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“L’incontro tra fedi per fermare fanatismo e intolleranza”

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Vatican Insider - pubblicato il 19/09/16
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«È solo nella misura in cui il vescovo è – al di là di di ogni altra cosa – un vero e proprio servo, che può essere anche un leader ispiratore; è nella misura in cui rimane veramente un figlio devoto di Dio – senza fingere o pretendere di rivendicare l’autorità e il potere – che è anche in grado di essere un padre misericordioso della Chiesa. Infatti, siamo – tutti noi, non importa quale sia la nostra posizione – chiamati prima a essere figli di Dio, e non governanti delle persone». Si è espresso in questi termini il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, intervenendo ad Assisi nel corso di una cerimonia in suo onore. Parole che lo avvicinano una volta di più al magistero di papa Francesco. Nella Cittadina umbra, prosegue infatti l’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dai Francescani, fra i leader religiosi di tutto il mondo, dal titolo: «Sete di pace, religioni e culture in dialogo» in occasione del trentennale del primo evento interreligioso cui prese parte Giovanni Paolo II.

La seconda giornata del Meeting, ha avuto fra i suoi protagonisti il patriarca Bartolomeo che prima ha ricevuto a Perugia la laurea honoris causa in Relazioni internazionali dall’Università per Stranieri di Perugia. Poi, nel pomeriggio, ad Assisi, si è svolto un importante incontro interreligioso in suo onore. Nel corso della mattinata all’università di Perugia, il leader ortodosso aveva osservato fra le altre cose: «Culture e religioni si sono già incontrate per realizzare vie di pace, ma certamente questo processo deve continuare per impedire il sorgere di fenomeni di intolleranza e fanatismo religioso, per la salvaguardia del valore di ogni cultura, affinché non venga sacrificata sull’altare della globalizzazione o di un cultura dominante sulle altre».

Alla giornata in onore di Bartolomeo ad Assisi hanno preso parte il cardinal Walter Kasper, il rabbino David Rosen, il primate anglicano Justin Welby che ha moderato l’incontro, e Andrea Riccardi. Bartolomeo, di cui non era prevista la presenza in un primo momento, ha invece preso parte all’evento. «Come lei siamo certi – ha detto Kasper – che l’unità (fra i cristiani, ndr) sia un comando del Signore e una risposta ai segni dei tempi in un mondo sempre più unito e al contempo profondamente lacerato, attraversato da molti conflitti. Questa unità non comporta alcun assorbimento, né alcun annacquamento o appiattimento, ma è quell’unità nella diversità riconciliata, di cui ha parlato ripetutamente papa Francesco nella sua visita al Fanar».

Fra i molti interventi d’interesse, quello del rabbino David Rosen nel panel dedicato al dialogo fra ebrei e cristiani. Rosen ha ricordato i grandi progressi degli ultimi 30 anni, e la svolta del Concilio Vaticano II con Nostra aetate: «Se il rapporto così fossilizzato, così avvelenato, così negativo tra cristianesimo ed ebraismo – ha detto il Rabbino – ha subito una trasformazione radicale, allora veramente tutto è possibile, possiamo trasformare il nostro mondo in ciò che le nostre religioni insegnano che dovrebbe essere». La svolta del Concilio è stata sottolineata anche dal vescovo tedesco Heinric Mussinghoff che ha detto: «Grazie al Concilio Vaticano II i presunti perfidis Iudeis sono diventati i nostri fratelli e sorelle maggiori».

Fra gli appuntamenti più significativi dell’ultima giornata, oltre ai momenti ufficiali, il pranzo del Papa con 25 profughi nel grande refettorio del Sacro Convento. Si tratta di un gruppo di cristiani cattolici e copti e di musulmani. Fra di loro ci sarà anche una bambina di nome Maria di 6 anni, arrivata 4 mesi fa dalla Siria con i suoi genitori; il gruppo proviene da diversi paesi: Siria, Pakistan, Afghanistan, Eritrea, Mali, Nigeria. Dieci di loro sono ospiti del Cara di Castel Nuovo, cinque della Caritas di Assisi e dieci sono giunti in Italia con il Papa da Lesbo e grazie ai corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Siederanno al tavolo con il Papa insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo, al patriarca siro-ortodosso Efrem e al filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman.  

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