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Cosa faceva Gesù con chi conduceva una vita sbagliata?

Cosa significa “Signore, pietà”?

@DR

padre Carlos Padilla - pubblicato il 04/10/16

Il suo modo di vivere suona vero a qualsiasi uomo, credente o no

Gesù mangia con i peccatori e dà un’opportunità a quanti pensavano di non avere più alcuna possibilità con Dio: “In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ‘Costui accoglie i peccatori e mangia con loro’”.

Mi emoziona leggere questo passo, e leggendolo penso che valga la pena seguire e donare la vita per una persona del genere. Leggendo questo, il mio cuore arde e ripeto il mio “Sì” a Gesù, alla mia vocazione, a stare con Lui, a cercare di conformare la mia vita in base a questo stile. Voglio vivere secondo il suo cuore.

Il suo modo di vivere suona vero a qualsiasi uomo, credente o meno. Quello che ascoltiamo in questo passo era una cosa che succedeva normalmente, non un fatto isolato. A Gesù si avvicinano pubblicani e peccatori, ed Egli li accoglie e mangia con loro. Li accoglie nella sua vita, al suo fianco.

E non è solo questo, perché si lascia anche accogliere da loro. Condivide la loro vita per com’è in quel momento. Condivide la tavola con loro. Non ci sono pregiudizi né barriere. Colui che è puro mangia con gli impuri. È la critica principale che gli rivolgono farisei e scribi. Quelli che si suppone che non pecchino.

Condannano, sono puri. Condannano il fatto che i peccatori si siedano alla sua tavola. Condannano che Gesù entri nelle loro case. Senza porre condizioni. Senza chiedere loro che prima si convertano o almeno facciano una dichiarazione di buone intenzioni. Non esige un cambio di atteggiamento.

Leggevo giorni fa: “Il popolo ebraico credeva nel perdono di tutti i peccati, inclusi l’omicidio e l’apostasia. Dio sa perdonare chi si pente. Era però necessario seguire un cammino. In primo luogo, il peccatore doveva manifestare il proprio pentimento mediante i sacrifici appropriati nel tempio; doveva abbandonare la sua vita lontana dall’Alleanza e tornare al compimento della legge; infine, i danni e le offese al prossimo esigevano la dovuta restituzione o riparazione. Se Gesù avesse accolto alla sua tavola i peccatori per predicare loro il ritorno alla Legge, ottenendo che pubblicani e prostitute abbandonassero la loro vita di peccato, nessuno si sarebbe scandalizzato. Al contrario, lo avrebbero ammirato e applaudito” [1].

Ma Gesù non ha agito così. Gesù condivide la sua vita con qualsiasi uomo gli si avvicini. E sembra che i peccatori pubblici, emarginati e condannati dalla società, fossero i suoi prediletti.

Dio, che è tutto purezza e perfezione, si lascia toccare e amare dai peccatori che lo cercano. Si è seduto alla loro stessa tavola.

Commenta papa Francesco: “La misericordia, ancora una volta, viene rivelata come dimensione fondamentale della missione di Gesù. Essa è una vera sfida dinanzi ai suoi interlocutori che si fermavano al rispetto formale della legge. Gesù, invece, va oltre la legge; la sua condivisione con quelli che la legge considerava peccatori fa comprendere fin dove arriva la sua misericordia”.

Condivide con gli impuri senza rendersi impuro. Vorrei essere così. Non mettere etichette. Vorrei che non mi importasse se me le mettono addosso. Non porre barriere, non creare distanze, non temere di diventare impuro.

Vorrei condividere la mia vita e il mio cammino con qualsiasi uomo, senza incasellarlo per la sua morale, la sua religione, il suo modo di vivere. Non voglio servire solo quelli che servono, amare solo chi mi ama, dare solo a chi mi dà.

Guardo Gesù e continuo a sorprendermi di quanto sia grande il suo cuore. In esso entrano tutti. Mi ha sempre colpito. Ha semplicemente amato i peccatori. Ha mangiato con i pubblicani e le prostitute. Si è soffermato con coloro che erano fuori dalla legge senza far sì che vi tornassero immediatamente.

Il suo atteggiamento mi inquieta. A volte mi impegno a voler convertire tutti coloro che non agiscono in base alla legge. Voglio tutto subito. Un cambiamento assoluto.

Quell’abbraccio del padre al figliol prodigo mi sembra eccessivo. Non c’è castigo, né richiesta. E penso che ricadrà negli stessi errori. Si lascerà nuovamente trascinare dalla tentazione di fuggire lontano dal padre. Mi costa credere alla vera conversione del cuore.

Ma nel profondo dell’anima so che solo l’amore incondizionato guarisce il più profondo del mio cuore. Lo so, l’ho sperimentato e sognato tante volte.

I pubblicani, le prostitute, i pubblici peccatori che non hanno accesso a Dio secondo la legge ricevono Dio in casa propria senza far nulla per meritarlo.

Questo è amore incondizionato. E quell’amore li ha cambiati per sempre, e sono stati sicuramente tra i discepoli più fedeli. Avevano conosciuto davvero la profondità di Gesù.

Maria Maddalena. Zaccheo. Matteo. E molti altri. Colui al quale è stato perdonato molto ha molto amato. I farisei e gli scribi giudicano da lontano, non si avvicinano. Gettano il sospetto su Gesù. Se fosse un uomo di Dio, un profeta, non si mescolerebbe agli impuri. Restano distanti. Costruiscono un muro e non si lasciano amare né guardare da Gesù.

Vorrei chiedermi oggi se sono di quelli che giudicano da lontano come quegli scribi e farisei. Se vivo lontano da coloro che ritengo impuri, o diversi da me nel modo di pensare o di vivere, chiuso nella mia comodità, protetto e custodito.

O se sono di quelli che si siedono alla tavola di chi pecca mettendo da parte pregiudizi e paure. Come faceva Gesù. Egli accoglie e si lascia accogliere da chiunque. In cambio di nulla. Senza contropartita. Senza pretese. Guarda solo l’altro fino in fondo. Lo comprende. Si siede alla sua tavola pubblicamente per dargli la dignità che merita qualsiasi persona.

[1] José Antonio Pagola, Jesús, aproximación histórica

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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