Tutti noi abbiamo fatto esperienza di una fiducia ferita. Nessuna vita è esente da questa sofferenza, che scava vuoti, produce meccanismi di difesa, impedisce di accedere all’io autentico, ingabbiato in gessi che ostacolano ogni movimento. Sono i blocchi emotivi che arrestano il flusso vitale, rarefanno le energie, rendono difficoltosa l’apertura all’altro. È il falso Sé che si fa strada, la personalità di riserva con cui tanti uomini e donne trascinano la vita.
Come uscire da questa situazione?
Il Vangelo ci propone una ricetta che molti stranamente ignorano, pur essendo credenti con referenze a volte prestigiose.
Il nostro è un Dio che vince la morte: il Cristo risorto sta lì a ricordarci ogni momento che non esiste esperienza negativa che non possa essere trasfigurata dalla potenza della risurrezione.
Ecco allora che fare: in una sosta di silenzio davanti a un’immagine del Cristo, lasciamo emergere il ricordo o i ricordi della fiducia ferita; invochiamo lo Spirito Santo perché ci trasmetta una fede viva nella risurrezione di Gesù, e lasciamo depositare nell’anima l’esperienza del suo amore misericordioso. Il percepire intensamente questo amore più grande trasfigurerà i ricordi, guarirà i nostri blocchi emotivi e ci restituirà la gioia di vivere, la capacità di lasciarci portare in ogni istante dal flusso vivo che sentiamo dentro.
Soddisfatti o rimborsati, direbbe qualcuno. Salvati e redenti, diciamo noi cristiani.