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E se riunire la famiglia per il rosario è un’impresa impossibile?

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Christin Lola/Shutterstock

Maria Garbis Davis - pubblicato il 07/10/16

Ero invidiosissima delle famiglie che sapevo recitassero il rosario insieme. Ma la mia ciurma proprio non voleva saperne

Ho smesso di recitare il rosario in famiglia. Sono una vera disertrice. Non fraintendetemi, amo il rosario e lo recito il più spesso possibile, ma quando si tratta di doverlo dire insieme alla mia famiglia… non contate su di me, almeno per il momento.

Anni fa, giovane ed inesperta, immaginavo la mia bella famigliola riunirsi per pregare a lume di candela. Era meravigliosa l’immagine di me, con un bimbo appoggiato serenamente sul grembo, seduta accanto a mio marito, mentre univamo le nostre voci a quelle dolcissime dei nostri figli; sognavo le nostre labbra muoversi in sincronia, invocando con sincerità l’intercessione della Madonna per tutti i propositi della nostra famiglia.

Eppure, nonostante i miei grandi sforzi per introdurre questa bella abitudine in famiglia, ne ho ricavato qualcosa di molto diverso. Commenti sgradevoli, pizzicotti, risatine, chi mi chiedeva acqua e spuntini e chi mi tirava i capelli, addirittura la mia bimba di tre anni mi chiedeva incessantemente di smetterla di “dire quelle cose”! Esperienze tutt’altro che tranquille, finite tutte con nervi a fior di pelle, occhiatacce, duri rimproveri e ansia. Oh, così tanta ansia.


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Dopo l’ennesimo irritante tentativo, ho iniziato a riflettere sul perché dei miei sforzi. Ero invidiosissima delle famiglie che sapevo recitassero il rosario insieme. Ma la mia ciurma proprio non voleva saperne. E non volevo che i miei figli associassero la preghiera, le meravigliose parole dell’Ave Maria e i profondi misteri del rosario ad un qualcosa di terrificante, ad una tortura (e ad una madre fuori di testa). Volevo che loro amassero la preghiera, che la considerassero una cosa spontanea e naturale. Volevo che loro arrivassero a sapere – anche senza rendersene conto – quale valido strumento sia la preghiera, per tutte le circostanze della vita: che comprendessero il suo potere di calmare, guarire, sistemare le cose, dare sollievo, portare pace e persino gioia.

Sapevo di dover riorganizzare la cosa. I miei ragazzi sono ancora piccoli. Dunque per ora mi sono concentrata sulla semplicità, sulla brevità e sulla frequenza. Ho iniziato a introdurre la preghiera in diversi momenti della nostra giornata, e con mia gran sorpresa i bambini hanno risposto positivamente. Portando avanti questa abitudine, sono stati in grado persino di iniziare una preghiera in modo estemporaneo, o di ricordarmi che era giunta l’ora della preghiera.

Prima di scuola, iniziando le nostre fitte giornate, diciamo semplicemente queste parole: “Caro Dio, dono a Te questa giornata. Ogni cosa che penso, faccio e dico”. E poi recitiamo un Ave Maria.

Quando ascoltiamo una sirena, recitiamo un Ave Maria per dare conforto a chi è nel bisogno e ai paramedici e pompieri mandati per soccorrerlo.

Quando smarriamo qualcosa, il che capita abbastanza frequentemente, supplichiamo Sant’Antonio con il classico ritornello cantilenante: “St. Anthony, St. Anthony, please come around. Something is lost and can’t be found” (Sant’Antonio, Sant’Antonio, ti preghiamo, vieni qui. Abbiamo perso qualcosa e non riusciamo a trovarlo, ndt). Poi chiediamo a Grammy, che è in cielo, di aiutarci a trovare l’oggetto perduto. Dato che nella maggior parte dei casi non trovavamo le cose per colpa sua, i miei bambini sono certi della sua compassione verso la loro frustrazione, e della sua intercessione per conto loro (devo dire che, a parte il mio iPad, non ne ha sbagliata una).


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Prima di iniziare un viaggio, che non sia una semplice e rapida commissione, preghiamo Nostra Signora dell’Autostrada e chiediamo agli angeli di mettersi accanto a ciascuna ruota della nostra macchina.

Di notte, quando il giorno è giunto al termine, recitiamo la preghiera dell’angelo custode, seguita da questa variazione aggiunta per combattere la paura degli incubi: “Caro angelo custode, ti prego avvolgimi con le tue ali affinché non possa avere alcun brutto sogno. Gesù, Maria e Giuseppe, vi prego sorvegliate su di me mentre dormo, affinché io possa avere una notta serena e un domani felice”.

Sebbene io miri ancora all’idea della famiglia che si riunisce per recitare il rosario, sono soddisfatta della situazione di adesso, raggiunta dopo aver apportato qualche modifica a causa dei piccoli e vivaci bimbi. Dovevo semplicemente espandere il mio punto di vista e non ridurre al solo rosario il saggio detto “Quando la famiglia prega insieme, rimane insieme”. Il sogno non è ancora del tutto tramontato. Ma per ora, per la mia famiglia, la preghiera a lume di candela dovrà aspettare ancora qualche anno.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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