E noi che faccia abbiamo quando parliamo di Dio?
Di Sebastian Campos
Gesù deve aver avuto una grande capacità di comunicazione non verbale (se la gente aveva il coraggio di avvicinarsi a Lui), ed era sicuramente dovuto al fatto che veniva ritenuto accogliente e mostrava di avere tempo da dedicare alla gente. È probabile che, non essendoci sistemi di amplificazione, molti dei suoi messaggi diffusi in pubblico non si riuscissero a sentire molto bene, ma tutto il suo modo di esprimersi comunicava la buona novella, e questo ha conquistato il cuore di molte persone.
Noi cristiani, seguaci e imitatori di Cristo, teoricamente cerchiamo di essere come Egli ci invita ad essere, sia a parole che con i fatti. Se guardiamo al nostro modo di relazionarci agli altri dovremmo pensare: “Com’è la nostra comunicazione non verbale? Comunichiamo quello che vogliamo dire realmente?” Papa Francesco, parlando di come noi cristiani dovremmo esprimere la nostra allegria e la nostra speranza agli altri, diceva che molti hanno una “faccia da peperoncini all’aceto”. Che faccia hai quando parli di Dio?
Secondo l’autore che ho studiato sul tema della comunicazione non verbale, troveremo che il nostro atteggiamento consiste di varie componenti allo stesso tempo, come l’atteggiamento del corpo, i movimenti facciali, il vestiario, lo sguardo, il sorriso… Consideriamo 5 di questi elementi per invitarvi a riflettere e ad analizzare il modo in cui comunichiamo. Condividete poi il tutto con il gruppo in cui fate apostolato, per poter affrontare insieme a loro queste situazioni di comunicazione.