Ogni confessore con un minimo di esperienza lo sa, e sa distinguere bene tra la mancanza di proposito di emendamento – che renderebbe invalida la confessione – e la previsione che, anche se ci si vuole emendare davvero, possano verificarsi delle ricadute, forse anche dopo poco tempo. Il penitente deve capire questo e altre due cose: la prima è che non è la confessione propriamente detta che favorisce il perdono dei peccati, ma la contrizione per questi ultimi manifestata nella sua accusa; la seconda è che la contrizione non è incompatibile con l’indebolimento della volontà prodotto dal vizio né con il pronostico poco favorevole per via di questa. Si potrebbe forse aggiungere che per evitare l’autoinganno e la disperazione in situazioni di questo tipo – a volte può mancarci l’oggettività – è raccomandabile avere un confessore fisso che ci possa davvero aiutare.
Potrebbe accadere che un vizio, anziché “conformarsi” all’indebolire la volontà, arrivi ad annullarla? Sì, potrebbe succedere, ma allora siamo già nel campo della patologia e servirebbe un aiuto specializzato, soprattutto medico, per risolvere il problema. Ce lo ricordano termini come alcolismo o ludopatia. Se le cose arrivano a questi estremi, il desiderio sincero di superare il problema passa per il fatto di cercare e accettare questo aiuto.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
LEGGI ANCHE: I 5 requisiti perché la Confessione sia “efficace”