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“Maria aiuta a riconoscere i segni di Dio”

Vatican Insider - pubblicato il 06/09/16

È bello rilevare che il Giubileo della Misericordia è iniziato l’8 dicembre (2015), solennità dell’Immacolata Concezione, giorno anniversario della data di chiusura del Concilio Vaticano II (1965) e si chiude il 20 novembre (2016), Cristo Signore dell’universo. Maria porta a Cristo, più sicuramente, rapidamente, dolcemente. Benedetto XVI ha chiesto a Maria, a Fatima, nel maggio 2010, di affrettare la vittoria del Suo Cuore immacolato entro il centenario della prima apparizione (13 maggio 2017). Sette anni. Forse vi è tanto da riflettere. 

Dio crea il mondo con delicatezza, gradualità, in sette giorni (cfr Gn 1, 1-2, 4a). 

«Elia disse ad Acab: “Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale”. Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo ragazzo: “Vieni qui, guarda verso il mare”. Quegli andò, guardò e disse. “Non c’è nulla!”. Elia disse: “Tornaci ancora per sette volte”. La settima volta riferì: “Ecco, una nuvoletta, come una mano d’uomo, sale dal mare”. Elia gli disse: “Và a dire ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!”. Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel. La mano del Signore fu sopra Elia che, cintosi i fianchi, corse davanti ad Acab finché giunse a Izrèel» (1 Re 18, 41-46). 

«Naaman dunque venne con i suoi cavalli e i suoi carri, e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Ed Eliseo gli inviò un messaggero a dirgli: “Va’, làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro”. Ma Naaman si adirò e se ne andò, dicendo: “Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del Signore, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso. I fiumi di Damasco, l’Abana e il Parpar, non sono forse migliori di tutte le acque d’Israele? Non potrei lavarmi in quelli ed essere guarito?” E, voltatosi, se n’andava infuriato. Ma i suoi servitori si avvicinarono a lui e gli dissero: “Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: ’Làvati, e sarai guarito’?” Allora egli scese e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell’uomo di Dio; e la sua carne tornò come la carne di un bambino; egli era guarito» (2 Re 5, 9-14). 

«Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”» (Mt 18, 21-22). 

Sette anni. Ma Maria è la stella mattutina, la porta del cielo. Lei viene prima, proprio ha fretta (cfr Lc 1, 39). Che bella questa parola, spoudes, nel testo originale greco. Significa: fretta, prestezza, celerità, sollecitudine, (sani, equilibrati, ndr) sforzo e fatica, pena, cura, premura, attenzione, interessamento, impegno, ardore, brama, serietà. E dunque Maria, come a Cana (cfr Gv 2, 1-12), anche, se può, come può, affretta. Forse l’Anno della Misericordia è stato ed è, per qualche aspetto, come la nuvoletta di Elia che abbiamo incontrato sopra. Un anno pieno di doni sconfinati, che aprono forse a un profondo avvicinamento al cuore non solo spiritualistico ma concreto, divino e umano, di Cristo. Nelle cose essenziali il Cristo dei Vangeli, come discerneva concretamente. Un cuore docile e umile come un agnello, che si lasciava portare dallo Spirito che scendeva delicatamente, come una colomba. Se Maria ci sta conducendo a non basarci sui nostri ragionamenti astratti, a tavolino ma, gradualmente, a lasciarci portare con cuore semplice, con sereno buonsenso nella fede, dalla luce serena che scende con delicatezza; e così gradualmente, non astrattamente, a tavolino, ci aiuta a trovare tendenzialmente sempre più, a misura, le risposte, sanando quella ferita, quello schematismo; con quell’incontro, in quell’evento; insomma se, anche molto gradualmente, ognuno sulla sua graduale, personalissima, via, magari anche ancora razionalista, spiritualista, cerchiamo di lasciarci portare dalla luce nel cuore ecco quello è un dono sconfinato. Forse è come quella nuvoletta di Elia, capace di aprire gradualmente tutte le porte della grazia, le cataratte del cielo, a tutto campo. 

«Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”» (Gv 20, 16-17). Non ha senso attaccarci alla nostra visione, al nostro stesso rapporto, con Cristo, così come è ora, significa trattenerlo. Invece lui ci vuole portare sempre più con lui, in lui, Dio e uomo, nel seno del Padre. Il giorno di quell’incontro della Maddalena con Cristo era quello dopo il sabato, il primo della settimana. Il 20 novembre, Cristo Signore dell’universo, è l’ultima domenica di questo anno liturgico, poi, la domenica successiva, inizia quello che conduce al centenario di Fatima. Anche implicitamente (per esempio in un ateo), Maria ci dona sempre più Cristo e Cristo ci dona sempre più Maria. 

