Qual è il numero ideale di figli? Con che “criteri” sceglierlo? Sono domande a cui prova a rispondere “Docat. Dottrina Sociale della Chiesa” (edizioni San Paolo), a cura della Conferenza Episcopale Austriaca.
Le coppie sposate, si legge, dovranno accogliere i figli che verranno loro donati da Dio. Tuttavia, questo non significa che ogni coppia debba avere (tanti) figli senza pensarci sopra. Piuttosto, i coniugi – in conformità alle più recenti affermazioni magisteriali – prenderanno una decisione per una maternità e paternità responsabile, tenendo in considerazione la propria situazione emotiva, di salute, economica e sociale.
IL LINGUAGGIO DEL PROPRIO CORPO
Nel farlo dovranno imparare a conoscere il linguaggio del proprio corpo facendo ricorso ai metodi di regolazione naturale della procreazione. La decisione relativa al lasso di tempo fra le nascite e al numero dei figli riguarda solo i coniugi. È un diritto inalienabile che i coniugi esercitano davanti a Dio e tenendo conto dei doveri verso sé stessi, i figli eventualmente già nati, la famiglia e la società.
PRIORITA’ AD UNA VITA CONIUGALE COMPLETA
Ci sono alcuni testi del Magistero a supporto di questa tesi. Nel compendio della Dottrina Sociale della Chiesa la premessa è chiara: «Il matrimonio, nella sua verità “oggettiva”, è ordinato alla procreazione e all’educazione dei figli. L’unione matrimoniale, infatti, fa vivere in pienezza quel dono sincero di sé, il cui frutto sono i figli, a loro volta dono per i genitori, per l’intera famiglia e per tutta la società. Il matrimonio, tuttavia, non è stato istituito unicamente in vista della procreazione: il suo carattere indissolubile e il suo valore di comunione permangono anche quando i figli, pur vivamente desiderati, non giungono a completare la vita coniugale. Gli sposi, in questo caso, possono mostrare la loro generosità adottando bambini abbandonati oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo» (218).
Al 234 si parla esplicitamente dell’intervallo tra le nascite e il numero dei figli da procreare, che spetta soltanto agli sposi. «È questo un loro diritto inalienabile, da esercitare davanti a Dio, considerando i doveri verso se stessi, verso i figli già nati, la famiglia e la società».
ATTENZiONE ALL’EGOISMO
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (238) si rinforza questa tesi:«Per validi motivi (come spiega la Costituzione pastorale Gaudium et spes, 50) gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile».
Quest’ultimo è un passaggio cruciale.