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10 risposte rapide a chi dice: conta solo ciò che è nella Bibbia

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Aleteia - pubblicato il 14/09/16

La Sola Scriptura (“solo la Scrittura”, in latino) è grosso modo la tesi protestante secondo la quale vale dottrinalmente solo ciò che è scritto nella Bibbia. Ecco alcune considerazioni su questa idea:

1. La Sola Scriptura non è insegnata dalla Bibbia

La Scrittura è sicuramente la base di tutta la verità (e in questo concordiamo con i protestanti), perfino la base suprema, ma non nel senso di respingere la Chiesa e l’autorità ufficiale dell’autentica Tradizione apostolica. La Bibbia non insegna questo. I cattolici concordano con i protestanti sul fatto che la Scrittura sia materiale sufficiente – in altre parole, che tutte le dottrine di fede possano essere trovate nella Bibbia, anche se implicite e indirette sotto deduzione.

Nessun passo, però, indica che la Scrittura sia l’autorità formale o la regola di fede per i cristiani (sufficienza formale), isolata dalla Chiesa e dalla Tradizione apostolica. La Sola Scriptura non può nemmeno essere dedotta a partire da passi impliciti. I protestanti tentano di trovarli, ma questo sforzo è destinato al fallimento. L’ho testimoniato, e ho dibattuto sul tema con moltissimi protestanti da quando mi sono convertito 13 anni fa.

2. “Parola di Dio”

Nella Sacra Scrittura, “Parola” si riferisce quasi sempre alla proclamazione orale di un profeta o di un apostolo. I profeti esprimono la Parola di Dio, indipendentemente dal fatto che questo discorso sia registrato o meno in forma scritta. Ad esempio in Geremia 25, 3. 7-8: …fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente… Ma voi non mi avete ascoltato – dice il Signore… Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole.

È una parola di Dio, sia essa stata scritta o meno o in seguito dichiarata come Scrittura Sacra. Possiede la stessa autorità in forma scritta o in forma proclamata. Allo stesso modo, ciò è vero per la predicazione apostolica. Quando le frasi “Parola di Dio” o “Parola del Signore” appaiono negli Atti o nelle Epistole, si riferiscono quasi sempre alla predicazione orale, e non a una Scrittura. Ad esempio:

1 Tessalonicesi 2,13: Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio…

Se paragoniamo questo passo a un altro, scritto alla stessa Chiesa, Paolo sembra collegare Tradizione e Parola di Dio come sinonimi:

2 Tessalonicesi 3,6: Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi.

3. Tradizione non è una parola immorale

I protestanti in genere citano i versetti in cui le tradizioni degli uomini vengono condannate (cfr. Matteo 15,2-6, Marco 7,8-13, Colossesi 2,8), e noi cattolici concordiamo. Ma non è solo questo. È confermata anche la vera Tradizione apostolica.

C’è piena coerenza e armonia con la Scrittura. In questo senso, la Scrittura è il “giudizio finale” della Tradizione, ma non nel senso che rifiuta la Tradizione e l’autorità della Chiesa. Ecco alcuni versetti rilevanti:

1 Corinzi 11,2: Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse.

2 Tessalonicesi 2,15: Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera.

2 Timoteo 1,13-14: Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi.

2 Timoteo 2,2: Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.

(Cfr. Atti 2,42, che menziona “la dottrina degli apostoli”)

4. Gesù e Paolo hanno accettato tradizioni orali e scritte non bibliche

Per difendere la Sola Scriptura, i protestanti osservano che Gesù e Paolo accettavano l’autorità dell’Antico Testamento. Ed è vero, ma è anche vero che hanno usato altre autorità, che sono rimaste fuori dalla rivelazione scritta, ad esempio:

Matteo 2,23: il riferimento a “…sarà chiamato Nazareno” non si ritrova nell’Antico Testamento, né è stato trasmesso dai profeti. Comunque una profezia, considerata come un “Messaggio di Dio”, è stata trasmessa in modo orale anziché in forma scritta.

Matteo 23,2-3: Gesù dice che scribi e farisei possiedono un’autorità legittima perché si sono seduti “sulla cattedra di Mosè”. Questa frase, o la sua idea, non si ritrova in alcun passo dell’Antico Testamento. La incontriamo nella (originariamente orale) Mishná, in cui varie dottrine fin da Mosè vengono trasmesse successivamente.

