Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 28 Marzo |
Aleteia logo
Stile di vita
separateurCreated with Sketch.

Caro me stesso, quanto sei santo?

Première communion de Nell et Wiktoria

Kasia STREK/CIRIC

Judy Landrieu Klein - pubblicato il 05/09/16

Diventare santi non è facile, ma con la grazia di Dio tutto è possibile

Cosa significa essere santi? E come lo diventiamo?

Queste due domande mi hanno occupato la mente per anni mentre passavo dall’agnosticismo al protestantesimo fondamentalista per poi tornare a casa nel cattolicesimo. Quando sono tornata alla Chiesa cattolica ho continuato a pormi le stesse domande sulla santità mentre mi specializzavo in Apologetica, Teologia Morale e Bioetica. Alla fine, grazie all’implosione della mia vita, sono giunta alla conclusione che la santità consiste, in modo piuttosto semplice, nell’amare Dio e nell’arrendersi a Lui.

A dire la verità, ora posso vedere che il mio percorso all’interno del cristianesimo è stato un tentativo di far sì che un’autorità mi dicesse la verità nero su bianco, mi desse delle leggi e i parametri in base a cui vivere. In genere scherzavo dicendo che volevo solo qualcuno che mi dicesse le regole da seguire!

Dentro di me sapevo che queste regole erano molto più facili che arrendersi a un Dio imprevedibile – soprattutto un Dio che permette tanta sofferenza nella vita. Ci sono voluti molti anni di preghiera, studio, ricerca nell’anima e ovviamente sofferenza personale prima che iniziassi a vedere che l’essenza della santità non risiede nelle formule, nei fatti o nelle imprese personali – per quanto possano essere validi –, ma nell’avere fiducia in Dio, e che gli ingredienti indispensabili della santità sono sperare in Dio in ogni circostanza, credere che sia buono indipendentemente da tutto e arrendersi con abbandono al suo amore.

Sembra piuttosto semplice, vero? Beh, non è proprio così…

Grazie a un suggerimento di Amazon, di recente mi sono imbattuta nel nuovo libro del dottor Peter Kreeft, How To Be Holy: First Steps In Becoming A Saint (Come essere santi: primi passi per diventare un santo), che spiega alla perfezione perché la santità è semplice e difficile allo stesso tempo. Sorprendentemente, almeno per me, Kreeft afferma esattamente quello che ho cercato di dire sia nei miei scritti che nei miei interventi – che la santità non riguarda la performance, ma l’arrendersi. In altre parole, la santità ha molto meno a che fare con l’asserire la mia volontà che con l’assentire a quella di Dio.

Con lo stile brillante, l’arguzia e la logica che lo caratterizza, Kreeft, autore prolifico e filosofo, riassume esattamente questo concetto: “L”abbandono’, o ‘islam’, o ‘resa’ al volere provvidenziale di Dio è anche l’essenza stessa della santità” (Kreeft, How To Be Holy, p. 31).

L’autore costruisce la sua tesi sulla verità per cui Dio è il sommo bene, l’onnisciente e l’onnipotente, richiamando le parole di San Paolo in Romani 8, 28, quando afferma: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno”.

La maggior parte di noi concorderebbe sul fatto che Dio è buono e opera tutto per il nostro bene quando le cose ci vanno bene nella vita, ovvero quando vanno secondo la “nostra volontà”. In quei momenti, siamo invitati a coltivare le virtù della fede, della speranza e dell’amore allineando la nostra volontà a quella di Dio e crescendo nel nostro rapporto con Lui.

È però quando Dio permette che siamo santificati “contro la nostra volontà, attraverso la sofferenza” (Kreeft, p. 32) che veniamo sfidati frontalmente a esercitare le virtù teologali in modo più radicale. È allora che dobbiamo decidere se crediamo davvero che Dio sia buono e se confidiamo realmente nel fatto che quello che sta permettendo nella nostra vita è per il nostro bene. In questi momenti di purificazione, siamo chiamati ad abbandonarci con fiducia al volere provvidenziale di Dio, permettendo che il fuoco dell’amore divino di bruciare i resti del nostro amore per noi stessi – in poche parole, l’egoismo – che secondo Kreeft è l’ostacolo principale alla santità. Quando acconsentiamo alla volontà di Dio in mezzo alla sofferenza, iniziamo a sperimentare quella che l’autore chiama la “resa gioiosa e fiduciosa”, che richiede il fatto di dire: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.

E questa, amici miei, questa difficile preghiera di resa consapevole e intenzionale, di abbandono a un Dio che crediamo sia buono e amorevole – nonostante quella che spesso è una dura battaglia attraverso la sofferenza –, è ciò che ci rende santi. Non è facile, ma è assolutamente possibile con la grazia.


Judy Landrieu Klein è autrice, teologa, oratrice, vedova e da poco risposata. Il suo libro, Miracle Man, è stato un bestseller di Amazon Kindle nella sezione dedicata al cattolicesimo. Il suo blog, “Holy Hope”, si può trovare su MemorareMinistries.com.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
santita
Top 10
See More