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La “crisi cataclismatica” di cui nessuno parla in quest’anno elettorale

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Greg Kandra - pubblicato il 14/10/16

Nei dibattiti non se n’è parlato. I candidati non ne hanno fatto menzione e ora, a meno di un mese dalle elezioni, candidati e stampa parlano di sesso ed e-mail anziché di cose come queste:

Le comunità cristiane di Siria e Iraq sono nel bel mezzo di una “crisi cataclismatica”, riferisce un rapporto.

La loro stessa esistenza è in pericolo, mentre il mondo testimonia una delle più grandi minacce alla Chiesa cristiana in Medio Oriente fin dalla sua nascita oltre duemila anni fa.

I cristiani stanno affrontando una persecuzione mirata e stanno lasciando la Siria e l’Iraq in proporzioni sempre maggiori, riferisce il rapporto.

Se questo tasso di emigrazione proseguirà, nell’arco di pochi anni le comunità cristiane di questi Paesi verranno completamente devastate.

È impensabile e inaccettabile per un essere umano, e soprattutto per un cristiano, far finta di niente, afferma l’associazione caritativa Open Doors nel suo rapporto Hope For The Middle East: The impact and significance of the Christian presence in Syria and Iraq – past, present and future (Speranza per il Medio Oriente: l’impatto e il significato della presenza cristiana in Siria e Iraq – passato, presente e futuro).

Il rapporto, scritto da Open Doors in collaborazione con il Middle East Concern e la University of East London, avverte che in Siria e in Iraq si è “scatenata un’ondata di violenta persecuzione”.

Tutto questo ha come obiettivo la popolazione cristiana, altamente vulnerabile, e ha accelerato in modo drammatico la fuga dei cristiani da Iraq e Siria.

Prima del 2011, i cristiani siriani costituivano circa l’8% di una popolazione di 22 milioni di abitanti. Oggi si pensa che circa la metà abbia lasciato il Paese. Prima del 2003 in Iraq c’erano circa 1,5 milioni di cristiani – meno del 5% della popolazione. Oggi si stima che siano tra i 200.000 e i 250.000.

Si pensa che circa 8 cristiani su 10 se ne siano andati, molti senza speranza o aspettative di ritorno. Molti sono classificati come sfollati interni e hanno cercato rifugio in altre parti dell’Iraq o della Siria. Altri se ne sono andati in Paesi come Giordania, Libano e Turchia, vedendo le proprie case, proprietà e attività confiscate o distrutte.

Nonostante la crisi che i cristiani stanno affrontando, Christian Today ha riferito la scorsa settimana che solo 51 rifugiati siriani sono stati trasferiti nel Regno Unito nell’ambito dello schema governativo per il reinsediamento delle persone vulnerabili.

I cristiani, ad ogni modo, rappresentano un numero sproporzionato dei rifugiati iracheni. Nel periodo 2004-2010 c’erano più di 250.000 rifugiati iracheni registrati in Siria. Il 44% di questi era composto da cristiani.

Molti di coloro che restano vogliono fare la propria parte nel ricostruire le loro società devastate, afferma il rapporto.

Il video che riportiamo, diffuso questa settimana, racconta parte della storia attraverso i francescani in Siria. Come afferma il comunicato che lo accompagnava,

nonostante la crescente violenza in Siria, i frati francescani rifiutano di abbandonare i cristiani siriani, continuando a fornire assistenza spirituale e umanitaria e speranza tra grandi sofferenze e pericoli.

Ora un nuovo video,“Hope for Syria”, e l’hashtag #SyriaFriars stanno attirando l’attenzione sulla loro tragedia e sulla necessità di preghiere e sostegno. Diffuso su YouTube e myfranciscan.org/Syria, il video racconta la storia dei frati che servono il territorio siriano da 800 anni armati solo della fede e del loro saio marrone.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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