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“La forza del silenzio”: Il cardinale Sarah contro la dittatura del rumore

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Miguel Cuartero Samperi - Aleteia - pubblicato il 01/10/16
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Dopo lo straordinario successo del libro-intervista Dieu ou Rien (“Dio o niente”) il cardinale guineano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, torna in libreria con un nuovo saggio intitolato La force du silence. Contre la dictature du bruit (“La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore”), pubblicato a Parigi dall’editore Fayard.

Il primo libro del cardinale Sarah Dieu ou rien (“Dio o niente”, Cantagalli 2015), è stato pubblicato nel febbraio del 2015 diventando inaspettatamente un best seller internazionale: 350 mila copie vendute, tradotto in 14 lingue, il libro ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi. Ad intervistare il cardinale è stato il giornalista francese Nicolas Diat, autore di una biografia di Benedetto XVI intitolata “L’homme qui ne voulait pas être pape. Histoire secrète d’un regne” (Albin Michel 2014).

Nato in Guinea nel 1945, Robert Sarah è stato ordinato sacerdote nel 1969 e nominato vescovo nel 1979 (a 34 anni, fu all’epoca il più giovane vescovo del mondo). Giovanni Paolo II (che lo soprannominò “il vescovo bambino”) lo convocò in Vaticano nel 2001 dove è stato collaboratore di fiducia di tre papi: oltre che del papa polacco, anche di Benedetto XVI e oggi di Francesco che lo ha posto a capo della Congregazione per la Sacra Liturgia.

La forza del silenzio è destinato a diventare non solo un best seller, un nuovo “caso editoriale”, ma anche un classico della spiritualità contemporanea. Il saggio (375 pagine nell’edizione francese) è il frutto di nuove conversazioni tra il cardinale africano e il giornalista francese ed è suddiviso in cinque grandi capitoli; le risposte del cardinale Sarah sono numerate in modo da offrire al lettore 365 “pensieri” da leggere e meditare anche separatamente dal contesto dell’intervista.

Parlare del silenzio in un mondo dominato dal chiasso e dal frastuono è una vera sfida, una follia, perché “le potenze mondane che cercano di plasmare l’uomo moderno escludono metodologicamente il silenzio”. Indagare sul silenzio vuol dire avvicinarsi inevitabilmente al mistero di Dio e alla sua presenza silenziosa nella storia. Consapevole di questo, nella postfazione, il cardinale afferma con sincerità: “Devo umilmente riconoscere che ho balbettato di fronte a un così grande mistero. Chi potrebbe parlare del silenzio, e soprattutto di Dio, in una forma adeguata?“. Pertanto, continua il cardinale, “possiamo tentare di parlare di Dio, solo a partire dalla nostra propria esperienza di silenzio. Perché Dio è avvolto nel silenzio e si rivela nel silenzio interiore del nostro cuore“.

E’ in questa prospettiva che, rispondendo alle domande di Nicholas Diat, Robert Sarah indica nel silenzio e nella solitudine – interiore ed esteriore – una via privilegiata per accedere alle grazie divine e all’amicizia con Dio. In un mondo governato dal rumore e dal caos “è necessario uscire dal tumulto interiore per trovare Dio” perché “la voce di Dio è silenziosa” così come la sua presenza nel mondo. Molte le citazioni bibliche e dei Padri della Chiesa come anche i riferimenti ai classici e ai maestri della spiritualità occidentale ed orientale, dall’Imitazione di Cristo ai mistici come Giovanni della Croce, Teresa di Gesù e Teresa di Lisieux ma anche père  Jérôme, père Marie-Eugène, Teresa di Calcutta e Thomas Merton, per citarne alcuni.

