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Da 50 lesbiche italiane un appello contro l’utero in affitto

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Vatican Insider - pubblicato il 27/09/16
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Le promotrici: non è un testo proibizionista ma contrario alla mercificazione di donne e bambinidi Mauro Pianta

Un appello, una presa di posizione durissima, contro la pratica dell’utero in affitto. Solo che questa volta a firmarlo non sono personalità o associazioni con un preciso orientamento religioso o di stampo conservatore, bensì 50 lesbiche italiane. Scrittrici, femministe, professioniste, insegnanti, ricercatrici: sono loro a vergare il primo documento delle donne omosessuali contro la gpa (gestazione per altri), un testo destinato a far discutere il mondo lgbt finora schierato a favore della maternità surrogata.


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«Questo – spiegano i promotori – è un testo contro i regolamenti che introdurrebbero la gestazione per altri (gpa) invocati da più parti specialmente nella sinistra. Non è un testo proibizionista, ma è contrario ai contratti e agli scambi di denaro per comprare e vendere esseri umani, che ora in Italia sono illegali perché il contratto non è valido».

«Questa presa di posizione – prosegue il testo – è necessaria, in un momento in cui l’intero movimento gay lesbico e trans sembra militare sotto le bandiere del presunto “dono” dovuto alla grande generosità femminile, e avallare così il commercio di bambini».


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L’appello chiama in causa l’«autodeterminazione delle donne e dei diritti dei neonati» e in nome di quei principi le firmatarie «rifiutano la mercificazione dei bambini», «chiedono a tutti i Paesi di mantenere la norma di elementare buon senso per cui la madre legale è colei che ha partorito, e non la firmataria di un contratto, né l’origine dell’ovocita». «chiedono a tutti i Paesi di rispettare le convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino di cui sono firmatari e di opporsi fermamente a tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata sul piano nazionale e internazionale, abolendo le (poche) leggi che l’hanno introdotta».

Sostengono l’iniziativa Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia, Gianpaolo Silvestri, fondatore di Arcigay, ex senatore dei Verdi, e alcune femministe di fama internazionale come le attiviste femministe Silvia Federici, emerita presso l’Hofsra University di New York, Ariel Salleh, scrittrice, e Barbara Katz Rothman, autrice di studi sulla maternità.

QUI IL TESTO DELL’APPELLO

 

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE