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La Compagnia di Gesù in “pillole”

Vatican Insider - pubblicato il 15/10/16

Che cos’è la Compagnia di Gesù?

È un ordine religioso maschile di diritto pontificio composto da religiosi, sacerdoti e no, che vengono chiamati «gesuiti». Osservano un voto speciale di totale obbedienza al Papa e si impegnano a non accettare cariche ecclesiastiche. Se qualcuno di loro viene scelto dal Pontefice come vescovo, il superiore dell’ordine è tenuto in prima battuta a resistere. Il percorso di formazione di un gesuita è più lungo rispetto a quello dei preti secolari e dei religiosi di altri istituti. Una particolare attenzione è posta nella preparazione accademica e continuano a dedicarsi in modo particolare all’educazione. 

Chi ha fondato l’ordine?

Sant’Ignazio di Loyola con alcuni compagni. La fondazione avvenne a Parigi nel 1534. Il programma di Ignazio, ex soldato che aveva deciso di mettere la compagnia agli ordini del Papa, fu approvato da Paolo III sei anni dopo la fondazione. 

La Compagnia da allora è sempre esistita?

No. L’ordine venne soppresso nel 1773 da Clemente XIV, dopo le spinte provenienti dalle grandi monarchie che consideravano i gesuiti l’esercito del Papa e li accusavano di voler sovvertire l’ordine sociale. La Compagnia fu ristabilita 41 anni dopo da Pio VII. Sopravvisse in Russia perché la zarina Caterina II non rese esecutivo il decreto papale di soppressione. 

Quanti sono i gesuiti?

Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II erano 35 mila, oggi sono 16.740. Più di un terzo è over 70. In Europa sono 5 mila, altrettanti in America Latina. In Asia sono 5.600, 1.600 in Africa. 

Perché si chiama «Papa nero»?

I membri della Compagnia di Gesù hanno come divisa la talare nera con una fascia anch’essa nera, perciò il preposito generale dei gesuiti è chiamato «Papa nero».  

Come viene eletto?

Il preposito generale è eletto con voto segreto nel corso della congregazione generale da 212 rappresentanti dei gesuiti di tutto il mondo, dopo giorni di preghiera e di «murmurationes», cioè dialoghi personali e informali a tu per tu tra i delegati (mai più di due) che si confrontano sull’identikit del candidato.  

Questo articolo è stato pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano La Stampa

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