Ci sarà qualche foto di bambini che siedono su sedie pieghevoli mentre piangono e qualche foto di bimbi con le mani in aria – entrambi atteggiamenti che indicano che in mezzo a tutto il divertimento si svolge anche qualche tipo di preghiera. Ci possono anche essere una o due foto di una cappella di qualche tipo, così come qualche immagine altamente stilizzata di Giovanni Paolo II, Madre Teresa o la Divina Misericordia (se la pubblicità è rivolta a studenti universitari potrebbe esserci un riferimento ai cambiamenti climatici, alla giustizia sociale o ai viaggi di missione).
Non sono abbastanza vecchio da essere diventato un musone e non sono brontolone per temperamento. Non ho niente da obiettare al fatto che la gente si diverta. La mia preoccupazione è che il tentativo di rendere giovanile il cristianesimo americano venga utilizzato per attirare giovani che sono stati spinti a credere che tutto ciò che vale qualcosa debba essere divertente. In altre parole, una strategia di marketing benintenzionata ma ad ogni modo dannosa viene passata (sinceramente, credo) come una forma di evangelizzazione.
Thomas Bergler mette in guardia dicendo che “nella migliore delle ipotesi i ministri della gioventù attirano e trattengono almeno temporaneamente adolescenti che altrimenti potrebbero abbandonare la Chiesa, ma l’attenzione accanita nei confronti dei gusti adolescenziali finisce per comunicare che Dio esiste per farci sentire bene”.
“Il cristianesimo opera come un miglioramento dello stile di vita, e gli americani di ogni generazione danno sempre più per scontato che la realizzazione emotiva sia uno degli obiettivi principali della fede. Il rendere giovanile la religione ha quindi reso più problematico il processo di trovare, mantenere e sottomettersi alla verità religiosa… Gli americani di tutte le età non solo accettano la versione cristianizzata del narcisismo adolescenziale, ma la celebrano spesso come autentica spiritualità”.
In altre parole, l’eccitazione e la novità diventano le caratteristiche della fede e dell’adorazione “autentica”, e questo porta a un triplice problema.
In primo luogo, si esalta l’adolescente e si banalizza il sacro. In secondo luogo, si distraggono le persone che dovrebbero trasmettere la pienezza della fede. In terzo luogo, forse la cosa peggiore di tutte, non si preparano i nostri giovani allo stadio successivo della loro vita. Stiamo promettendo loro un campo giochi perpetuo quando dovrebbero prepararsi a un campo di battaglia spirituale. Dare ai bambini quello che il mondo dice loro anziché quello di cui la Chiesa sa che hanno bisogno non li serve bene e non glorifica Dio.