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Attivismo o quiete? Va’ verso te stesso

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don Fabrizio Centofanti - pubblicato il 10/10/16

Ecco la sintesi di ogni vera spiritualità cristiana

Siamo spesso divisi fra attivismo e quiete. Soprattutto i più estroversi sono portati a fare, ad agire, a volte perfino ad agitarsi nei tanti impegni che riempiono e talvolta ingolfano le nostre giornate. Nel Vangelo c’è una traccia di questo problema, personificata nella scena esemplare di Marta e Maria con Gesù, nella casa di Betania.

Quale può essere la soluzione di questo dualismo, che diventa spesso lacerazione, tensione irrisolta tra l’essere e il fare?
Il modello proposto dal Signore è quello di un movimento ritmico: una discesa nel profondo, attraverso la preghiera, un sostare davanti al volto del Cristo, l’entrare in contatto con la nostra vera identità; e poi l’uscire, l’andare verso gli altri, il realizzare la visione che abbiamo contemplato, il mettere in pratica la Parola udita nell’intimità.

È una dinamica ben rappresentata nel noto episodio della chiamata di Abramo. In genere questo passo si traduce nel senso dell’uscire dalla propria terra, per andare verso un luogo indicato dal Signore. Nella lingua originale l’espressione è diversa: lech lechà, che vuol dire: va’ verso te stesso.

Il movimento di lasciare la propria terra, il proprio Io, per andare verso Dio, è in realtà un andare verso se stessi, la propria vera identità. Ecco la soluzione del problema. Il Signore ci invita a un movimento ritmico: entrare in preghiera, in intimità con Lui, per trovare il nostro vero Io; solo allora potremo, con profitto, uscire, rivolgerci agli altri, portare loro la verità e l’amore che abbiamo incontrato nel profondo.

Lech lechà, va’ verso te stesso: ecco la sintesi di ogni vera spiritualità cristiana.

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