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Conserveremo la memoria personale nella vita futura?

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Jorge Luis Zarazúa - pubblicato il 27/09/16

Incontreremo i nostri cari?

Attraverso il portale di Aleteia mi è arrivata questa domanda interessante:

Padre Jorge Luis, nell’altra vita, nella vita futura, ci riconosceremo e ci racconteremo quello che ci è successo nella vita sulla terra? O perderemo totalmente la memoria del passato per essere felici della nostra nuova memoria alla presenza di Dio?

Ecco la mia risposta:

Secondo la fede della Chiesa, non perderemo la memoria del nostro passato e conserveremo integralmente la nostra identità personale, della quale la memoria è una parte essenziale.

Alcuni testi che possano aiutarci a comprenderlo sono i seguenti:

1. Conserveremo la memoria personale

a) Mt 7, 21-23

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità (Mt 7, 21-23).

Al versetto 22, in cui si parla dell’ultimo giorno, quello del Giudizio Finale, il giorno della resurrezione dei morti, si può vedere che si conserva il ricordo delle azioni compiute durante la vita terrena.

b) Lc 16, 19-31:

Un testo rilevante è anche il racconto della storia del povero Lazzaro e del ricco epulone:

“C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno” (Lc 16, 19-30).

Questo racconto presenta sia la conservazione della memoria personale che l’incontro tra persone che si sono conosciute in vita, che già sono morte ma che ora sono in relazione, non solo reciproca, ma anche con Abramo, nostro padre nella fede.

Il discorso sul giudizio finale che troviamo in Mt 25, 31-46 implica anche il ricordo delle azioni compiute, alcune che conducono alla vita eterna e altre che meritano la riprovazione eterna.

2. Ci ritroveremo con i nostri cari

Allo stesso tempo, nella Bibbia è evidente l’incontro con i propri cari nell’ultimo giorno, quello della resurrezione dei morti:

a) 2 Maccabei 7, 20-29:

“La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: ‘Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi’”. “Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche. Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di persuadere il figlio; chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua paterna: ‘Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia’”.

Degno di nota è il versetto 29, in cui la madre di questi giovani spera di reincontrarli nel giorno della misericordia, ovvero quello della resurrezione dei morti.

Cosa dice la Liturgia della Chiesa

Nella Chiesa abbiamo un assioma bellissimo che si esprime così: Lex orandi, lex credendi, o meglio Legem credendi lex statuat supplicandi, con cui si esprime una grande verità: la legge della preghiera è la legge della fede, la Chiesa crede come prega. La Liturgia è un elemento costitutivo della Tradizione santa e viva (cf. DV 8, Catechismo della Chiesa Cattolica, 1124).

Circa l’incontro con i propri cari nella vita futura, ecco cosa dice la Preghiera Eucaristica III:

Ricongiungi a te, padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi. Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.

Quando questa Preghiera Eucaristica III viene utilizzata nelle Messe funebri si può dire quanto segue, che esprime con maggior forza questo incontro:

Ricordati del nostro fratello N. (della nostra sorella N.), che (oggi) hai chiamato(a) a te da questa vita, e come per il Battesimo l’hai unito(a) alla morte di Cristo, tuo Figlio, così rendilo(a) partecipe della sua risurrezione, quando farà sorgere i morti dalla terra e trasformerà il nostro corpo mortale a immagine del suo corpo glorioso. Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere della tua gloria quando, asciugata ogni lacrima,i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.

La Preghiera Eucaristica IV segnala invece quanto segue:

Ricordati anche dei nostri fratelli che sono morti nella pace del tuo Cristo, e di tutti i defunti, dei quali tu solo hai conosciuto la fede. Padre misericordioso, concedi a noi, tuoi figli, di ottenere con la beata Maria Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e i santi, l’eredità eterna del tuo regno, dove con tutte le creature, liberate dalla corruzione del peccato e della morte, canteremo la tua gloria, in Cristo nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.

Conclusione

La fede della Chiesa, espressa nell’escatologia, il trattato teologico in cui si riflette sulle realtà ultime, ci dice che conserveremo l’identità personale, e quindi la memoria.

La riflessione teologica su vari testi biblici e l’esame della sacra Liturgia ci mantiene inoltre saldi nella convinzione che incontreremo di nuovo i nostri cari.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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vita e morte
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