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Étienne Villemain, l’uomo che aiuta a portare i senzatetto dal papa

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©Fratello 2016

Iwona Sitnik-Kornecka - For Her - pubblicato il 08/09/16

A novembre, il papa ha invitato 6.000 senzatetto a partecipare al Festival Europeo della Gioia e della Misericordia.

Riunire 6.000 senzatetto di tutta Europa e portarli in Vaticano a novembre? Perché no?, dice il rappresentante dell’Associazione Fratello 2016, che sta organizzando il festival Europeo della Gioia e della Misericordia. L’associazione sta esortando altre istituzioni caritative che assistono i membri più vulnerabili della società, insieme a ONG e singoli che vogliono dare una mano, a unirsi per rendere possibile questo viaggio. Chiunque può aiutare, perché come dice Étienne Villemain, l’uomo che sta dietro all’idea del pellegrinaggio, le persone socialmente escluse non hanno bisogno solo di un tetto sulla testa, ma anche di amicizia e accettazione, come ciascuno di noi.

Il pellegrinaggio di novembre sarà il secondo organizzato dall’Associazione Fratello, entità creata due anni fa, dopo che quasi 200 senzatetto hanno incontrato per la prima volta il papa nell’ottobre 2014.

“’Vogliamo mostrare agli esclusi che hanno un posto nel cuore di Dio, che c’è un posto per loro nella Chiesa, che possono contare su di noi’, dicono le persone che fanno ogni giorno cose molto diverse, svolgendo varie professioni. Sono legate dalla fede e dalla convinzione che sia necessario notare le persone e tendere loro la mano. Quando ci si dona agli altri si trova la gioia”, afferma con convinzione Étienne Villemain, fondatore dell’Associazione Lazare, che da oltre 10 anni gestisce in Francia appartamenti comunitari in cui senzatetto e giovani volontari vivono come una famiglia.

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©Fratello 2016

Étienne Villemain, fondatore dell’Associazione Lazare. Foto da archivio privato.

Ricorda la prima volta in cui ha incontrato un senzatetto per strada?

È stato molto tempo fa, ero un ragazzino. Mia nonna mi ha dato del denaro e mi ha chiesto di darlo al povero che era in strada. Lui mi ha ringraziato e io sono rimasto colpito.

Lei ha dedicato tutta la sua vita ai senzatetto…

Quando studiavo, avevo circa 20 anni, insieme a un amico ho deciso di aiutare una persona che dormiva nella neve. Era la vigilia di Natale. Lo abbiamo invitato a casa. Non è successo niente di straordinario. Abbiamo cenato, ha dormito vicino alle nostre stanze… ma è stato qualcosa di straordinario. È stato come se il pellegrino di Emmaus fosse apparso in camera nostra.

Non aveva timori? Dubbi? In genere la gente, anche chi aiuta i senzatetto, ha paura di chi vive in strada…

Abbiamo paura perché spesso abbiamo delle false convinzioni su chi siano realmente.


Pensiamo che ci faranno del male, che ci deruberanno, che ci passeranno le pulci… ma quando iniziamo a conoscerli risulta che sono uguali a lei e a me. Ovviamente spesso hanno alle spalle una storia difficile, ma la sofferenza non tocca solo i senzatetto, ma anche noi, anche se probabilmente nel nostro caso non è così ovvio. Probabilmente è dovuto al fatto che siamo istruiti, siamo più fortunati, ma come loro ci nascondiamo dietro certe cose e certi comportamenti. È per questo che all’inizio devono essere “addomesticati”. È come nella storia del Piccolo Principe, quando incontra la volpe. Serve tempo. Prima si va vicino alla persona, si dice “Buongiorno”, si chiede se vorrebbe una tazza di caffè, poi se vorrebbe unirsi a noi nel weekend e così via…

Lei offre il suo cuore e il suo tempo a gente che non conosce. Vivere con i senzatetto e i poveri non è facile…

C’è stato un periodo in cui non riuscivo a trovare il mio posto nella vita. Ero perdutamente innamorato. Partecipavo a lunghi ritiri. E poi in chiesa una suora ha detto: “Vai all’altare, scegli un foglietto con il nome di un santo. Ricorda, però, che non sei tu a scegliere il santo, ma è lui a sceglierti”. Era il 31 dicembre 2005. All’inizio sono rimasto sorpreso, poi ho pensato che se sul mio foglietto ci fosse stato il nome di Madre Teresa mi sarei preso cura dei poveri. Ed è quello che è accaduto. Quando ho visto il suo nome sul foglietto ho provato gioia e pace nel cuore, anche se non sapevo molto sui senzatetto o su come aiutarli. Sono tornato a Parigi. Ho incontrato un uomo che voleva fare le stesse cose. In tre giorni abbiamo iniziato a vivere con i senzatetto. Eravamo pieni di paure, ma ogni giorno che passava capivamo che si può vivere insieme.

