Fin dal suo primo discorso di fine anno rivolto alla curia romana, Papa Francesco non ha perso mai occasione per stigmatizzare un vizio ricorrente in ogni curia, ma anche in ogni comunità, soprattutto monastica o religiosa: le chiacchiere e la mormorazione.
E le sue parole — in discorsi ufficiali come in prediche a braccio — non temono espressioni sferzanti: ha chiesto la pratica dell’«obiezione di coscienza» di fronte alle parole vane che possono uccidere, ha condannato il «terrorismo della chiacchiera», ha messo in guardia da «mormorazioni e invidie» anche e soprattutto chi ha un ministero nella chiesa e chi vive la vita religiosa, evidenziando il «potere distruttivo» della lingua usata come arma contro i fratelli e le sorelle. Ma cosa sono le mormorazioni e la chiacchiera? Mormorazione è parola, discorso ostile che esprime riprovazione, malumore, ma che non viene detta ad alta voce e a chi la si dovrebbe dire come eventuale correzione fraterna, bensì viene sussurrata di nascosto, celata, più simile a un rumore indistinto che a una parola umana (murmur). Rodolfo Ardente (XI secolo) così la definisce: Murmuratio est oblocutio depressa minoris contra maiorem ob impositam sibi rei gravitatem.
Non si dimentichi che la mormorazione è un vizio detestabile, più volte descritto nella Bibbia. Questo atteggiamento appare nei libri in cui si attesta l’uscita dall’Egitto del popolo di Israele. Nel cammino del deserto, giunto a Mara, quando l’acqua fu accertata come amara, allora «il popolo mormorò contro Mosè» (Esodo 15,24). Subito dopo, ecco un’altra mormorazione nel deserto di Sin, contro Mosè e Aronne, le due guide dell’esodo: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine» (Esodo 16,3). Ed è lo stesso Mosè a definire queste parole come “mormorazioni” (Esodo 16,8). Poco oltre, a Refidim, «il popolo mormorò contro Mosè» (Esodo 17,3)… Anche Maria e Aronne, sorella e fratello di Mosè, mormorarono contro di lui («parlarono contro Mosè»: Numeri 12,1) e ricevettero da Dio il castigo della lebbra (cf. Numeri 12,9-10).
Mormorazioni che sono contestazioni alla guida, all’autorità, ma non rivolte direttamente al destinatario, bensì mosse di nascosto, quando è possibile dare giudizi, aumentare fatti avvenuti, manipolarli, non essendoci chi potrebbe e avrebbe il sacrosanto diritto di spiegare, difendersi o acconsentire umilmente alla critica.