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I 7 peccati capitali delle reti sociali

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MikeRenpening

Forum Libertas - pubblicato il 26/09/16

Facebook, Twitter, LinkedIn, Tinder… sono reti sociali che non servono solo a comunicare, ma anche a manifestare le debolezze umane

Vi racconto un piccolo aneddoto forse poco conosciuto. Alcuni anni fa, il fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, ha spiegato la sua teoria sul successo delle reti sociali: “Le reti sociali funzionano quando rappresentano uno dei sette peccati capitali”. E aggiungeva: “Zynga è la pigrizia. LinkedIn risponde all’avarizia, Facebook alla vanità”. Non credo che Hoffman scherzasse e basta.

Le reti sociali sono di fatto un vero specchio del nostro carattere, della nostra personalità, e soprattutto sono una rappresentazione reale dei nostri peccati e dei nostri difetti. È appropriato dire “Dimmi che rete sociale usi e ti dirò chi sei”.

Proviamo a stabilire una possibile associazione tra il profilo dell’utente delle reti sociali e ciascuno dei 7 peccati capitali. Sarà divertente riconoscersi in una o più di queste tipologie e fare un po’ di autocritica. Buona lettura!

1.- Pigrizia

Chi è il pigro nelle reti sociali? È l’utente che vegeta in modo indolente per varie ore al giorno nelle reti sociali, quasi in stato di evanescenza davanti allo schermo del computer. Questo è il suo concetto di riposo e relax. È sempre in ritardo con qualsiasi cosa, e spiega con ansia e irritazione che la giornata per lui è molto più complicata di quanto si possa immaginare.

A quale rete sociale potremmo associare la pigrizia? Sicuramente a Zynga, l’impresa che produce e gestisce videogiochi su Internet come Farmville e CityVille. Chi di noi, almeno una volta, non ha provato per curiosità uno di questi giochi che ti fanno vincere caramelle o frutta virtuale, che trasformano in credito per continuare a giocare per ore, abbandonati all’inerzia di un tablet sul divano?

2.- Gola

Il goloso nelle reti sociali è l’utente che, come un bambino davanti a un barattolo di marmellata, si lascia vincere dagli impulsi e non riesce a controllarsi. Non sa vincere il suo impulso irrefrenabile di afferrare ogni due minuti il cellulare per vedere se ci sono notifiche o aggiornamenti, per vedere fotografie o pubblicarle. Il risultato finale? Un terribile mal di stomaco, un’indigestione digitale, che è possibile curare solo attraverso una disintossicazione dalle reti sociali.

La gola è rappresentata sicuramente da Instagram, la rete sociale che permette agli utenti di fare foto, applicare filtri e condividere tutto anche in altre reti sociali. In teoria è divertente e non c’è niente di male, ma il problema è quando la situazione ci sfugge di mano per la tentazione di fare foto e pubblicarle a destra e a manca, spinti da un desiderio insaziabile di pubblicare immagini. È così che si genera il peccato della gola.

3.- Superbia

Chi è il superbo nelle reti sociali? Diciamolo chiaramente, è l’utente antipatico.


Vanitoso come nessun altro, non legge i messaggi degli altri, ma legge e rilegge solo i suoi. Valuta costantemente e con estrema attenzione la propria influenza nelle reti sociali, e in forma narcisista tiene la contabilità delle proprie interazioni virtuali, misurando l’esito delle sue pubblicazioni e dei suoi stati. Entra in estasi quando vede le proprie frasi riprese, condivise e commentate da altri come se fossero pillole di saggezza. È ossessionato dalla propria immagine, cosa che lo porta a cambiare la foto ogni 48 ore.

Qui la scelta è stata semplice: Facebook. Tra tutte le reti sociali, è senz’altro quella che stimola maggiormente la nostra superbia, solleticando il nostro ego e la nostra vanità. Anche Snapchat, la nuova rete sociale che sta spopolando tra i giovani, basata solo su foto e video, non è estranea alla possibile associazione a questo vizio capitale.

Stimoli continui a farci foto in cui siamo tutti sempre molto belli, sorridenti, in forma perfetta e come in vacanza costante. Selfie e continue strategie studiate ad hoc per avere più “Mi piace” e possibili consensi. Mostrarsi come non si è realmente è ormai diventata la norma. Il pericolo in questi casi è credere che la vita reale sia quella che leggiamo negli status e nelle cose pubblicate su Facebook, pensare che i nostri amici siano davvero felici e fortunati solo perché hanno pubblicato un album di almeno 100 fotografie dopo essere tornati dalle vacanze.

