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Il Dalai Lama a Milano incontra Sala e Scola, protesta cinese: “Impatto negativo sui rapporti””

Vatican Insider - pubblicato il 20/10/16

Il Dalai Lama è arrivato all’Arcivescovado di Milano dove è stato accolto dal Cardinale Angelo Scola, cui ha fatto dono di una sciarpa bianca. La massima autorità spirituale buddista è atterrata questa mattina all’aeroporto di Linate, dove ha avuto – come confermato dal suo entourage – un breve incontro riservato con il sindaco, Giuseppe Sala. All’arcivescovado è stato accolto da monsignor Bressan e da una delegazione di vescovi della Diocesi. 

«Sono molto felice di essere qui«ha detto il Dalai Lama al cardinale Angelo Scola e a chi l’ha accolto all’arcivescovado di Milano. A Scola Tenzin Gyatso ha offerto in dono la Kata, la sciarpa bianca del cerimoniale civile e religioso del buddismo tibetano, detta anche sciarpa della felicità. Accompagnato da una delegazione di monaci e scortato dalla sicurezza, il Dalai Lama al suo arrivo ha stretto calorosamente le mani del cardinale, con cui si era già visto in diverse occasioni, ma mai in Curia. 

Ma subito sono scoppiate proteste ufficiali per la sua visita da parte del ministero degli esteri cinese. «La nostra posizione è chiara: ci opponiamo con forza a ogni contatto e incontro con funzionari di altri Paesi»: così la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, sulla visita del Dalai Lama a Milano – dove riceverà la cittadinanza onoraria – e agli incontri col sindaco Giuseppe Sala e il cardinale Angelo Scola. «Speriamo – ha detto Hua in conferenza stampa – che i vari Paesi possano rispettare la posizione della Cina e ci auguriamo possano prendere iniziative tangibili a tutela della reciproca fiducia per salvaguardare le relazioni bilaterali».  

L’ambasciata cinese a Roma fa un passo in più e minaccia ripercussioni: «Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese». Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi. La Cina, con i suoi Rappresentanti Istituzionali, esprime forte rimostranza e ferma opposizione».  

La risposta del Dalai Lama è stata asciutta: «Alcuni protestano perché non sanno cosa sto promuovendo, altri sono organizzati dalle ambasciate cinesi per creare queste problematiche». Le proteste, ha detto, «sono un fatto molto normale, che avviene sempre». «Il clima in Tibet rimane estremamente cupo e repressivo, caratterizzato da controlli costanti sui tibetani ai quali sono negati molti diritti umani fondamentali», dichiara il Dalai Lama. «Lo ammettano o no, il Tibet resta una spina per la Cina che intende svolgere un ruolo importante nel mondo». Parlando di guerre ed esuli in Medio Oriente, il Dalai Lama invita a guardare «gli esempi di gente qualunque che in tutto il mondo mostra grande compassione verso le sofferenze dei profughi, coloro che li hanno salvati dal mare e quanti li hanno accolti o fornito amicizia e sostegno, come nel vostro Paese». Tuttavia, evidenzia, «se è dovere di tutti aiutarli in ogni modo possibile, accogliere i rifugiati in numero schiacciante non è una soluzione pratica. L’intera popolazione del Medio Oriente non può muoversi in massa verso l’Europa. Più importante nel lungo termine è riportare la pace nelle terre dalle quali stanno fuggendo in modo che possano poi tornare a casa». Infine, Tenzin Gyatso si dice «in disaccordo con chi parla di `terroristi islamici´. I terroristi sono terroristi e basta le cui azioni spaventose sono in contrasto con tutti gli insegnamenti religiosi e i codici del buonsenso».  

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