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Nuove porpore, lo sguardo di Francesco

Vatican Insider - pubblicato il 11/10/16

Nei suoi tre Concistori, due precedenti (22 febbraio 2014 e 14 febbraio 2015) e quello prossimo, il 19 novembre, le porpore cardinalizie create da Papa Francesco complessivamente saranno 56: 12 non elettori (21%) e 44 elettori (79%). Sui criteri in base ai quali il Santo Padre ha deciso la creazione di questi membri del Collegio cardinalizio non è facile delineare compiutamente un’opinione. Molti di questi criteri spesso sono ragioni o motivazioni che restano nel cuore del Papa per sempre. Ciò che si può proporre invece è una lettura esterna, da osservatore o analista, basata su considerazioni comparative dove due elementi acquisiscono rilevanza: (a) la biografia e il percorso pastorale delle persone scelte e (b) la collocazione geografica delle comunità ecclesiali di questi pastori.

Nel caso di Francesco due considerazioni molto ricorrenti da domenica dicono poco o nulla. La prima, quasi una sorta di litania, fa riferimento all’internazionalizzazione del Collegio dei cardinali come espressione visibile dell’universalità della Chiesa. È un’osservazione scontata in ogni Concistoro, in particolare dai tempi di Pio XII che creò 56 cardinali provenienti da 25 Paesi.  

Questa regola non scritta si ripeta inesorabilmente in tutti i Concistori sino ad oggi.  

Giovanni XXIII – 5 Concistori – 52 cardinali di 22 Nazioni. 

Paolo VI – 6 Concistori – 143 cardinali di 52 Nazioni. 

Giovanni Paolo II – 9 Concistori – 231 cardinali di 69 Nazioni. 

Benedetto XVI – 5 Concistori – 90 cardinali di 37 Nazioni. 

La seconda considerazione, e che non regge più di tanto, si riassume nell’espressione un po’ abusata «cardinali di periferia». Quasi sempre per periferia s’intende un concetto geografico e ciò è palesemente riduttivo. In Papa Francesco il concetto è molto più articolato e complesso e certamente non si esaurisce nella semplice dimensione geografica (i lontani … che possono essere tali pur vivendo nel cuore dei centri dominanti). Le periferie sono anche le situazioni critiche dove si dissangua l’umanità, dove ingiustizie e sfruttamenti degradano la dignità umana, dove conflitti e violenze mettono a repentaglio la pace e la convivenza, dove omertà, indifferenze e ipocrisie occultano la verità sui mali del mondo.

Nei cardinali creati da Papa Francesco, di diverso rispetto al passato ci sembra di scorgere altri componenti o profili. Eccone alcuni: 

La persona – il pastore

1) Una fortissima inclinazione per la persona e il percorso del pastore, della persona. Non è la diocesi, la sua importanza, dimensione, influenza, prestigio e potenza ciò che accattiva il Papa. Al centro della scelta sembra esserci un punto di partenza non negoziabile: l’uomo, il sacerdote, il pastore. L’abitudine che sono le diocesi che determinano per primo una sede cardinalizia sembra, per ora, tramontata. Al posto della struttura subentra preferibilmente il pastore. Qui si apre un capitolo fondamentale che tratteremo in un altro momento, e che il Papa in pratica approfondisce ogni giorno: che tipo di pastore risponde meglio alla situazione presente e futura della Chiesa (evangelizzatori e non principi). 

Collegio cardinalizio: comunione di uguali

2) Sembrerebbe che Papa Francesco per quanto riguarda le dinamiche dell’internazionalizzazione e dell’universalità, abbia scelto di tradurle in incorporazione dei piccoli e piccolissimi, visibilità per i dimenticati o marginali, pari dignità ecclesiale a prescindere di ciò le comunità deboli non hanno: potere, influenze, fama, prestigio, risorse. Il Collegio cardinalizio non come elenco geografico di «grandi» e «piccoli», bensì come comunione di uguali e di pari, insomma chiese sorelle veramente e non solo a parole. 

Cardinali: volto della Chiesa e del mondo

3) Si potrebbe anche ipotizzare un terzo profilo, da leggere come una conseguenza dei due precedenti. Un Collegio cardinalizio che sia sempre più aderente al volto planetario della Chiesa e dunque rifletta le dinamiche ecclesiali in corso e in vertiginoso movimento, crescita e decrescita, sfide e priorità, slanci e ritardi; insomma, un Collegio cardinalizio che somigli sempre di più al mondo stesso e alla sua situazione odierna. 

L’articolo su Il Sismografo

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