Cosa si impara vivendo con i senzatetto? Cosa possiamo apprendere da loro?

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©Fratello 2016

Legenda foto: Un incontro con papa Francesco dà speranza e forza. Foto per gentile concessione dell’Associazione Fratello 2016

Tutto. Siamo molto simili. Anche noi spesso siamo poveri. Quello che ci manca non è il denaro, ma l’umanità. Chiunque ha talenti e limiti. Dobbiamo dare una possibilità all’altra persona, conoscerla. Tutto ciò che serve è un po’ di attenzione. E poi tra i senzatetto ci sono persone affascinanti. Alcuni sono grandi cuochi, molto colti, hanno una vasta conoscenza, altri sono grandi ascoltatori o tuttofare. Chiunque ha un talento ed è capace di fare qualcosa. Hanno bisogno dello spazio per scoprire cosa sia. Non è che andiamo da loro e diciamo: “Abbandonate la strada”. La pressione non aiuta. Impariamo come vivere insieme a loro.

Questo aiuta a trovare una nuova vita – un lavoro, una casa? Dovete stare costantemente con loro?

Quando chiediamo a qualcuno perché vive in strada, la maggior parte delle volte ci viene detto che il motivo è l’esclusione o la povertà, ma è una risposta che in realtà non spiega nulla. Tre quarti dei senzatetto che aiutiamo sono persone che non hanno contatti con la famiglia da molto tempo. Alcuni li hanno persi quando erano adolescenti. La famiglia li ha abbandonati. Quando vengono da noi riaprono la porta a questi rapporti, perché non riguarda solo il fatto di stare nello stesso spazio, ma di perdonarsi, di diventare amici. L’amicizia ci permette di ricostruire la nostra vita. Non abbiamo statistiche dettagliate, ma circa il 40% dei nostri senzatetto trova un lavoro entro due anni, l’85% trova un posto in cui vivere e il 95% dice di essere felice o perfino molto felice. È la prova migliore del fatto che tutto questo funziona.

Quindi non hanno bisogno solo di un tetto sulla testa? È importante ma non è l’aspetto più importante?


Ovviamente hanno bisogno di un tetto sulla testa, ma se offriamo loro solo questo torneranno rapidamente in strada, perché non sanno come affrontare la paura e la solitudine. Offriamo loro alloggio e amicizia, e questo li aiuta a ricostruire lentamente la propria vita. Come si può far sì che un senzatetto conduca una vita normale se vive ogni giorno in condizioni anormali? Per risollevarsi ha bisogno di amici, persone normali, non solo operatori sociali.

Perché ha deciso di organizzare il pellegrinaggio per andare dal papa in Vaticano?

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©Fratello 2016

La fede dev’essere rafforzata, e quindi il viaggio a Roma è importante, dicono i pellegrini senzatetto. Foto per gentile concessione dell’Associazione Fratello 2016

Voglio dare loro il meglio, e quindi la fede e l’amore di Gesù Cristo, che ha detto “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”. È importante. Sono anche convinto che un pellegrinaggio di questo tipo apra la Chiesa ai poveri, che non dovrebbero rimanere alla porta della Chiesa, come accade spesso, ma essere al centro di essa, al suo cuore. Una Chiesa che è un luogo di fraternità è una Chiesa che cresce ed è luminosa. Francesco ci ricorda costantemente che dobbiamo essere attenti nei confronti dei poveri e dei bisognosi, che dobbiamo invitarli a entrare. Perché se non lo facciamo noi cristiani chi lo farà?

