Per mezz’ora Curtis Wiklund e sua moglie Jordin hanno pianto in macchina nel parcheggio dell’ospedale, dopo aver scoperto di aver subito un aborto spontaneo. Tornato a casa Curtis si è chiuso nel suo studio dove è solito disegnare, e in una vignetta ha riversato tutto quel dolore.
E’ l’Huffington Post che racconta questa storia fatta di tristezza e riscatto attraverso il disegno. Una coppia cerca la forza di superare questo momento doloroso.
“Alcune persone hanno bisogno di andare a correre o fare qualcosa di fisico, altre hanno bisogno di scrivere musica o dipingere, io ho sentito il bisogno di documentare l’esperienza il più accuratamente possibile”.
Spesso l’uomo ha reso la sua famiglia protagonista di vignette, che posta su Facebooke Instagram. Quotidiane scene di vita vissuta, positive e ottimistiche, sono il soggetto dei suoi disegni. Mai aveva pubblicato qualcosa di così potente e intriso di dolore. Non sapeva se fosse giusto o meno, se esporsi a tal punto, lasciare che estranei lo vedessero così vulnerabile, lo facesse sentire a proprio agio. Prima di decidere ne ha discusso con la moglie Jordin.
Curtis è solito condividere immagini della propria famiglia e lo ha fatto anche in questo caso rivelando che il confronto con altre coppie che avevano subito lo stesso lutto li aveva aiutati a superarlo.
“Dopo l’aborto spontaneo un grande dono è stata la vicinanza degli amici Alcuni come me avevano subito un aborto spontaneo in passato, potevano capire quel che stavo attraversando”, ha spiegato Jordin all’HuffPost. Così la scelta è venuta spontanea: quella vignetta doveva essere condivisa, per dar conforto e sostegno a chi stava provando le loro stesse sensazioni.
Leggendo i commenti degli utenti hanno capito di aver preso la decisione giusta. Si sono confrontati con altre coppie, che come loro si erano stretti in quell’abbraccio senza parole all’uscita dell’ospedale e nella condivisione hanno trovato in parte conforto: “È una perdita così profonda, personale ed è difficile immaginare che qualcun altro possa averla provata, che non sei l’unica”.