Si realizzano nell’Anno giubilare due sogni per la piccola comunità cattolica in Laos, paese del sudest asiatico per anni dominato da un regime comunista e isolazionista, ora avviato verso una graduale apertura politica ed economica alla comunità internazionale.
Proprio nei giorni in cui si registra nel paese la storica visita del presidente Usa Barak Obama – che ha preso parte all’East Asia summit nella capitale Vientiane, che riunisce i capi di stato di India, Giappone, Australia, Russia, Cina – si diffonde la notizia ufficiale che la piccola Chiesa cattolica presente nel paese – 44mila battezzati su sette milioni di cittadini in prevalenza buddisti – vivrà nel 2016 due attesi eventi che costituiscono un passo storico.
Ottenuto il benestare ufficiale del governo laotiano, il 16 settembre si tiene a Savannakhet l’ordinazione sacerdotale di tre nuovi preti laotiani. E l’11 dicembre è prevista a Vientiane la solenne celebrazione di beatificazione di 17 martiri tra missionari, religiosi e laici che hanno perso la vita in Laos.
I martiri erano già stati riconosciuti dalla Santa Sede nel 2015, ma le delicate trattative con l’esecutivo laotiano hanno permesso solo ora di fissare la data per il rito, che i vescovi locali – i quattro vicari apostolici di Vientiane, Luang Prabang, Savannakhet e Paksè, coadiuvati da un manipolo di una trentina tra preti e religiosi, in tutto il paese – hanno fortemente voluto celebrare n patria.
L’ipotesi di una cerimonia all’estero era in campo dato che tra i martiri laotiani vi sono molti missionari europei: la prima causa è quella del missionario italiano Mario Borzaga, degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), e del catechista laotiano Paolo Thoj Xyooj, uccisi in odium fidei nel 1960. La seconda riguarda il primo sacerdote laotiano, Giuseppe ThaoTien e altri 14 compagni, tra i quali dieci missionari delle Missioni Estere di Parigi e degli OMI uccisi tra il 1954 e il 1970 dai guerriglieri comunisti Pathet Lao.
Tra loro, vi sono il primo prete laotiano e cinque laici catechisti indigeni: la loro presenza costituisce un elemento prezioso per la Chiesa locale, nell’ottica di un «rinnovamento della fede» della comunità dei battezzati. La Santa Sede ha dunque approvato questa soluzione, frutto di una paziente trattativa che i vescovi laotiani hanno tessuto con il governo e che oggi si concretizza in un evento senza precedenti nella storia della Chiesa locale.
A presiedere la celebrazione dell’11 dicembre, in veste di inviato di Papa Francesco, sarà il Cardinale filippino Orlando Quevedo, Arcivescovo di Cotabato. Anche questa scelta è stata frutto di un accordo sulla cerimonia che avrà porte aperte per esponenti delle nazioni vicine, a partire dalla Cambogia (che condivide con il Laos la conferenza episcopale), e dagli altri paesi del Sudest asiatico.
«Il paese si sta aprendo sempre di più e che anche noi stiamo beneficiando di questo nuovo approccio. Speriamo di poter rafforzare una proficua cooperazione con le autorità civili, per il bene della Chiesa e del popolo del Laos. La celebrazione dei martiri sarà per noi un momento di piena comunione con la Chiesa universale. Ringraziamo Papa Francesco che ha disposto che la celebrazione dei martiri si tenga in Laos. E’ un grande dono per tutti noi», ha rimarcato all’agenzia vaticana Fides Louis -Marie Ling Mangkhanekhoun, Vicario apostolico di Paksé, esprimendo la sua gioia.
Accanto a questo evento, un’altra celebrazione è rivelatrice di come il clima stia lentamente cambiando in Laos, anche rispetto alle libertà della Chiesa, in passato compresse dal regime: il 16 settembre, la nazione avrà tre nuovi preti, tutti del vicariato di Luang Prabang: don Paolo Lattana Sunthon, don Agostino Saegna Sii Bunti, don Michele Kanthak Vilae Luong Di.
I tre hanno studiato nel Seminario maggiore di Savannakhet (dove si terrà l’ordinazione). Come ha riferito l’altro vescovo Tito Banchong Thopanhong, vicario apostolico di Luang Prabang, nonostante le difficoltà di non poter avere personale missionario dall’estero, non mancano le vocazioni al sacerdozio: a Savannakhet ci sono cinque seminaristi di Paksè e altri tre di Luang Prabang. Un dato molto importante per un Chiesa che ha bisogno di far crescere il clero locale.
Il paese ha conosciuto il Vangelo circa 130 anni fa, grazie ai missionari provenienti dalla confinante Thailandia, due paesi sono molto simili per lingua, etnia, cultura. Furono i sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi (MEP) a fondare i primi insediamenti nel 1885. Nel 1935 arrivarono anche gli Oblati di Maria Immacolata.
Il percorso di sviluppo della Chiesa subì una brusca interruzione nel 1975 quando, con l’avvento dei socialisti Pathet Lao, i missionari furono costretti a lasciare il paese, alcuni furono messi in prigione, altri uccisi. I pochi preti laotiani furono lasciati soli e si aprì un periodo molto difficile per la comunità cattolica in Laos e per un religione, quella cristiana, generalmente percepita come «straniera».