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La vita di clausura va in scena. Una prigione? Per niente!

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 06/10/16

"Libere Clausure" al Teatro dell'Angelo di Roma racconta la storia di tre personaggi che si incrociano in un convento benedettino. E ci saranno grosse sorprese...

È una storia di ricerca, attese e speranza, un percorso esperienziale che spinge il pubblico a mettersi in gioco. Al centro di questa storia ci sono una suora di clausura, una novizia e una spregiudicata immobiliarista. Tre donne coraggiose, ironiche e inquiete…

Libere Clausure“, è l’atteso spettacolo di Marina Pizzi, in scena al Teatro dell’Angelo di Roma dal 5 al 16 Ottobre (Città Nuova, 26 settembre).

LA TRAMA

In un antico monastero benedettino, dove lo scorrere del tempo è scandito dalla preghiera e dal lavoro paziente delle monache, due visioni della vita si scontrano: il cinismo della nostra epoca e la spiritualità e la sua inconsapevole ricerca. Due “clausure” così distanti che si sfiorano e inevitabilmente s’intrecciano.

L’INCONTRO-SCONTRO

In quattro quadri e un epilogo si snodano la storia di Irma, intrigante immobiliarista senza scrupoli, e di Madre Paola, coraggiosa e combattiva badessa di un convento in rovina. Per trovare una soluzione concreta per il bene della sua comunità, la religiosa accetta di incontrare Irma e valutare le sue “vantaggiose” proposte, ma la storia si complica perché i disegni dell’affarista sono ben diversi dalle attese di Madre Paola. Una giovane novizia, Benedetta, è testimone partecipe e inquieta dello snodarsi della vicenda. Fra colpi di scena e momenti di grande intensità ci si chiede: “Ma dov’è la libertà?” (Roma Today 29 settembre).

NEL CUORE DEI CONVENTI

L’autrice racconta a Radio Vaticana (5 ottobre) il retroscena di come sia nato lo spettacolo. «Nasce dal viaggio che ho fatto grazie a Tv2000 (di cui è stata autrice ndr) attraverso clausure di tutta Italia, programma televisivo che poi è andato in onda e che sta ancora andando in onda, “I passi del silenzio”. In questo incontro ho avuto come persona delle forti emozioni che si sono depositate nel mio cuore e poi pian piano mi hanno ritrasmesso qualcosa che è diventata questa drammaturgia che ho scritto che è “Libere Clausure”».

“IL VERO DONARSI”

Pizzi confessa ad Aleteia che mai avrebbe pensato di scrivere una rappresentazione teatrale del genere. «Oggi nei conventi di clausura trovi ancora la vera gratuità, la disponibilità verso tutto e tutti, al di là dell’essere o meno credente. C’è una disponibilità a darsi, una capacità all’ascolto, a fermarsi che ci manifestano suore, monache, monaci. E grazie a loro si riesce a riscoprire qualcosa che pensavamo di aver abbandonato».

“E’ TUTT’ALTRO CHE UNA PRIGIONE”

La vita contemplativa, prosegue l’autrice, «è veramente una sorpresa, è sorprendente, perché noi ci muoviamo frenetici, ci spostiamo continuamente, e invece la vita contemplativa spinge le persone a sostare, a stare»

Tutt’altro che una prigione come magari può’ apparire dall’esterno. «In realtà, questo sostare, questa scelta così forte, importante, ci apre a una libertà completamente diversa. E’ una libertà assoluta, sia fisica che legata all’anima, alla spiritualità.

FORTE E IMPEGNATA

E’ così che sono nate le tre protagoniste di questa incredibile storia. «Madre Paola è una donna forte, importante, una donna che ha molto combattuto prima dell’essere monaca e badessa, quindi può dare sia un messaggio di forza, di coraggio che anche poi come manager, anche racconta come poi noi donne riusciamo a gestire con la nostra delicatezza, col nostro garbo, anche la realtà».

UNA SENSO ALLA PROPRIA VITA

La giovane novizia è invece sveglia, dinamica, di larghe vedute. «Benedetta è una giovane rivoluzionaria a modo suo, quindi non segue schemi, non segue mode, ma si interroga e vuole vivere sul serio la sua esistenza. Quindi ha bisogno di una guida ma poi la scelta è tutta sua».

CINICA E SPIETATA

L’immobiliarista è lo stereotipo del cinismo a tutti i costi. «Irma è una donna aggressiva, anche lei una donna di oggi e lei vuole appropriarsi di questo convento. Dobbiamo considerare che i conventi, al di là del valore fortemente spirituale, hanno anche un valore simbolico per tutta la società non solo dal punto di vista cattolico, per i credenti, ma anche per tutti noi perché ci sono le radici della nostra storia, del nostro essere. Quindi c’è il bisogno di proteggere queste realtà, questi beni da tutto e da tutti e da tutte le “Irme” che ci circondano».

IN LINEA CON IL PAPA

Nell’anno che Papa Francesco ha inteso dedicare alla Divina Misericordia, la scelta del tema della clausura, evidenzia Pizzi, «sembra particolarmente opportuna… Il Giubileo della Misericordia è dentro i conventi, perché è un invito all’amore, all’accoglienza libera, libera dal giudizio verso il prossimo. Quindi nei monasteri, lontano dal chiasso, il silenzio, si respira questa accoglienza di libertà».

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