Due esempi dell’apostolo Paolo:

In 1 Corinzi 10,4, Paolo si riferisce a una “pietra” che seguiva i giudei nella vastità del Sinai. L’Antico Testamento non dice nulla su tale miracoloso movimento, nel passo in cui si riferisce il momento in cui Mosè batte sulla roccia per far fluire acqua (Esodo 17,1-7; Numeri 20,2-13), ma la tradizione rabbinica sì.

2 Timoteo 3,8: Sull’esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè… Questi due uomini non si trovano nei passi dell’Antico Testamento collegati (Esodo 7,8ss), né in alcuna parte dell’Antico Testamento.

5. Il Concilio di Gerusalemme

Nel Concilio di Gerusalemme (Atti 15,6-30), vediamo Pietro e Giacomo parlare con autorità. Questo Concilio emise un pronunciamento (citando la Sacra Scrittura) che venne rivolto a tutti i cristiani:

Atti 15,28-29: Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose.

Nel capitolo successivo, leggiamo che Paolo, Timoteo e Sila viaggiavano “percorrendo le città”, e la Scrittura dice che “trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero” (Atti 16,4).

Questa è autorità della Chiesa in pratica. Hanno dichiarato semplicemente i decreti come veri – con l’autorizzazione dello Spirito Santo stesso. Per questo nella Bibbia vediamo un esempio del dono dell’infallibilità che la Chiesa cattolica dichiara per se stessa quando si riunisce in Concilio.

6. Farisei, sadducei e tradizioni orali extrabibliche

Il cristianesimo è derivato in molti modi dalla tradizione farisaica dell’ebraismo. Dall’altro lato, i sadducei erano ben più eretici. Respinsero la resurrezione futura e l’anima, la vita dopo la morte, ricompense e retribuzioni, demoni e angeli e la predestinazione. I sadducei erano i teologi liberali dell’epoca.

Ci sono riferimenti a farisei cristiani in Atti 15,5 e in Filippesi 3,5, ma la Bibbia non menziona mai sadducei cristiani. I sadducei respinsero anche tutto l’insegnamento orale ufficiale, e credevano essenzialmente nella sola Scrittura.

In questo modo, né gli ebrei (ortodossi) dell’Antico Testamento né la Chiesa delle origini sono stati guidati dal principio della Sola Scriptura. Nonostante corruzione ed eccessi, i farisei erano i rappresentanti principali della tradizione ebraica, e sia Gesù che Paolo riconoscono questo fatto.

7. Gli ebrei dell’Antico Testamento non credevano nella Sola Scriptura

Due esempi:

Esdra 7,25-26: Quanto a te, Esdra, con la sapienza del tuo Dio, che ti è stata data, stabilisci magistrati e giudici, ai quali sia affidata l’amministrazione della giustizia per tutto il popolo dell’Oltrefiume, cioè per quanti conoscono la legge del tuo Dio, e istruisci quelli che non la conoscono. A riguardo di chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la legge del re, sia fatta prontamente giustizia o con la morte o con il bando o con ammenda in denaro o con il carcere.

Neemia 8,1-8: Esdra lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere (v. 3). Al v. 7 vediamo tredici leviti che aiutavano Esdra e altri leviti che spiegavano la legge al popolo. Al v. 8 si dice che leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura.

Le persone compresero quindi correttamente la legge, ma non senza molti aiuti – non solo ascoltando. Allo stesso modo, nel suo insieme, la Bibbia di per sé non è del tutto chiara, ma richiede l’ausilio di maestri che hanno maggiore familiarità con gli stili biblici, la lingua ebraica, la storia, il contesto, l’esegesi e i riferimenti incrociati, i principi ermeneutici, le lingue originali, ecc.

L’Antico Testamento, quindi, mostra una tradizione e una necessità obbligatorie di interpreti ufficiali, come nel Nuovo Testamento:

Atti 8,27-28, 30-31: Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia… Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: “Capisci quello che stai leggendo?”. Quegli rispose: “E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?”.

2 Pietro 1,20: Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione.

2 Pietro 3,15-16: …come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data… In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.

