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Cos’ha detto Gesù sulle immagini?

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© ALESSIA GIULIANI / CPP

O Catequista - pubblicato il 24/10/16

Il culto alle immagini: vedere Cristo paragonarsi al serpente di bronzo può lasciare perplessi molti cristiani

Alcuni cristiani si considerano già salvati e si sentono superiori ai cattolici – che chiamano idolatri – per il fatto di non prestare culto alle immagini dei santi. Ma cos’ha detto Gesù sulle immagini?

In NESSUNO dei quattro Vangeli Gesù cita in modo negativo le immagini religiose. Questo è particolarmente interessante se consideriamo che certi cristiani parlano praticamente solo di questo.

Anche quando ha elencato i comandamenti (come in Mt 22,36-38, Mc 12,28-30 e Mt 19,17-19), Gesù non ha citato la questione delle immagini. Questo non porta nessuno a dubitare del fatto che il divieto dell’uso delle immagini non sia parte essenziale e inalienabile dei Dieci Comandamenti?

“’Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti’. Ed egli chiese: ‘Quali?’ Gesù rispose: ‘Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso’” (Mt 19, 17-19).

E l’unica volta – l’UNICA! – in cui la Bibbia parla di Cristo che si riferisce alle immagini religiose, non le condanna ma LEGA LA SUA PERSONA AL SIMBOLISMO DI QUELL’IMMAGINE: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15).

Si tratta del serpente di bronzo che Dio ordinò a Mosè di fabbricare e di porre su un palo. Quando gli israeliti morsi da serpenti velenosi guardavano il serpente di bronzo, si salvavano dalla morte. Cristo si paragona a quel serpente, perché adorando il Dio Crocifisso gli uomini avvelenati dal peccato si liberano dalla morte eterna dell’anima.

Gesù si è paragonato a un’immagine fatta da mani umane! Sono certo che molti fratelli non cattolici, anche avendo letto questo passo già mille volte, non si siano mai soffermati a vedere la realtà da questo punto di vista. Prevedo un po’ di angoscia in qualche cuore…

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Questa Parola uscita dalla bocca di Cristo basta per indicare che il buon uso delle immagini religiose è possibile. Se le immagini fossero negative, pensate che Gesù avrebbe detto – come invece ha fatto – che è stato ben rappresentato da una di loro?

Il divieto dell’uso delle immagini è stato circostanziale

“Ma Dio ha ordinato di distruggere il serpente di bronzo perché gli israeliti avevano iniziato a idolatrarlo”. Questa obiezione è facile da sfatare. Dio conosce il futuro, vero? Ovviamente, sapeva che anni dopo il senso dell’immagine del serpente sarebbe stato pervertito e che sarebbe stata oggetto di idolatria. Nonostante questo, ha ordinato la creazione dell’immagine e l’ha usata come canale per distribuire grazie al popolo di Israele.

Questa decisione da parte di Dio si giustifica solo con una logica: quella per cui l’effetto collaterale successivo della confusione idolatra era inferiore al bene che l’immagine del serpente di bronzo avrebbe fatto al popolo (non solo con la guarigione, ma anche con la sua forza simbolica, prefigurando il Messia sulla croce).

Questo evidenzia che Dio ha proibito le immagini in forma CIRCOSTANZIALE (alcune leggi dell’Antica Alleanza si confermano nella Nuova Alleanza, sono eterne, mentre altre diventano obsolete perché erano circostanziali, ovvero avevano validità solo in una data circostanza). In quel momento specifico della storia del popolo di Dio, quindi, non conveniva l’esistenza delle immagini, perché il popolo confondeva tra la fede nel vero Dio e la fede in divinità create dall’immaginazione umana. Era una realtà culturale sfavorevole all’utilizzo delle immagini.

Ma se Dio, in un determinato momento della Storia della Salvezza, ha considerato che l’immagine religiosa fosse positiva e conveniente per il popolo, non potrebbe, in un altro momento della Storia della Salvezza, considerare che questo strumento dovrebbe essere usato di nuovo per il bene delle anime?

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La risposta è SÌ! Perché è questo che è avvenuto, gradualmente, nella vita della Chiesa delle origini.

Le immagini di santi nella Chiesa primitiva

Le numerose immagini di personaggi biblici nelle catacombe mostrano che la comunità cristiana non prendeva più alla lettera il divieto esposto nell’Esodo di non fabbricare immagini. A quegli affreschi (molti dei quali risalenti al II e al III secolo) veniva reso un culto come accade oggi da parte dei cattolici? Non lo sappiamo, ma la loro esistenza mostra che l’interpretazione sulla questione della fabbricazione delle immagini stava cambiando nella Chiesa.

Nel Nuovo Testamento resta la condanna eterna dell’idolatria. Cosa significa? Che il cristiano non può partecipare al culto di altre religioni, né deve confondere il Dio onnipotente con il sole, le montagne o gli animali e adorare quelle cose come se fossero Dio. Per questo San Paolo dice:

“Hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen” (Rom 1, 23-25)

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Fino al IV secolo, il cristianesimo era proibito nell’Impero romano. Non c’erano templi in cui si potesse sviluppare l’arte religiosa, e sarebbe stato molto rischioso tenere immagini religiose in casa.

Questo scenario cambiò radicalmente dal momento in cui l’imperatore Costantino, nell’anno 313, diede libertà di culto ai cristiani, che poterono allora erigere i loro primi templi, in cui si iniziò a sviluppare l’arte religiosa, anche attraverso sculture.

Il papa, con il potere delle chiavi che Gesù ha consegato a Pietro, ha legato le immagini dei santi ai cieli, affermando la loro utilità per l’edificazione delle anime. Facendo questo, non ha contrariato la verità rivelata dalla Bibbia (non può farlo!), ma ha dato alla questione la sua corretta interpretazione.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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