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Vi irritate per le chiacchiere prima della Messa? Forse non dovreste

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Bill Kassel - pubblicato il 07/10/16

È un momento di connessione che riflette un senso di comunità cristiana

Mia moglie ed io siamo arrivati in chiesa circa 25 minuti prima dell’inizio della Messa. Il sacerdote stava uscendo dal confessionale per accogliere alcune persone arrivate in anticipo.

Ci ha riconosciuti, ci è venuto incontro e si è seduto per ringraziare Kathy per il suo aiuto in un progetto. Poi abbiamo iniziato a chiacchierare: della recente malattia di suo padre, della festa parrocchiale imminente e così via.

Intorno a noi si svolgevano altre conversazioni, e man mano che arrivavano altre persone si aggiungevano scambi di battute e opinioni. Si stava scatenando un piccolo putiferio, quel mormorio che spesso precede i servizi ecclesiali (di qualsiasi denominazione).

Questo baccano che precede la Messa è un argomento frequente nei blog o nei post di Facebook cattolici, e ne capisco il motivo. Il rumore si intromette nelle preghiere attraverso le quali alcune persone si preparano alla solennità dell’adorazione.

I sacerdoti spesso lamentano questi episodi e cercano di smorzare la confusione. In una chiesa che frequentavamo il pastore ha rimproverato in modo deciso (e non molto caritatevole) alcune donne che parlavano.

Si dice spesso che il momento prima della Messa non è un’occasione sociale. Le conversazioni casuali sono da riservare a dopo la Messa, preferibilmente nel parcheggio.

Se riconosco l’irritazione che provoca e apprezzo la preoccupazione per quella che può sembrare una mancanza di rispetto per il luogo sacro – o perfino per l’Eucaristia –, c’è un altro modo di considerare questo chiacchierio che precede la Messa. I saluti e le risate possono sicuramente raggiungere livelli inappropriati, ma credo comunque che questa condivisione umana sia importante.

È il momento in cui si incrociano persone che si vedono poche altre volte durante la settimana (o non si vedono affatto), e anche quando l’interazione consiste solo in un “Come va?” ci si impegna in un momento di collegamento che riflette un senso di comunità cristiana.

L’elemento più importante su questo contatto casuale è che si verifica in chiesa, luogo di identità religiosa. Non si stanno incontrando solo dei vicini, ma dei parrocchiani, le persone con cui si condivide un impegno comune nei confronti di una comune tradizione di fede.

Il fatto che tutti siano presenti a Messa – e vedano la propria presenza riconosciuta in modo visibile, sociale – esprime sostegno e incoraggiamento reciproco. Ci si sta dicendo l’un l’altro: “Sono felice di vederti… qui”.

Non è una cosa da poco in un’epoca in cui la fede viene scoraggiata dalla maggior parte delle istituzioni della società e il cattolicesimo subisce attacchi implacabili.

Ma questa interazione vitale non potrebbe aver luogo dopo la Messa?

No. Dopo la Messa tutti devono andare da qualche parte. In genere mia moglie ed io assistiamo alla Messa vespertina del sabato, e quindi dopo ci concentriamo sulla cena.

Esorto le persone coinvolte nelle chiacchiere pre-Messa a tener conto di quelle che trascorrono quei momenti in preparazione spirituale. Sono anche loro parrocchiani, e le loro intenzioni meritano rispetto. Un po’ meno chiacchiere aiuterebbero molto a eliminare le frizioni che si possono verificare nelle parrocchie, e contribuirebbero a sfatare la sfortunata (ed erronea) impressione di prendere poco seriamente la Presenza Eucaristica.

Ma esorto anche le persone inclini alla meditazione ad essere un po’ più tolleranti. Permettetemi un’analogia…

In un’altra parrocchia della nostra zona si colloca su ogni banco un foglio stampato in cui si affronta una fonte di distrazione simile: i bambini rumorosi. La nota indica che per quanto possano essere fonte di disturbo sono sempre bambini, e vogliamo che vengano in chiesa, di modo che l’abitudine di una frequentazione regolare si impianti saldamente (ovviamente i genitori devono sforzarsi di mantenere il controllo).

Penso che questo piccolo messaggio sui banchi esprima un approccio molto saggo, e vorrei vedere un’accettazione simile nei confronti degli scambi precedenti alla Messa che ho descritto. Sarebbe anche meglio se chi è disturbato dalle chiacchiere vi si unisse, almeno una volta tanto.

Non vi preoccupate. Una volta che il sacerdote entra e la Messa comincia la gente prende posto. Nel frattempo, sta accadendo qualcosa di molto importante, anche se non sembrerebbe.

I nostri fratelli e le nostre sorelle protestanti la chiamerebbero fratellanza. Se preferite, potete considerarla come una sorta di Comunione non liturgica.

È un’idea molto cattolica.

E conta.

—-
Bill Kassel è scrittore, musicista e produttore di media e vive in Michigan (Stati Uniti). I suoi saggi e i suoi interventi si possono trovare sul suo blog, The Guy in the Next Pew (billkassel.com). Il suo ultimo romanzo, My Brother’s Keeper, è stato diffuso di recente come eBook.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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