Questo pomeriggio, narrando ancora una volta la mia storia dolorosa e piangendo pentita, ho sentito l’urgente bisogno di venire qui davanti al tabernacolo a parlare con Gesù, a ringraziarlo per il perdono immeritato, per l’Amore che sento fin nelle ossa, nell’utero, nel cuore e nell’anima, per la certezza che mi ama.
Questa misericordia sperimentata da quando sono diventata più consapevole del terribile peccato che ho commesso mi ha dato coraggio e fiducia per scrivere e parlare alle donne, chiedendo loro di non commettere questo grave errore, del quale si pentiranno sempre.
Non sono mai stata consapevole del mio aborto fino a quando non ho compiuto 42 anni, perché ho deciso di seppellirlo, di dimenticarlo. A volte ho perfino pensato di aver immaginato di essere stata incinta e di aver abortito. Bugia!
Risvegliarmi a questa atrocità mi ha guarito il corpo, la mente e il cuore, e mi ha permesso di conoscermi e di scoprire perché sono nel mondo.
Nessuna donna dovrebbe mai abortire
La parola “abortire” è la più oscura del vocabolario. Ha un peso scomodo, disarmonizzante, di morte. Morte dell’umanità, della dignità di essere persona, dell’autostima e di tutte le speranze nei confronti della vita.
A 42 anni ho iniziato a capire perché la mia vita era andata com’è andata, perché il rapporto con il mio ragazzo è terminato, qual era il motivo delle mie depressioni e della mia rabbia, perché avevo un matrimonio senza coniugalità e perché ero emotivamente scollegata dai miei figli.
Sono queste le conseguenze dell’aborto. Chi lo avrebbe mai detto? Perché nessuno mi ha avvertita?
Ora so che Dio è Misericordia, che sono stati dodici anni di purificazione, riparazione e illuminazione sul valore e sulla sacralità della vita.