Il cuore di Cristo è pieno di compassione (Lc 10, 33). Compassione significa gradualmente cercare con tutto il cuore, con discrezione, di immedesimarsi, di stare vicini, di aiutare, di ricevere. Ecco la via, per esempio, della pastorale. Non ficcare in testa idee. Accompagnare, con attenzione, discrezione, talora anche di lontano, il graduale, personalissimo, cammino di ciascuno. Incontrare la persona concreta, con le sue speranze, i suoi bisogni, i suoi dolori, per le sue umane vie, come quella dei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24, 13-35), come quella del figliol prodigo (cfr Lc 15, 11-32), come quella dell’uomo dalla mano inaridita (cfr Lc 6, 6-11), non solo una sua astratta anima. E nemmeno il suo astratto corpo, ossia degli schematici bisogni materiali. Dovunque sono andato, nelle situazioni più diverse e dunque con i modi, per le vie, più disparate, sono venute tantissime persone, aperte alle graduali, personalissime, tappe di una crescita. Lo dico e lo grido, per una sola volta, perché vi è una strada che non è un dono, anche un estro, personale, ma è una via semplice, trasmissibile (si veda, per esempio qui). Proprio, mi pare, quella del cuore divino e umano di Cristo. Quella, dunque, del cuore di Maria. 

Cristo arde dal desiderio di sollevarci, liberarci, dai nostri dolori, dalle nostre oscurità, di donarci vita, ogni bene (cfr Lc 12, 49) ma lo fa gradualmente perché ci aiuta con discrezione, rispetto, delicatezza. In quale episodio del Vangelo Gesù dice a qualcuno che non è degno del suo donarsi con tutto il cuore? I discepoli di Emmaus erano convertiti o avevano gli occhi ancora chiusi quando ricevettero da Gesù l’eucaristia (cfr Lc 24, 30-31)? 

Spiritualismo, razionalismo, sono forse distorsioni ereditate anche e forse, talora, soprattutto, dai gentili. La degnità forse è, talora, anche problema di legge. «Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani» (1 Cor 1, 23). Ma oggi, dopo tante esperienze, anche tanto dolore, gradualmente ci avviciniamo, ci incontriamo, nell’umano e gradualmente scopriamo, con stupore, nei concreti episodi dei Vangeli, che proprio così ci ama Gesù. È lui che gradualmente ci libera dallo spiritualismo, dal razionalismo, dalla legge e ci dona un cuore semplice, umano. 

In Lc 5, 33-39 Gesù tra l’altro osserva che il vino nuovo va messo in otri nuovi perché quelli vecchi li spacca e il vino stesso si perde. Poi osserva ancora che nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo perché rileva che il vecchio è migliore. Sembra che Gesù affermi prima una cosa e poi il suo contrario. Qualcuno vi legge una comprensione gesuana della fatica nel rinnovamento. E mi pare una interpretazione plausibile. Ma forse il vero succo di questo brano è che Gesù presenta non una ma due piccole similitudini a proposito del vino. Infatti Gesù è il vero vino nuovo e il vero vino vecchio. Non è un nuovo purchessia né è un vecchio purchessia. Lo Spirito vi condurrà alla verità tutta intera ricordandovi quello che vi ho detto (Cfr Gv 16, 13; Gv 14, 26). «Va a bagnarti sette volte nel Giordano» (2 Re 5, 10). «Il mio cuore immacolato trionferà». Cosa può significare vittoria? Sconfitta totale del male e scelta del bene da parte di ogni persona? Che si apra sempre più la via, piena di ogni bene, del cuore divino e umano di Cristo, forse di questo si tratta. Sono tutte domande. 

Dunque ecco possibili ulteriori domande: la citata preghiera di Benedetto XVI a Fatima mi pare un evento da non sottovalutare. Non può essere bene riflettere insieme, liberamente, senza, possibilmente, accapigliarsi, su come leggere questo tempo? Non può essere bene cercare i modi adeguati per prepararsi a questo centenario? La Chiesa negli ultimi secoli si è forse talora mossa più asceticamente, teologicamente, non può essere anche quella qui in questione un’occasione per un possibile cercare l’equilibrio, ponendo una sana, prudente, profonda, attenzione alla viva presenza, opera, di Maria, di Dio, oggi, nel mondo, nella storia, nella vita di ciascuno? Cosa che tanti cristiani riconoscono subito, con gioia, con cuore semplice. Anche così, forse, gradualmente, non un astratto ragionare, non un fare pragmatico, ma un cuore che cerca di lasciarsi portare dalla luce serena che scende a misura, come una colomba. Vivendo, vedendo, per questa via, ogni cosa in modo sempre nuovo. La via del cuore nella luce è dunque anche la via di un Dio vivo che fa la storia col suo popolo, con tutti i suoi figli, anche non ancora credenti. La promessa della vittoria del cuore di Maria orienta a questa storia, orienta all’amore, alla luce, che sempre più viene. Orienta a riconoscere e conservare nel cuore i segni di Dio nel tempo della Chiesa, del mondo, di ogni comunità, persona. Orienta dunque, per esempio, più chiaramente, concretamente, a fare un popolo, un popolo vivo, in cammino nella storia della sempre nuova venuta di Cristo, non dunque una Chiesa in varia misura statica, schematica, pragmatica, che sente così un po’ meno di essere un popolo; orienta a costruire ponti, a fare comunione, con amore, comprensione, umanità, nel mondo, orienta alla profezia di ogni uomo. 

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