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Chiara Lubich racconta “il miracolo della foresta”

IL FON DI FONJUMETAW , CHIARA E IL FON DI FONTEM

© Centro S. Chiara Audiovisivi

Terza visita di Chiara Lubich a Fontem. I Fon di Fontem (dx) e di Fonjumetaw (sx) stringono fra loro un patto di amore reciproco, maggio 2000 Servizio fotografico del Centro S. Chiara Audiovisivi So

Marinella Bandini - Aleteia - pubblicato il 26/09/16

Un popolo a rischio estinzione rinasce con medicine e Vangelo. Oggi i Bangwa sono un laboratorio di fraternità per l'Africa

“In una foresta del Camerun vi era un popolo una volta molto numeroso. Era quasi tutto pagano, ma molto dignitoso, moralmente sano e ricco di valori umani”. Non è una favola, ma l’inizio di una straordinaria storia di amicizia, di salvezza e di fede, nel cuore della foresta equatoriale: un popolo a rischio di estinzione, i Bangwa, diventa un laboratorio di fraternità. Cinquanta anni dopo, i discendenti dei Fon (re) Bangwa sono a Roma per celebrare il Giubileo della Misericordia e incontrare Papa Francesco. Dicono: “La pace nei nostri regni è il frutto della Nuova Evangelizzazione”. E dell’incontro con il Movimento dei Focolari: “Se non fosse per loro, oggi non sarei sul trono – ammette Aloysius, Fon di Lewoh -. Da ragazzo ero molto agitato, la scuola ha fatto di me una persona responsabile”. Lo chiamano “il miracolo nella foresta”. Ascoltiamo questa storia dalle parole di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari: “Quella di Fontem per noi è stata una esperienza unica. Ci è sembrato di rivivere lo sviluppo della Chiesa nei primi tempi, quando il cristianesimo veniva accettato da tutti nella sua integralità, senza limitazioni e compromessi”.

A fine anni ’50, nella provincia di Lebialem, la terra dei Fon, i re, nel sud-ovest del Camerun, la malattia del sonno sta decimando i Bangwa, la mortalità infantile tocca il 90%. Gli déi sembrano non udire le suppliche del popolo, così il Fon Defang, di Fontem, spronato dalla sua gente, si rivolge al vescovo di Buea perché anche i cristiani preghino il loro Dio. Nel ’62, monsignor Julius Peters, a Roma per il Concilio Vaticano II, conosce Chiara Lubich. Da lì a poco i primi quattro focolarini medici partono per Fontem e vengono accolti come “uomini di Dio”. Nel ’66 Chiara Lubich visita per la prima volta Fontem: “Ho avuto quest’intuizione: come se Dio ci abbracciasse tutti insieme, noi focolarini e tutta questa tribù. Lì è nata per la prima volta in me l’idea che noi avevamo a che fare con il dialogo interreligioso, con quelli di altre religioni”. L’intesa con il Fon Defang è immediata e totale. Uomo di profonda spiritualità, “aveva immediatamente scorto negli avvenimenti di quei giorni l’intervento divino: Dio rispondeva alle invocazioni d’aiuto del suo popolo e lo amava attraverso i focolarini”.

La rivoluzione comincia subito: in una cultura in cui la donna è considerata un nulla, è proprio una donna e un Movimento nato lei, a portare una parola di speranza. “È evidente che dietro c’è la mano di Dio”. Una rivoluzione testimoniata dalla figlia di quel primo re che accolse Chiara, Mafua (regina) Christina: “dall’incontro con Chiara è cominciata la nostra emancipazione”. Nel giro di pochi anni le conversioni al cristianesimo assumono proporzioni enormi, con centinaia di Battesimi all’anno. Senza dire una parola. “Niente riunioni, niente grandi giornate, niente discorsi pubblici”. Eppure, ogni domenica, il capannone-chiesa si riempiva sempre di più. “Hanno taciuto, hanno fatto parlare i fatti. E perciò anche questi nostri amici che erano lì si sono convinti che eravamo andati veramente per amore. Poi, naturalmente, si è potuto parlare, annunciare quello che ci aveva spinto a far questo. Ma intanto era nato un amore, un amore reciproco, una collaborazione”.

Nel ’69 Chiara Lubich torna a Fontem: “Lì ho intuito che lì in quella valle, tutta foresta, tutto verde, rigoglioso, sarebbe sorta una città e che questa città sarebbe stata un modello, una città sul monte, per poter essere visitata da tante persone, le quali avrebbero trovato non tanto una ricchezza materiale, quanto una ricchezza spirituale”. Il Fon di Fonjumentaw parla di un profondo cambiamento dall’incontro con Chiara e i Focolarini: “Ho imparato ad accogliere gli altri, a perdonare, perché so che così faccio la volontà di Dio. La cosa più importante per rispondere a questa eredità è fare la volontà di Dio e non la nostra. Senza questo non si costruisce niente e niente rimane in piedi”. L’ultima visita di Chiara a Fontem è nel 2000. È l’anno di un patto di “amore vicendevole, forte e vincolante”. In quella occasione le viene conferito il titolo di Mafua-Ndem, regina inviata da Dio, e diventa definitivamente parte del popolo Bangwa.

Davanti ai suoi occhi si dispiega un popolo cristiano, che vive secondo il Vangelo. Un popolo in cui i conflitti hanno lasciato posto al perdono, da cui la fraternità si è estesa ad altri regni, tanto che oggi nove re sono in Italia per un pellegrinaggio alle radici della fede: a Roma, cuore della Chiesa, e sui luoghi in cui Chiara è nata, ha vissuto ed è morta (Trento, Loppiano, Rocca di Papa), perché è lei il volto storico con cui Gesù e la Sua Chiesa li hanno raggiunti. Sono loro a raccontare come sia cambiata la loro vita e quella del loro popolo grazie all’annuncio del Vangelo. Il Fon di Akum nasce già all’interno della religione cattolica, ma quando viene invitato a un meeting dei Focolari a Fontem, la sua prospettiva cambia: “Al momento di lasciare Fontem ero completamente cambiato e sentivo che quello che avevo imparato non potevo tenerlo solo per me, così sono cominciati gli incontri della Nuova evangelizzazione nel mio Regno”.

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