I candidati presidenziali potrebbero imparare qualcosa dal papa su come i “modelli maschilisti” hanno creato la confusione in cui ci troviamo
L’uomo “in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso”, e non può “ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé” (Gaudium et Spes, n. 24).
Chi votare l’8 novembre? In questi giorni sembra la domanda da un milione di dollari. Molti pensano che stiamo assistendo a un ciclo elettorale assurdo con due candidati inaccettabili a contendersi la presidenza. I cattolici discutono su quale scegliere, visto che nessuno dei due candidati dei partiti principali rappresenta il punto di vista cattolico.
Se la confusione abbonda, una cosa sembra chiara: entrambi i candidati condividono lo stesso problema fondamentale. Hanno gettato le loro fondamenta su quelli che San Giovanni Paolo II definiva “modelli maschilisti” – sistemi di potere basati su un prototipo disordinato di “mascolinità” che rifiuta il concetto di “ritrovarsi pienamente attraverso un dono sincero di sé” a immagine di Cristo e promuove invece il prevalere sugli altri ad ogni costo, usando, quando “necessario”, aggressione e violenza.
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