Quello che dice sembra semplice. Sappiamo cosa fare perché chiunque, non solo noi, possa avere una vita migliore. Nella pratica, però, si sviluppa in molti modi…

Bisogna lasciare spazio a Gesù. Se gli permettiamo di lavorare nel nostro cuore, se lavoriamo con i poveri e i bisognosi, il mondo cambierà. Ovviamente continueranno ad esserci molte cose terribili, ma ci saranno anche grandi esempi. Vedo molta generosità e molta attenzione. La gente offre due, tre, cinque anni della propria vita per vivere con i senzatetto. Alcuni imprenditori donano la vernice perché possiamo ridipingere i nostri appartamenti, altri fanno quello che possono. Passo dopo passo, si sta formando un gruppo molto ampio di persone di buona volontà, e questo ha un effetto sulla realtà.

Gli appartamenti comunitari dell’Associazione Lazare, di cui lei è fondatore, operano in sei città della Francia…

A Parigi abbiamo 18 case di questo tipo. Ci vivono quasi 300 persone, per metà senzatetto e per metà volontari.

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©Fratello 2016

Chiunque ha bisogno di amicizia e sostegno. Foto per gentile concessione dell’Associazione Fratello 2016

Come trovate le persone che assumano una tale chiamata? È una decisione difficile…

Molti giovani cercano uno scopo nella vita. Lo schema “metro-lavoro-sonno” (espressione francese che indica il tran tran quotidiano) non è sufficiente per loro. Quello che diciamo loro è di donarsi agli altri ed essere felici. All’inizio sono un po’ spaventati, ma poi invitano i propri amici a cooperare perché trovano gioia in tutto questo. Irradiano gioia e attirano altre persone. Più una persona dona, più gioia prova. Meno dona, più perde.

Il pellegrinaggio dei senzatetto, che sta organizzando ora con l’Associazione Fratello, è una grande sfida. Dovrebbero recarsi a Roma 6.000 persone…

Molti politici dicono che l’Europa non è cristiana, ma hanno torto. È cristiana e piena di speranza. I poveri sono spesso nascosti negli angoli. Vogliamo mostrarli, perché un’Europa sensibile e compassionevole è un’Europa splendida. Si dice che la velocità di un esercito dipenda dal membro più lento. È per questo che quando pensiamo alla velocità dello sviluppo della società europea dovremmo pensare ai più deboli.

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©Fratello 2016

Il primo pellegrinaggio dei senzatetto. Al centro padre Nicolas Buttet, fondatore della comunità Eucharistein. Foto per gentile concessione dell’Associazione Fratello 2016.

Non è facile aiutare senza porre domande: chi sei, da dove vieni…

Ma è necessario. Non chiediamo alle persone che vengono da noi com’era la loro vita. Diciamo che ci diranno quello che vogliono e quando vorranno. Sono libere. Ci sono senzatetto che ci raccontano la propria vita dopo due, tre anni di vita comunitaria. Ammettono di essere stati in prigione, di aver commesso molti errori… ma forse è un bene che non ce lo abbiano detto subito, perché così abbiamo potuto accoglierli senza pregiudizi. Per come sono realmente. I nostri sbagli non determinano tutta la nostra vita. Dio ci guarda con misericordia infinita. Guarda il nostro cuore e la nostra bontà, e quindi non poniamo troppe domande, soprattutto perché i poveri e i bisognosi possono convertirci, perché hanno fede. Lasciamo spazio per Gesù. Il pellegrinaggio dei senzatetto è un’occasione per lasciare uno spazio per Gesù nel proprio cuore. Chiunque può aiutare a organizzarlo.

Ha mai avuto un momento di dubbio? Ha mai detto “Ne ho abbastanza, non riesco ad andare avanti”?

Quando sono stanco e mi chiedo cosa stiamo facendo, come risolveremo un problema che abbiamo, cerco di ricordare che in quei momenti è il mio orgoglio che prende il sopravvento. Dio mi ha chiesto di servire i senzatetto, e quindi mi darà anche l’opportunità per farlo. Se ci concentriamo a pensare “Non ne sono capace”, significa che stiamo pensando a noi stessi. Dobbiamo smettere di concentrarci su noi stessi e sulle nostre debolezze. Dobbiamo avere fiducia.

Iwona Sitnik-Kornecka è l’editrice di For Her, Polonia. Ha scritto per il quotidiano messicano El Sol Veracruzano, è stata corrispondente di ELLE, Polonia e reporter locale per la rete televisiva pubblica polacca TVP Krakow.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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