4.- Lussuria

Chi è il lussurioso nelle reti sociali? È l’utente ossessionato dal dare sempre un’occhiata ai profili e alle immagini altrui, o che cerca nuove possibilità di incontro e di relazione. La persona costantemente soggetta a un continuo e frenetico trittico “richiesta d’amicizia – mi piace – avanti”, nella speranza di approfittare e ottenere nuove relazioni sociali, consenso, ammirazione. Tra tutti, è forse la tipologia di utente più debole e un chiaro ostaggio delle reti sociali, perché è privato di una vita reale soddisfacente.

Tra tutte le reti sociali, Tinder è sicuramente la più rappresentativa della lussuria. È infatti un’applicazione con un obiettivo unico e chiaro: favorire gli appuntamenti e gli incontri con persone che sono vicine, grazie alla geolocalizzazione con il GPS. A partire dalla nostra posizione geografica, l’applicazione disegna un altro cerchio più o meno esteso, all’interno del quale vengono scelti altri utenti, in base all’età e al sesso, chei possiamo decidere di contattare o incontrare.

5.- Avarizia

Chi è l’avaro nelle reti sociali? È l’utente che, contrariamente al superbo, non condivide mai le sue informazioni. Al massimo lucra dagli altri. Ficca il naso nei profili degli altri senza farsi notare. Si mescola nella rete sociale, ma non emerge. Si mescola segretamente nella quotidianità del suo contesto, capta e registra tutto, è molto attento a commentare o interagire. Crede che agli altri manchi il senso del pudore e non comprende come si possano gettare ai quattro venti le proprie informazioni in questo modo.

Qualsiasi cosa pensi Zuckerberg, anche questo peccato può essere associato a Facebook.

6.- Invidia

L’invidioso nelle reti sociali è l’utente che non sopporta di vedere tutta quella gente che sembra superfelice o fa viaggi di sogno. La continua autopromozione dei propri amici nelle reti sociali lo fa impazzire e commentare in modo compulsivo e isterico tutte le pubblicazioni e gli status altrui.

Diciamocelo chiaramente. L’invidia è un peccato che può attraversare quasi tutte le reti sociali.


Un recente studio americano afferma che le rappresentazioni felici ed estremamente idealizzate della propria vita nelle reti sociali (ad esempio inserire le foto delle vacanze) suscitano forti sentimenti di invidia e una visione distorta della realtà, che inducono a pensare che la vita altrui sia sempre più felice e di successo della propria.

7.- Ira

È l’utente delle reti sempre collerico, irascibile, con scarsa ironia e ancor meno senso dell’umorismo. È sempre pronto a condividere notizie su presunti complotti, scandali e macchinazioni, che diffonde con urgenza: “Diffondi! Importante, assurdo, da non credere!” La continua protesta e l’insulto facile sono il suo pane quotidiano. Un consiglio: evitare assolutamente persone del genere.

L’ira è la rabbia espressa con azioni e parole. Tra tutte le reti sociali, quella che rappresenta sicuramente questo vizio è Twitter. Chi di noi non ha scritto almeno una volta un tweet per esprimere la propria rabbia o il proprio scontento, per mascherare le proprie delusioni, carenze e frustrazioni? Il tweet è il mezzo ideale per manifestare tutte le nostre emozioni a caldo, pensieri poco ponderati. Il collerico nelle reti sociali è l’utente che non perde mai l’occasione di scagliarsi contro tutti e contro tutto, manifestando la propria disapprovazione per questo o quest’altro. Non ha pudore al momento di esprimere tutte le sue emozioni negative in pubblico. Toglie la maschera e attacca tutti, senza salvare nessuno.

Giungiamo alla conclusione. Sì, le tentazioni in rete sono molte. Le più pericolose sono sempre quelle che non conosciamo o che sottovalutiamo. Ma se ci riconoscessimo, almeno in parte, in qualcuno di questi 7 vizi capitali, avremmo già fatto metà del lavoro e saremmo sulla buona strada. Come diceva Kierkegaard, “l’ironia è l’occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l’assurdo, il vano dell’esistenza”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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