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Beck Weathers, la “morte” sull’Everest che gli ha salvato la vita

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Featureflash Photo Agency / Shutterstock.com

Alvaro Real - Aleteia - pubblicato il 12/09/16

Una delle più grandi tragedie sull'Everest ha cambiato radicalmente la sua esistenza

Beck Weathers è un uomo del miracolo. Era morto sull’Everest, ma la Provvidenza ha voluto offrirgli una seconda opportunità.

È sopravvissuto a una delle più grandi tragedie della storia dell’Everest, quando nel 1996 vi sono morte 9 persone. La storia di quella spedizione e dei suoi sopravvissuti sarà ricordata nella pellicola “Everest”.

“Ricordo vagamente di essere morto il 10 maggio, quando il freddo mi ha anestetizzato e sono venuto meno a poco a poco, senza sapere che avrei sperimentato la mia prima morte. Il giorno dopo, alla fine del pomeriggio, quando il sole stava già scendendo all’orizzonte, sono tornato dalla morte e ho apertog li occhi”, ha scritto Weathers all’inizio del suo libro Left for dead (“Dato per morto”).

Weathers ha concesso al quotidiano spagnolo El País un’intervista in cui sottolinea di aver perso molte cose – un braccio, le dita della mano sinistra e il naso -, ma di aver anche guadagnato una cosa molto importante: ha recuperato la sua famiglia e ha reindirizzato una vita che era uscita dai binari.

“La cosa più dura quando sono tornato a casa è stata conservare il mio matrimonio, che fondamentalmente si era sfaldato. Ho sempre amato Peach, mia moglie, e continuo ad amarla (immensamente), ma una delle grandi verità è che amare semplicemente qualcuno non è sufficiente”, ha spiegato Weathers.

Al momento della tragedia sull’Everest, era il suo matrimonio quello sul punto di morire.

“Devi essere lì quando serve, e questa è probabilmente la cosa a cui mi adattavo meno, e quindi ho dovuto convincere Peach del fatto che, qualsiasi cosa succedesse nel resto della nostra vita, in futuro sarei sempre stato lì per lei e per i bambini, e che sarebbero stati la mia priorità numero uno per il resto della vita. Ho dovuto assicurarmi che capisse che lo dicevo sul serio per riottenere la sua fiducia. Questa è stata la parte più difficile”.

Nella sua intervista, Weathers spiega quali siano le ragioni che portano a scalare l’Everest e confessa che per lui la scalata è stata “un tentativo di affrontare la depressione di cui soffrivo da oltre vent’anni”.

La sua depressione, spiega, lo ha trasformato in un essere infelice ed egoista: “Vai solo a scalare e lasci la tua famiglia con uno stress enorme”.

“Se non impari niente dopo essere morto stai sbagliando qualcosa”, ha aggiunto. “I cambiamenti fisici ai quali sono stato sottoposto, la perdita di certe parti del mio corpo, sono state le cose che hanno cambiato la mia prospettiva, e mi sono reso conto che se non fossi cambiato sarei rimasto solo. Avrei perso mia moglie e i miei figli, che amo tanto. E questo sarebbe stato devastante”.


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Nell’intervista, Weathers confessa che prima della sua drammatica esperienza sull’Everest aveva anche pensato al suicidio. Dopo quell’episodio tutto è stato diverso. “Pensavo che per via della depressione e per aver pensato di suicidarmi non mi sarebbe importato di morire, ma quando è arrivato quel momento mi sono reso conto che non ero preparato”.

Il sopravvissuto descrive la sua esperienza sull’Everest non come traumatica, ma come purificatrice: “Per me è qualcosa che è successo e che ha cambiato la mia esistenza, ma in generale l’ha cambiata in meglio e dovrei dire che lo rifarei senza pensarci due volte perché ho guadagnato molto più di ciò che ho perso, pur sapendo quanto dolore ha provocato a me e alla mia famiglia. Alla lunga, questa tragedia ha salvato la mia vita familiare e mi ha dato una prospettiva di vita e una pace che prima non avevo”.

Il testo integrale dell’intervista può essere consultato qui.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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