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Questa persona non dovrebbe essere sacerdote…e non solo perché è una donna!

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Robert Tong/Marin Independent Journal

Greg Kandra - pubblicato il 09/09/16

Un’altra donna sta chiedendo di essere ordinata al sacerdozio cattolico:

Mary Alice Nolan verrà presto ordinata sacerdote cattolico romano.

L’ordinazione di questa 64enne non verrà riconosciuta dalla Chiesa cattolica, che permette solo agli uomini di diventare sacerdoti, ma lei non si farà fermare.

La donna, che risiede a San Rafael, progetta di andare avanti con l’ordinazione, che verrà effettuata da un vescovo donna della Regione Occidentale dei Sacerdoti Cattolici Romani a ottobre in una chiesa episcopale di San Francisco.

Pur se scettica sul fatto che nella sua vita vedrà la Chiesa modificare le proprie regole su chi possa accedere al sacerdozio, la Nolan ha affermato di sperare che un giorno la Chiesa diventi più inclusiva.

D: Perché vuole diventare un sacerdote cattolico romano?

R: Voglio iniziare usando un linguaggio inclusivo. Quando dico Messa voglio invitare tutti. Sono stata un’infermiera per 35 anni e sono esperta di cura nella fase del fine vita. Ora vorrei servire le persone anche in un modo spirituale. La spiritualità alla fine della vita è uno strumento di guarigione davvero positivo, e quindi ora potrò consacrare le persone quando sono malate e seguirle potendone celebrare i funerali.

D: Cosa l’ha ispirata a diventare un sacerdote?

R: Mio marito ed io siamo andati a vedere il film “Pink Smoke Over the Vatican”, uno splendido film ambientato a San Francisco. È la storia di una donna che era suora in Sudafrica ed è stata la prima docente con dottorato a insegnare in un seminario maschile. Pensa: “Wow, sto insegnando loro come predicare, come dire la Messa, cosa significa la liturgia. Perché non posso farlo?” La sua storia mi ha davvero ispirata. Mio marito ha detto: “Puoi farlo. Dovresti provarci”.

D: Lei è cattolica fin dalla nascita. I suoi familiari e i suoi amici stanno cercando di scoraggiarla?

R: In realtà no. È interessante che chiunque abbia incontrato mi abbia offerto un sostegno enorme. Penso che sia il momento di cambiare, e la gente è molto ottimista riguardo a questo cambiamento. Penso che papa Francesco sia responsabile del fatto di favorire questo ottimismo.

Ma c’è di più. Ecco qualche aspetto che vale la pena di sottolineare:

In primo luogo, non è un’ordinazione. Il rito non avrà validità o riconoscimento da parte della Chiesa cattolica, non più di quanto aspergere una bambola con l’acqua può essere considerato un Battesimo. La persona che lo farà, inoltre, non sarà più in comunione con la Chiesa cattolica – ovvero verrà scomunicata. Sceglierà infatti di separarsi dall’istituzione di cui vuole essere ministro.

Ma poi c’è la sua risposta alla prima domanda.

“Perché vuole diventare un sacerdote cattolico romano?”

Ecco come ha risposto un sacerdote appena ordinato a Cleveland:

Gesù mi ha chiamato ad essere sacerdote. Ho iniziato a sentire il Signore che mi invitava. La gente ha cominciato a chiedermi se avevo mai pensato di diventare sacerdote. Queste domande hanno piantato un seme e nel corso del tempo non sono riuscito a ignorare il fatto che venivo attirato in questa direzione particolare.

Un seminarista di Chicago ha detto invece:

Un giorno ero in chiesa e ho letto qualcosa del tipo: “Se vuoi cercare di fare qualcosa per Dio, assicurati di farlo al 100%, perché tenere qualcosa per te intacca l’obiettivo di fare qualcosa per Dio”. Bam! Sono stato catturato, un pesce fuori dall’acqua senza via di fuga. Non sarei stato davvero felice con la carriera dei miei sogni, perché la stavo seguendo per me, e non per Dio. Nella mente mi si è accesa una luce, un’insegna al neon che brillava dicendo: SACERDOZIO. Per la prima volta in molto tempo, mi sono sentito in pace.

Per un senso più ampio di vocazione e chiamata, ecco questa testimonianza di una donna in Inghilterra che ha deciso di diventare suora:

Entrare nella vita religiosa come suora, sorella, fratello o sacerdote è alla fin fine una decisione d’amore. Come qualsiasi amore, a un certo livello è un po’ misterioso, e difficile da spiegare a qualcuno che non lo condivide. Se chiedeste a una coppia sposata “Cosa vi ha fatto decidere di sposarvi?” potreste sentirvi elencare le qualità dell’uno e dell’altro, gli interessi condivisi e così via, ma tutto questo non basterebbe a spiegare il semplice fatto che è alla base del rapporto di quelle due persone: l’amore. A un altro livello, tuttavia, è piuttosto lineare. Se trascorri tutta la tua vita con qualcuno e rimodelli la tua esistenza intorno a lui, se inizi a condividere amici e interessi, allora alla fine potresti pensare di sposarlo. Entrare nella vita religiosa per me è stato un riconoscimento del fatto che avevo incontrato questo tipo di amore che modella la vita.

Poi c’è Mary Alice Nolan: “Voglio iniziare usando un linguaggio inclusivo”. Davvero?

Aspettate. C’è di più.

Quando dico Messa voglio invitare tutti. Sono stata un’infermiera per 35 anni e sono esperta di cura nella fase del fine vita. Ora vorrei servire le persone anche in un modo spirituale”.

Come attesteranno innumerevoli persone, la chiamata a una vocazione è la chiamata di Cristo, o di Dio, o dei sussurri dello Spirito Santo nel cuore. Non si menziona l’amore. Non si menziona la preghiera. Manca quell’inesprimibile “qualcosa” che fa abbandonare la vita ordinaria per fare qualcosa di straordinario. La Nolan sta riducendo il sacerdozio a un mero mestiere. È qualcosa da fare! No. Non lo è. È qualcosa di molto più grande.

E la Messa non è qualcosa che ci si limita a “dire”. Viene celebrata, offerta, pregata.

Se un seminarista, qualche settimana prima di diventare sacerdote, desse questo tipo di risposta, gli verrebbe chiesto di prendere le sue cose e andarsene a casa. La signora Nolan riflette una comprensione della vocazione che è non solo poco informata, ma fondamentalmente “difettosa”. Non coglie il nocciolo della questione.

Mi viene in mente una cosa detta da un sacerdote appena ordinato qualche anno fa. Nel descrivere, infatti, il momento in cui giaceva prostrato sul pavimento di una cattedrale mentre veniva ordinato questo sacerdote mi disse di aver capito all’improvviso che quello sarebbe stato l’atteggiamento della sua vita – si stava gettando a terra per essere un ponte. Sarebbe esistito per far sì che la gente trovasse la strada verso Dio. È un atteggiamento di sottomissione, servizio, obbedienza e fede.

O meglio: sono qui per servire gli altri. Sono una via, una strada, un percorso. Il ministro di Dio è semplicemente uno scopo in vista di un fine, e tutto punta a Colui che è quel fine.

Per riferimenti futuri, se qualcuno dovesse chiederlo, è per questo che si dovrebbe voler essere un sacerdote cattolico romano.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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