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Il Papa tra i terremotati: “Sono venuto solo adesso. Prima non volevo dare fastidio”

Vatican Insider - pubblicato il 05/10/16

Tra i primi ad accorgersi di lui c’è un bimbo che avrà a malapena cinque anni. «Guarda, mamma, c’è un uomo vestito di bianco». Lei sorride: «È il Papa». Francesco si presenta così, all’improvviso. Atteso eppure inaspettato. Ha scelto il giorno in cui si festeggia il santo dei poveri e degli ultimi da cui ha preso il nome per fare visita alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto. «Vi sono vicino e prego per voi, non sono venuto prima per non dare fastidio», saluta scendendo dalla Golf blu senza scorta che lo ha portato fino ad Amatrice.  

Il suo viaggio inizia da qui. Dalla scuola Capranica, in mezzo ai bambini, le prime vittime del sisma che ha segnato per sempre le loro vite. Bergoglio ha una carezza per tutti in un giorno come tanti che il Santo Padre ha saputo rendere speciale. Concedendosi agli abbracci, alle grida di gioia, persino alle tante richieste di selfie. Tra i più piccoli qualcuno è intimorito e si rifugia tra le braccia della maestra. Ma quando Francesco varca la soglia di una delle aule della scuola dell’infanzia, è proprio la spontaneità di un bimbo a rompere definitivamente il ghiaccio. «Auguri Papa, oggi è San Francesco, la tua festa», lo accoglie tirandolo per la tonaca. E lui, l’uomo vestito di bianco, ringrazia. Prima di ricevere, uno ad uno, i circa duecento allievi dalla scuola «colorata», dalla materna al liceo. «È stata una sorpresa, non immaginavamo che sarebbe venuto oggi. Alcuni studenti del liceo si sono commossi e devo ammettere che io stessa non sono riuscita a trattenere le lacrime», confessa la preside Maria Rita Pitoni.  

I bambini della materna gli regalano un modellino della scuola con il Papa al centro. Quelli della primaria un album con i loro disegni. E Bergoglio ricambia donando un rosario a ciascuno di loro e una parola di conforto a insegnanti e genitori. «Vi sarò sempre vicino con la preghiera», promette commosso il Santo Padre dopo aver recitato insieme l’Ave Maria. Ora c’è la zona rossa ad attenderlo. Lontano da taccuini e obiettivi, Bergoglio si incammina tra le macerie del centro storico di Amatrice accompagnato solo dai suoi angeli custodi, i Vigili del Fuoco. «Peccato non averlo potuto abbracciare», si rammarica un’anziana ancora ospite delle tendopoli. «Ma il solo fatto che sia venuto è stato un gesto che per noi significa molto», la riprende una vicina del campo. Il Papa è già andato via. Destinazione Borbona, per pranzare con gli anziani del San Raffaele. Il tempo di un piatto di riso, poi di nuovo in marcia, direzione Accumoli. 

Per continuare «la visita dei gesti e dell’incontro fisico con la gente», come la definisce il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, che ha accompagnato il Pontefice nel suo viaggio. Qui, nell’ultimo comune del Lazio al confine con le Marche, dove le ferite del terremoto sono ancora vive, la Golf del Pontefice entra spedita nella zona rossa dribblando fotografi e cronisti. Ma non si nega agli sfollati che, anzi, incontra uno ad uno. Anna D’Adamo vive in una roulotte dal giorno del terremoto. «Prego per te e per voi tutti», la rincuora il Pontefice. «Mi ha trasmesso un grande senso di pace interiore in questo momento di grande difficoltà», gli risponde lei. Poi Bergoglio concede una carezza ai piccoli Anastasia e Nicolas. «Noi siamo in albergo, a San Benedetto del Tronto, ci siamo precipitati qui appena saputo che il Papa sarebbe venuto», racconta la madre dei due bimbi, Francesca Mattioli.  

«Santità, le regalo questa felpa bianca con la scritta Accumoli che sono riuscita a salvare dalle macerie del mio negozio», gli si rivolge emozionata Alessandra Salpini, che ha perso la sua attività nel centro di Amatrice. «Ti ringrazio tanto», le risponde Bergoglio. «Credo che la sua visita sia il segno della nostra rinascita», aggiunge la rappresentante dei commercianti. «È così», la rincuora il Papa abbracciandola. «Poteva venire in elicottero, invece ha deciso di viaggiare in macchina, sulle strade che noi tutti percorriamo ogni giorno», osserva Alessandra. «È come se avesse voluto rendersi partecipe della nostra condizione». E di sicuro Francesco sembra esserci riuscito. 

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