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Dal carcere di Saluzzo una raccolta per i terremotati

Vatican Insider - pubblicato il 13/10/16

È ancora dalle periferie della nostra società che ci è possibile toccare con mano la solidarietà e la vicinanza offerta a coloro che si trovano a vivere in situazioni di estremo bisogno. I detenuti del carcere di Saluzzo hanno, infatti, operato una raccolta di denaro per aiutare le vittime del terremoto che ha recentemente colpito il centro Italia. 515 euro raccolti dagli ospiti delle due sezioni di alta sorveglianza, che nel carcere di Saluzzo stanno scontando la loro pena. «Spesso – dichiara Giorgio Borge, delegato carceri dell’interregionale Piemonte e Valle d’Aosta della Società di San Vincenzo de’ Paoli – la solidarietà mi è stata insegnata proprio dai carcerati che, nonostante tutto, hanno attenzioni particolari verso chi è meno fortunato nella vita».

È nelle mani di Borge – da 26 anni vicino a tantissimi carcerati, ai quali dedica gran parte del suo tempo libero – che i detenuti di Saluzzo hanno consegnato la loro significativa offerta. 

In tanti altri casi – sottolinea Borge – «mi è capitato di vedere delle persone recluse che si occupano in modo ammirevole di altri detenuti economicamente in difficoltà, che non hanno nulla, magari provenienti dalla libertà e frastornati dall’impatto con il mondo della galera».

Il gesto di solidarietà operato dai detenuti di Saluzzo diventa anche un invito a considerare la difficile condizione di chi è carcerato, e che vorrebbe in qualche modo essere riconosciuto parte integrante della società, bisognoso più di amicizia e attenzione umana che di ogni altra cosa, nel tentativo di rintracciare se stesso e un ruolo ripristinante nella società. Una prospettiva, questa, che motiva gli assistenti volontari penitenziari della San Vincenzo de’ Paoli, presenti in quasi tutte le regioni italiane a sostegno dei detenuti.

L’ultima delle iniziative promosse dalla Società di San Vincenzo De Paoli – in collaborazione con il Ministero della Giustizia, con il patrocinio di Camera e Senato – è stata la nona edizione del premio «Carlo Castelli», il concorso letterario riservato ai detenuti delle carceri italiane. Un evento che ha invitato alla riflessione e al confronto oltre cento carcerati, alcuni dei quali in regime di alta sicurezza, più di 150 volontari vincenziani, la stampa e le autorità. «Non è stata soltanto la solita premiazione di un bando di concorso – ha dichiarato Antonio Gianfico, presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli – ma l’occasione per dare voce ai carcerati su un argomento tanto significativo come il perdono».

Tra i relatori del convegno «La libertà del perdono» hanno partecipato: Giovanni Bachelet, che ha perdonato l’assassino del padre Vittorio Bachelet nel 1980; Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nel 1983; Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, che ha trovato la morte nella strage di Capaci del 1992; Angelica Musy, moglie di Alberto Musy, ucciso a Torino nel 2012; Renato Balduzzi, membro laico del Csm e il giornalista Luigi Accattoli.

Le opere finaliste – dei 166 elaborati, provenienti da ottanta istituti penitenziari – sono state raccolte in un volume dal titolo: «Il cuore ha sete di perdono». A ciascuno dei tre vincitori sono stati devoluti 1.000 euro per finanziare l’acquisto di attrezzature e materiale didattico di un’aula scolastica in India; 1.000 euro per un progetto formativo e di reinserimento sociale di un giovane adulto dell’Ipm Malaspina di Palermo; 800 euro per l’adozione a distanza di una bambina del Kazakistan per 5 anni.

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