Smetterò di lottare e inizierò ad adagiarmi?
Da bambina amavo Anna dai Capelli Rossi, i concerti di violino e scrivere storie sulle fate. Poi sono diventata un’atea punk rocker e in seguito un’attivista per i diritti umani vegana. Dopo l’università sono stata un’insegnante nelle scuole dei quartieri poveri e poi un’umile lavoratrice in una fattoria. Poi, miracolosamente, ho creduto in Dio, sono diventata cattolica, credente in Gesù, e dopo questo – cosa scioccante sia per me che per chiunque conoscessi – suora.
Ora, quando cammino per strada vestita da religiosa, alcune persone vedono in me la Chiesa istituzionale, altri qualcuno ai margini della società, altri ancora un’eccentrica, altri vedono amore. Sono un po’ tutte queste cose. In qualche modo il mix del mio passato e del mio presente non si è mescolato nel marrone fangoso che caratterizza spesso il miscuglio dei colori. I colori si uniscono, si toccano e resistono tutti allo stesso tempo. Ma è tutto bellissimo.
A volte mi chiedo se appartengo al posto in cui mi trovo, a un abito, alla “gente giusta” della Chiesa.
Diventerò un fariseo fuorviato?
In quali modi sono già un fariseo?
Smetterò di lottare e inizierò ad adagiarmi, cercando comfort, riconoscimento, routine, comodità e piacere?
Mi adatterò al comportamento di chi mi circonda o al comportamento di Cristo?
Dopo tutto quello a cui ho rinunciato in questa vita, sarò solo una religiosa mediocre?
Mi definisco “ex” atea ma non è la definizione migliore. In qualche maniera sono ancora (e spero di essere sempre) collegata a tutte le cose che sono stata. Molte persone si aspettano che parli del mio passato in modo estremamente contrito e imbarazzato, ma mi vergogno solo dei modi in cui non ho amato Dio e gli altri. Non mi vergogno della ricerca, della lotta e della messa in discussione delle cose. Non ho eliminato il mio passato come se fosse spazzatura maleodorante.