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Perché i bambini non devono dire parolacce?

A child with hand in front of mouth

© Sylvie Bouchard/SHUTTERSTOCK

Michael Rennier - For Her - pubblicato il 12/09/16

3 ragioni per tutti i genitori che pensano che non faccia male a nessuno

In passato, di tanto in tanto ho usato quello che potrebbe essere descritto come un “linguaggio colorito”. Da adolescente ho scoperto che una parolaccia detta “al momento giusto” può suscitare facili risate da parte degli amici, il che è probabilmente il motivo per il quale i comici sembrano tutti imprecare come scaricatori di porto. Oggi sono un diacono ordinato nella Chiesa cattolica e probabilmente non dovrei dirlo, ma il clero non è proprio perfetto e ho sentito pronunciare brutte parole anche da qualche suo membro (ma non ditelo al vescovo!)

Da parte mia, mi sono impegnato a non dirle più. Non è che sia diventato così santo che le parolacce suonano offensive alle mie orecchie, ma quando io e mia moglie abbiamo avuto il nostro primo figlio ho dovuto pensare a come parlavo. Avrei continuato a dire parolacce occasionalmente in presenza dei miei bambini perché non è una cosa così grave o sarei andato nell’altra direzione e avrei elaborato una lista di parole bandite? Alla fine ho deciso di eliminare completamente tutte le parole volgari dal mio vocabolario, anche quando i miei figli non sono nei paraggi. Anche se non direi che abbiamo censurato fortemente quello che ascoltano, evito di esporli a programmi televisivi, musica o persone che usano un linguaggio volgare. Se uno dei miei figli dicesse una parolaccia, sarebbe una questione che affronteremmo immediatamente.

Altri genitori ovviamente non sono d’accordo. Di recente ho letto molti articoli su Internet in cui si afferma che il fatto che i bambini dicano parolacce non è poi così grave. Alcuni genitori sono perfino disposti ad affrontare l’insegnante che cerca di evitare questo linguaggio in classe. I genitori che non hanno problemi con il linguaggio volgare dei figli tendono ad avanzare alcune ragioni comuni per questo atteggiamento: la critica nei confronti dei genitori, il fatto di pensare che altre parole non considerate volgari come grasso, stupido, gay ecc. siano ben peggiori delle parolacce e che queste ultime, se pronunciate occasionalmente, non danneggino direttamente gli altri.

Queste scuse non mi convincono, ed ecco perché:

Critica nei confronti dei genitori

Intendo il fenomeno fin troppo diffuso per cui le persone ci giudicano per come alleviamo i nostri figli. Tutti noi abbiamo probabilmente letto articoli o ascoltato conversazioni su come sia terribile allattare in pubblico o non farlo. Forse avete sentito che solo le mamme terribili e cattive hanno una carriera, o forse sono in realtà le mamme che restano a casa che stanno rovinando il mondo. La critica potrebbe riguardare davvero qualsiasi aspetto. Noi esseri umani siamo purtroppo molto bravi a giudicarci a vicenda.

L’idea di fondo è che se, ad esempio, un conoscente contesta la mia adeguatezza come genitore perché mio figlio dice qualcosa di sconcio o strano, quella persona mi sta criticando e deve smetterla. Questo punto di vista ha anche un po’ di ragione. Dopo tutto, non sono necessariamente responsabile di ogni parola che esce dalla bocca dei miei figli. Il semplice fatto che i bambini parlino in un certo modo non significa che io li incoraggi o che sia felice che lo facciano, e a volte i bambini devono sviluppare una certa indipendenza e imparare ad affrontare le conseguenze delle loro scelte.

Il punto su cui non sono d’accordo è questo: non è che ogni volta che un insegnante ci fa notare un linguaggio inappropriato si tratti di una critica. Da genitore, voglio sapere se mio figlio dice parolacce, di modo da poterne parlare. Sospetto che alcuni genitori possano vedere una critica anche dove non c’è… forse perché i nostri figli hanno imparato le parolacce ascoltando noi? Dà fastidio sapere che una cattiva abitudine può essere stata trasmessa a un figlio, e quindi la reazione è giustificarla in modo difensivo.

Altre parole in realtà sono peggiori

Sì, anche altre parole sono brutte. Preferireste che vostro figlio dicesse una parolaccia perché pensa che sia divertente o che chiamasse un amico “grasso”? Cos’è peggio? Se la questione è che fin troppo semplice bandire semplicemente la volgarità in casa ma senza poi affrontare le questioni più complicate relative a come ci parliamo in senso più ampio allora sono d’accordo. Spero che i miei figli diventino persone che parlano agli altri in modo gentile e rispettoso. Non voglio che pensino che non ci sia niente di male a insultare di tanto in tanto le persone se evitano di dire parolacce.


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L’argomentazione, tuttavia, è che finché non smettiamo di chiamare l’altro “grasso” dovremmo essere liberi di dire parolacce, e allora non lo capisco. Cosa c’entra una cosa con l’altra? Non ignoreremmo un incendio in cucina perché ce n’è anche uno in macchina. Cercheremmo di spegnerli entrambi. Dire semplicemente che altre parole più “socialmente accettabili” sono altrettanto negative non prova che le parolacce vadano bene.

Le parolacce non fanno male agli altri

Il linguaggio volgare usato per scherzare o come intercalare quotidiano non sembra direttamente dannoso perché non mira a insultare o a deridere. Se ci pensiamo un attimo, però, le parolacce sono dannose in un modo diverso. Contribuiscono a rendere grossolano il linguaggio, e visto che come parliamo riflette il nostro carattere, alla fin fine influiscono sul modo in cui pensiamo e in cui ci comportiamo. Alcune ricerche hanno mostrato che le parolacce sono associate all’aggressione sia fisica che relazionale. Brad Bushman, esperto di media presso la Ohio State University, afferma che “questi studi dimostrano che la volgarità non è innocua”.

Pensate alle parolacce che conoscete; si riferiscono quasi tutte al sesso o al bagno, giusto? Le parolacce si concentrano sul minimo comun denominatore di quello che siamo e sottolineano la natura animalesca della nostra esistenza. Ad esempio, il sesso è sacro. È bellissimo; è positivo. Riferirsi ad esso in un modo estemporaneo come se si trattasse solo di due animali che fanno quello che fanno gli animali, un mero atto fisico o una conquista, sminuisce uno dei doni più belli che Dio ci ha offerto.

Alla fin fine, insomma, una bocca volgare corrisponderà a un’anima volgare. I bambini sono piccole creature splendide affidate per breve tempo alle nostre cure. La nostra responsabilità come genitori è aiutarli a raggiungere il loro pieno potenziale e a scoprire la meraviglia e la gioia della vita. Per trovare e apprezzare la bellezza, abbiamo bisogno di anime sensibili e di menti che riescano a riconoscere che la grossolanità è negativa e non adatta alla nostra dignità umana. È per questo che voglio essere un buon esempio per i miei figli, ed è per questo che cerco di offrire loro un esempio di linguaggio che si concentri su ciò che è nobile, puro, bello, attento e gentile.


Michael Rennier è laureato presso la Yale Divinity School e vive a St. Louis (Missouri, Stati Uniti) con la moglie e i loro 5 figli. Collabora a Dappled Things, una rivista dedicata alle arti scritte e visive.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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