Marco 4,33-34: Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

8. Il “versetto d’oro” dei protestanti: 2 Timoteo 3,16-17

Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

Questo passo ci insegna la sufficienza formale, che escluderebbe il ruolo di autorità della Chiesa e della Tradizione nel suo insieme. I protestanti estrapolano quello che non è nel testo.

Se consideriamo il contesto di questo passo, solo in Timoteo 2 Paolo fa riferimento alla tradizione orale tre volte (1,13-14/ 2,2 e 3,14), e per usare un’analogia esaminiamo un passo molto simile, Efesini 4,11-15:

È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo.

Se 2 Timoteo 3 provasse la sufficienza della Scrittura, per analogia Efesini 4 proverebbe allo stesso modo la sufficienza dei pastori, dei maestri e così via per il perfezionamento dei cristiani. In Efesini 4,11-15 i cristiani vengono istruiti, edificati, portati all’unità e allo stato di uomini creati nella maturità di Cristo, e protetti dalla confusione dottrinale attraverso la funzione magisteriale della Chiesa. È un’indicazione molto più forte del perfezionamento degli uomini rispetto a 2 Timoteo 3,16-17, ma qui la Scrittura non è nemmeno citata come fonte di perfezionamento.

Se tutti gli elementi non biblici venissero esclusi da Timoteo 2, per analogia la Scrittura dovrebbe essere logicamente esclusa in Efesini 4. È molto più ragionevole riconoscere che l’assenza di uno o più elementi in un passo non significhi che sono inesistenti. La Chiesa e la Scrittura sono entrambe necessarie e importanti per insegnare. E naturalmente questa è la dottrina cattolica.

9. Paolo afferma naturalmente che la sua tradizione possiede autorità ed è infallibile

In caso contrario, non consiglierebbe ai suoi seguaci di stare attenti a non seguire dottrine ingannevoli. Ha scritto ad esempio:

2 Tessalonicesi 3,14: Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni.

Romani 16,17: Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro.

Paolo non ha scritto, ad esempio: “… queste dottrine sono in opposizione alla più bella, ampia e vera ma non infallibile dottrina che vi è stata insegnata…”

10. La Sola Scriptura è in realtà una definizione circolare

I protestanti che seguono la Sola Scriptura come propria regola di fede finiranno sempre per appellarsi alla Bibbia. Se chiediamo perché qualcuno dovrebbe credere che la dottrina della sua Chiesa debba essere seguita al posto di qualcun’altra, si appelleranno al “chiaro insegnamento della Bibbia”, e in genere agiranno come se dietro la loro interpretazione non ci fosse alcuna tradizione.

È simile a quando le persone che si trovano davanti a una causa giudiziale dicono entrambe “Stiamo seguendo ciò che è costituzionale, e voi no”. Le costituzioni non sono, come la Bibbia, sufficienti di per sé per risolvere interpretazioni diverse. Le decisioni della Corte Suprema non possono essere eliminate se non da una Corte Suprema futura o da un emendamento costituzionale. In ogni caso, c’è sempre una decisione finale che chiude il problema.

I protestanti, però, non la pensano così, perché si appellano a un principio logico di autointerpretazione e a un libro (che sarà sempre interpretato da uomini). Ovviamente (date le divisioni protestanti), “ricorrere alla Bibbia” non ha funzionato. Alla fine, nel sistema protestante l’individuo non ha la sicurezza o la certezza finale. Può solo “ricorrere alla Bibbia” da sé e forse uscirsene con un’altra dottrina innovativa, che verrà collocata accanto alla collezione di dottrine innovative del protestantesimo. Altri credono ancora che ci sia sempre una verità in qualsiasi disputa teologica, o di poter adottare una posizione relativista o indifferente, in cui le contraddizioni sono “positive” o le differenze dottrinali sono così esigue che queste differenze “non contano”.

La Bibbia, però, non insegna che esistono categorie “minori” di dottrine, o che si possa adottare uno stile libero da discordanze. Le divisioni e il denominazionismo sono vigorosamente condannati. L’unica conclusione che possiamo trarre dalla Bibbia è il “trittico”: la Bibbia, la Chiesa e la Tradizione, tutte necessarie per arrivare alla verità. Eliminando una delle tre basi, tutto crolla.

——

Dave Armstrong, Apostolato Veritatis Splendor: 10 rapide obiezioni alla Sola Scriptura. 

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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