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Marketing per giovani? Attenti al cristianesimo low cost

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Zurijeta/Shutterstock

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 14/09/16

In America, una strategia di marketing volta ad attirare i giovani viene passata come una forma di evangelizzazione

Permettereste ai vostri figli adolescenti di iscrivervi a un gruppo che ha promesso di insegnare “Come divertirsi, essere popolari e salvare il mondo – tutto allo stesso tempo!”?

Se foste scettici potreste esitare; se foste disperati potreste cogliere l’occasione. Un genitore che non sa più che pesci prendere potrebbe dire: “Se questo tiene i miei figli lontani dalla strada, sobri, vestiti e fuori pericolo li porterò ovunque!”

E se il gruppo che avanza una rivendicazione stravagante di questo tipo fosse collegato alla fede? Sareste più scettici o meno? O potreste dire: “Se riesce a far sì che i miei figli vadano a Messa senza esserci trascinati li iscriverò!”

Avendo parlato con molti genitori posso comprendere la disperazione, ma vorrei esortare ad essere un po’ più scettici. Sollevo la questione per via di alcune pubblicità che ho visto di recente per varie forme di “ministero giovanile” nelle parrocchie e in licei e università. Gli annunci sembrano avere degli elementi comuni: “Divertitevi con ragazzi divertenti in un posto divertente facendo cose divertenti con musica ad alto volume e oratori divertenti e vincete una maglietta!”

Ci sarà qualche foto di bambini che siedono su sedie pieghevoli mentre piangono e qualche foto di bimbi con le mani in aria – entrambi atteggiamenti che indicano che in mezzo a tutto il divertimento si svolge anche qualche tipo di preghiera. Ci possono anche essere una o due foto di una cappella di qualche tipo, così come qualche immagine altamente stilizzata di Giovanni Paolo II, Madre Teresa o la Divina Misericordia (se la pubblicità è rivolta a studenti universitari potrebbe esserci un riferimento ai cambiamenti climatici, alla giustizia sociale o ai viaggi di missione).

Non sono abbastanza vecchio da essere diventato un musone e non sono brontolone per temperamento. Non ho niente da obiettare al fatto che la gente si diverta. La mia preoccupazione è che il tentativo di rendere giovanile il cristianesimo americano venga utilizzato per attirare giovani che sono stati spinti a credere che tutto ciò che vale qualcosa debba essere divertente. In altre parole, una strategia di marketing benintenzionata ma ad ogni modo dannosa viene passata (sinceramente, credo) come una forma di evangelizzazione.

Thomas Bergler mette in guardia dicendo che “nella migliore delle ipotesi i ministri della gioventù attirano e trattengono almeno temporaneamente adolescenti che altrimenti potrebbero abbandonare la Chiesa, ma l’attenzione accanita nei confronti dei gusti adolescenziali finisce per comunicare che Dio esiste per farci sentire bene”.

“Il cristianesimo opera come un miglioramento dello stile di vita, e gli americani di ogni generazione danno sempre più per scontato che la realizzazione emotiva sia uno degli obiettivi principali della fede. Il rendere giovanile la religione ha quindi reso più problematico il processo di trovare, mantenere e sottomettersi alla verità religiosa… Gli americani di tutte le età non solo accettano la versione cristianizzata del narcisismo adolescenziale, ma la celebrano spesso come autentica spiritualità”.

In altre parole, l’eccitazione e la novità diventano le caratteristiche della fede e dell’adorazione “autentica”, e questo porta a un triplice problema.

In primo luogo, si esalta l’adolescente e si banalizza il sacro. In secondo luogo, si distraggono le persone che dovrebbero trasmettere la pienezza della fede. In terzo luogo, forse la cosa peggiore di tutte, non si preparano i nostri giovani allo stadio successivo della loro vita. Stiamo promettendo loro un campo giochi perpetuo quando dovrebbero prepararsi a un campo di battaglia spirituale. Dare ai bambini quello che il mondo dice loro anziché quello di cui la Chiesa sa che hanno bisogno non li serve bene e non glorifica Dio.

Il problema di fondo è che abbiamo scelto di affidare l’assistenza spirituale dei nostri figli ai “professionisti”. Le famiglie in generale e i genitori in particolare hanno dato ad altri la responsabilità di assicurare che i loro figli conoscano e vivano la fede nella quale sono stati battezzati.

Cosa bisogna fare? Proporrò qualche idea generale che approfondirò in seguito. Per ora, permettetemi di offrire quattro raccomandazioni. In primo luogo, ammettiamo che non possiamo offrire quello che non abbiamo, in questo caso la maturità spirituale. In secondo luogo, ammettiamo che quello di cui i nostri giovani hanno bisogno da noi sono i mezzi e i modelli dei cristiani maturi. In terzo luogo, ammettiamo che buona parte del “ministero giovanile” è “giovanile” più che “ministero”. In ultimo luogo, ammettiamo che non possiamo vivere o trasmettere la pienezza della fede se la nostra adorazione è vuota.

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Padre Robert McTeigue, S.J., è membro della provincia del Maryland della Compagnia di Gesù. Docente di Filosofia e Teologia, ha insegnato nell’America Settentrionale e Centrale, in Europa e in Asia, ed è noto per le sue lezioni di Retorica ed Etica Medica. Ha una lunga esperienza di direzione spirituale, ministero di ritiri e formazione religiosa, e attualmente è impegnato nel ministero pastorale nelle parrocchie.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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