Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita; ma c’è anche qualcosa di malattia. Quanto soffrono i rigidi: quando sono sinceri e si accorgono di questo, soffrono! Perché non riescono ad avere la libertà dei figli di Dio; non sanno come si cammina nella Legge del Signore e non sono beati. E soffrono tanto!». Appaiono «buoni, perché seguono la Legge; ma dietro c’è qualcosa che non li fa buoni: o sono cattivi, ipocriti o sono malati. Soffrono!».

Il Vescovo di Roma ricorda la parabola del figlio prodigo: l’atteggiamento di indignazione del figlio maggiore mostra che cosa c’è dietro una certa bontà: «La superbia di credersi giusto». Ecco, «dietro questo far bene, c’è superbia. Quello sapeva che aveva un padre e nel momento più buio della sua vita è andato dal padre; questo soltanto del padre capiva che era il padrone, ma mai lo aveva sentito come padre. Era un rigido: camminava nella Legge con rigidità. L’altro ha lasciato la Legge da parte, se ne è andato senza la Legge, contro la Legge, ma ad un certo punto ha pensato al padre ed è tornato. E ha avuto il perdono. Non è facile camminare nella Legge del Signore senza cadere nella rigidità».

In conclusione il Papa invoca Dio e invita a pregare «per i nostri fratelli e le nostre sorelle che credono che camminare nella Legge del Signore è diventare rigidi. Che il Signore faccia sentire loro che Lui è Padre e che a Lui piace la misericordia, la tenerezza, la bontà, la mitezza, l’umiltà. E a tutti ci insegni a camminare nella Legge del Signore con questi atteggiamenti».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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