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Un invito ad allattare in chiesa (e a smettere di lottare contro questa pratica)

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Vera Lair | Stocksy United

Micha Boyett - pubblicato il 16/09/16

Allattare non è un dibattito, ma un'opportunità di mostrare compassione

Sono la mamma di tre maschietti, e anche se vivo a San Francisco – la terra dei vegetali organici a ogni angolo e del compostaggio obbligatorio – non ho mai pensato veramente a me stessa come a una ragazza-immagine per l’allattamento al seno, ma negli ultimi otto anni, da quando è nato il mio figlio maggiore, ho trascorso esattamente 43 mesi della mia vita allattando al seno un bambino.

Sono sicura che vi siete fatti delle idee sulla persona che devo essere se agisco così. Devo essere uno spirito libero. Devo indossare pantaloncini e sandali Birkenstock e cucirmi da sola le mie magliette a fiori. Devo essere una di quelle donne che non portano il reggiseno e che non hanno problemi a mostrare il seno di fronte a tutti i frequentatori del parco, mentre mio figlio di cinque anni dice: “Mamma, posso bere dal tuo seno, per favore?”

Per rispondere alle vostre domande: No, i miei figli più grandi non vengono allattati al seno. No, non mi cucio da sola le magliette. E no, non sono – e non sono mai stata – quella che la gente descriverebbe come una hippy. Mi trucco e metto sempre il reggiseno in pubblico. Mi faccio molte remore a mostrare il seno al parco (e in qualsiasi altro posto). E sì, ancora allatto mio figlio di 17 mesi.

Ecco quello che volete sapere su di me e su mio figlio Ace. Ace ha la sindrome di Down e presenta dei ritardi in molte aree del suo sviluppo. È grande come un bambino di un anno e si nutre cinque volte al giorno, nonostante la sua età e nonnostante io non abbia mai programmato di allattare un bambino ancora a 17 mesi. Ace ha rifiutato il biberon da quando aveva tre mesi, e sta lavorando con un terapeuta per allenare i muscoli della bocca per bere da un bicchiere. Lo allatto perché non potrebbe ricevere tutto il suo nutrimento liquido da un bicchierino.

La nostra vita è piena, per cui lo allatto nel passeggino mentre vado a prendere i miei figli più grandi a scuola o durante la lezione di nuoto di mio figlio di otto anni, o durante la partita di calcio di quello di cinque. Lo allatto al parco e nel negozio di alimentari. Lo allatto mentre gioco ai giochi da tavolo sul pavimento del soggiorno. E sì, lo allatto in chiesa.

Se non lo allattassi in pubblico non riuscirei a prendermi cura dei miei figli maggiori. Se non lo allattassi in pubblico deperirebbe.

Papa Francesco e le mamme che allattano

Nel 2014, il papa ha sorpreso molte persone quando ha incoraggiato alcune mamme di bambini che aspettavano di essere battezzati ad allattare i figli che piangevano.

Sì, intendeva che dovevano allattare i loro figli. In chiesa.

Per citare il pontefice, “quando un bambino piange perché ha fame, alle mamme dico: se ha fame, dagli da mangiare qui, con tutta libertà”.

È splendido quando un leader spirituale riconosce il dono buono e potente che Dio ha offerto alla maggior parte delle mamme e ai loro bambini: la nutrizione, semplice cibo per i giovani che devono crescere. Quando il papa ha detto alle donne che adoravano Dio dietro di lui di allattare i loro figli, ha accolto una visione più sana e più piena di grazia delle famiglie nella Chiesa.

L’allattamento non riguarda la sessualità

Potrà esserci qualcuno che ascolta le parole del papa e scrolla le spalle. È ovvio che le donne dovrebbero allattare in chiesa! Perché dovrebbe essere anche solo argomento di discussione?

Ci sono molte altre persone, però, che considerano l’atto di allattare, e l’esposizione richiesta (anche se ci si copre!), inappropriata per un luogo di adorazione. Dopo tutto, sappiamo cosa sta accadendo sotto il telo con cui ci si copre, e non è proprio qualcosa che riguardi la riflessione santa e pia!

Mi sento di dissentire. Forse allattare in chiesa per alcuni è una cosa che mette a disagio, ma se è così lo è perché non si riconosce la bontà del nutrire un bambino. Mette a disagio perché a volte crea confusione, perché a volte fa rumore, perché nella nostra cultura il seno è ipersessualizzato. Il seno di una donna può distrarre dall’adorazione, ma non dovrebbe essere così.

A meno che la Chiesa non scelga di respingere l’ossessione della nostra cultura per l’ipersessualizzazione del corpo femminile, non ci renderemo conto dei doni che Dio ci ha fatto. Dio ha creato le donne di modo che possano nutrire e proteggere i loro figli, a livello sia letterale che figurato, e questo dovrebbe essere celebrato.

Non c’è posto migliore per nutrire un bambino di quello in cui ogni settimana Gesù ci offre il proprio corpo e il proprio sangue per il nostro nutrimento spirituale.

Allattare non è un dibattito, ma un’opportunità di mostrare compassione

Alcuni insistono sul fatto che allattare è una cosa privata che si dovrebbe fare a casa. Ci sono persone che legheranno la modestia all’allattamento e sottolineeranno passi della Scrittura che dovrebbero far tenere ben coperte noi madri che allattiamo. Altri determineranno un limite rigido per stabilire quando i bambini dovrebbero essere abbastanza grandi da non essere più allattati.

Ci sono poi quelli che giudicherebbero velocemente una donna che non può allattare o che ha scelto di non farlo. Considerando la diversità delle convinzioni sull’allattamento, le donne di tutte le opinioni e di tutte le scelte sono state etichettate come deboli, insensibili o il contrario. Quando si parla delle scelte delle donne e degli standard genitoriali, ci sono campi per ogni convinzione particolare e c’è sempre un motivo per dire che una madre è un fallimento.

Ma ecco poi le parole di papa Francesco: “Voi mamme date ai vostri figli il latte. Anche adesso, se hanno fame e piangono, potete dare loro il latte”. La Chiesa dovrebbe essere un posto in cui si fa fronte alla fame, un luogo in cui le persone con problemi, i deboli e sì, anche le madri esauste che allattano sono accolti con favore.

Tra tutti i posti possibili, portiamo i nostri figli in chiesa e allattiamoli. Modelliamo noi stessi sulla scia del Dio che ci dà cose buone, che nutre, che provvede.

E nutriamo compassione l’uno per l’altro. Dopo tutto, io sono la donna che allatta il suo bambino preoccupata per il suo peso e per il suo sviluppo muscolare, mentre tu potresti essere la donna che non produce latte e che ha pianto ogni volta che preparava un biberon di latte artificiale. Dovremmo ascoltare l’uno le storie dell’altro e scegliere la misericordia anziché il giudizio.

Quello che conta è la splendida opera di dare e sostenere la vita. Ciò che conta è come ci accogliamo e come mostriamo compassione, indipendentemente dal fatto che accada sotto un telo nei banchi in fondo alla chiesa o mentre riceviamo l’Eucaristia sull’altare.

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Micha(si pronuncia “MY-cah”)Boyettè autrice di Found: A Story of Questions, Grace & Everyday Prayer. Appassionata di monachesimo, delle antiche pratiche spirituali cristiane e di come influiscono sulla vita di fede contemporanea, scrive su preghiera, maternità e sul suo nuovo viaggio nel mondo della sindrome di Down su www.michaboyett.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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