Si tratta di una riflessione profonda e argomentata su un tema tanto lontano dalla sensibilità del mondo contemporaneo quanto urgente. L’uomo ha smarrito il senso del silenzio, non solo nell’ambito religioso ma anche in quello sociale! Il silenzio non ha più diritto di cittadinanza nella società perché “la post-modernità opera un’aggressione permanente contro il silenzio divino”. Anche “nelle stesse scuole è sparito il silenzio. E come poter studiare in mezzo al rumore? Come poter leggere in mezzo al rumore?”. Chi può aiutare l’uomo a tacere mentre “il suo cellulare squilla in continuazione e le sue dita sono sempre occupate ad inviare messaggi?”

Lo scopo del libro – afferma il cardinale – è “mostrare che il silenzio è uno dei mezzi principali che ci permettono di entrare nello spirito della preghiera. Il silenzio ci dispone a stabilire relazioni vitali e continue con Dio”. Un luogo teologico privilegiato dunque, il luogo di incontro tra l’anima e Dio perché: “Il primo linguaggio di Dio è il silenzio”. Preghiera e silenzio sono dunque due realtà inseparabili tant’è – afferma con ironia il cardinale – “è difficile trovare una persona pia che, allo stesso tempo, parli molto” mentre “chi possiede lo spirito di preghiera ama il silenzio”, è per questo che “tutti i santi hanno amato ardentemente il silenzio” mentre “molti peccati sono dovuti alle chiacchiere” e “molte anime si perderanno nel giudizio finale perché non hanno tenuto a bada la loro lingua”.

Si tratta di un tema affrontato recentemente da papa Francesco nella Costituzione Apostolica Vultum Dei Quaerere sulla vita monastica femminile: Il silenzio è vuoto di sé stessi per fare spazio all’accoglienza; nel rumore interiore non si può ricevere niente e nessuno. La vostra vita integralmente contemplativa richiede «tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare» Dio e il grido dell’umanità“.

Il libro è dedicato a papa Benedetto XVI “grande amico di Dio e maestro di silenzio e di preghiera”, al cardinale Tchidimbo che fu vescovo di Conakry (Guinea) e vittima di una “sanguinosa dittatura” e infine a “tutti i monaci certosini sconosciuti che cercano Dio da più di mille anni”.

E proprio a questi monaci, uomini che hanno scelto di abbracciare una vita solitaria e silenziosa per mettersi all’ascolto di Dio, che è dedicata l’apertura e la chiusura di questo percorso letterario e spirituale sul silenzio.

Tutto parte infatti un incontro: l’incontro – avvenuto nel 2014 nell’abbazia di Lagrasse – tra il cardinale Sarah e frère Vincent-Marie un giovane monaco costretto all’immobilità da una terribile malattia, la sclerosi a placche. Quella tra il cardinale e il monaco (incapace di parlare) fu “un’amicizia nata nel silenzio, cresciuta nel silenzio, che continua ad esistere nel silenzio”. Il 10 aprile 2016, dopo un lungo calvario di dolore e preghiera, il monaco rese l’anima a Dio. Il libro “La forza del silenzio – afferma Diat – non sarebbe mai esistito senza frère Vincent”.

Senza l’incontro e l’amicizia con frère Vincent non sarebbe stato possibile neanche un’altro incontro, col quale si chiude il libro. Il quinto capitolo, intitolato “Come un grido nel deserto”, è riservato a una preziosa conversazione con Dom Dysmas de Lassus, priore generale dell’ordine dei Certosini. Eletto nel novembre del 2014 come 74º successore di San Bruno, dom Dysmas è entrato a vent’anni nella Grande Chartreuse (casa madre dell’ordine, fondata nel 1084 da san Bruno sulle Alpi francesi) e da quella certosa non è mai più uscito.  E’ proprio in questo luogo benedetto da Dio che nel 2005 Philip Gröning ha girato il film “Il grande silenzio“.

E’ qui, nella quiete della certosa più importante e solenne del mondo, che si chiude questo eloquente elogio del silenzio. Un libro che ci interroga sulla nostra vita spirituale e sulla nostra incapacità di fare silenzio attorno e dentro di noi, per ascoltare la voce di Dio che vuole parlare al nostro cuore nel silenzio della nostra coscienza.