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Papa Pio XII, eroe nella lotta contro Hitler

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Jared Enos-cc

John Burger - Aleteia - pubblicato il 05/09/16

Un documentario del National Geographic Channel analizza il piano vaticano per uccidere il dittatore

Le scene iniziali di Pope vs. Hitler, un nuovo docudramma del National Geographic Channel, giustappone due giovani cattolici che ricevono i sacramenti nell’Europa precedente la I Guerra Mondiale. Il giovane Adolf Hitler è ritratto come disinteressato e risentito mentre il vescovo lo conferma, mentre Eugenio Pacelli riceve il sacramento durante un rito d’ordinazione.

Anche se l’attore che interpreta Hitler potrebbe essere quasi scambiato per un adolescente qualsiasi, ci si chiede quali forze abbiano trasformato questo giovane cattolico austriaco in uno dei più grandi mostri della storia, un uomo che ha giurato di “schiacciare la Chiesa come si fa con un rospo”.

Per le due ore successive, lo scrittore e regista Chris Cassel conduce il pubblico in una corsa selvaggia tra la Germania di Hitler e la Roma di Pacelli, esaminando una parte della storia della II Guerra Mondiale finora nascosta: il fatto che Pacelli, come papa Pio XII, fosse profondamente coinvolto in un piano per assassinare Adolf Hitler quando era ormai chiaro che il “tirannicidio” avrebbe potuto evitare l’Olocausto e la distruzione dell’Europa.

La cosa è rimasta nascosta fino a quando lo storico Mark Riebling ha avanzato la tesi nel suo libro del 2015 Church of Spies. Il libro di Riebling, frutto di 18 anni di ricerche, ha ispirato lo speciale del National Geographic, ha reso noto Cassel giovedì a New York. Il docudramma verrà trasmesso sabato.

Il pubblico non troverà una critica nei confronti di Pio XII, come si è invece visto in varie altre opere degli ultimi 50 anni, che hanno mostrato il papa del tempo di guerra come un simpatizzante nazista nella peggiore delle ipotesi o un debole acquiescente che rimase in silenzio di fronte alla persecuzione degli ebrei.

Piuttosto, la domanda che conclude il mix di 120 minuti di spionaggio vaticano drammatizzato e interviste agli esperti è “Sarebbe stato giusto che il leader della Chiesa cattolica commettesse un omicidio, anche se si trattava dell’omicidio di una persona così malvagia?”

“Omicidio” è tuttavia il termine sbagliato, perché il progetto non era quello di uccidere un innocente, quanto piuttosto qualcosa in linea con la teoria della guerra giusta. Il film richiama San Tommaso d’Aquino, che ha scritto sulla giustificazione del tirannicidio.

Come ha sottolineato padre George W. Rutler, autore del Combattimento Spirituale 1942–1943, tuttavia, il tirannicidio dev’essere un’azione del popolo, non semplicemente un capriccio personale. “Non penso che ci sia stata alcuna colpa da parte del papa”, ha affermato padre Rutler durante una discussione dopo la proiezione del film presso il Sheen Center for Thought & Culture di Manhattan. “Penso che sperasse che questa azione venisse effettuata nel modo più diretto e appropriato”.

Il piano vaticano, ovviamente, non ha avuto successo, e Hitler è morto per propria mano solo quando ha visto che la Germania era ormai sconfitta.

Il papa non è stato comunque l’unico a cercare di liberarsi del Führer. Ci sono stati circa 40 complotti per uccidere il dittatore, ha affermato Cassel. Quelli ben noti sono riportai nel film, incluso il “complotto di luglio” del 1944 guidato da Claus von Stauffenberg, un cattolico pentito.

Cassel, anch’egli cattolico, ha dichiarato che il numero di tentativi di porre fine alla vita di Hitler si oppone allo stereotipo dei tedeschi degli anni Trenta e Quaranta come “droni senza testa di Hitler”. A suo avviso, in Germania c’era un “sottobosco cristiano piuttosto forte”.

“Hitler non ha mai ucciso la fede e non ha mai ucciso lo spirito indipendente di quel popolo”, ha dichiarato.

Il documentario dà ai critici di Pio XII la possibilità di dar voce alle proprie opinioni, ma alla fine della pellicola l’impressione che si ha di papa Pacelli è decisamente positiva.

Uno degli oratori allo Sheen Center, Gary Krupp, presidente della Pave the Way Foundation, ha infatti affermato che la deportazione degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943 sarebbe stata ben più grave se il papa non fosse intervenuto.

“Papa Pio XII mandò suo nipote a incontrare il governatore generale di Roma e minacciò di esprimersi con veemenza contro l’arresto degli ebrei di Roma e il movimento nazista”, ha affermato Krupp, che ha aggiunto di aver scoperto dei documenti negli Archivi Vaticani a supporto di papa Pacelli. La fondazione di Krupp lavora per migliorare i rapporti tra le religioni. Il governatore generale nazista, ha sottolineato, sapeva che se non avesse fermato gli arresti e se il papa avesse messo in atto la sua minaccia “avrebbe provocato rivolte in tutta l’Europa cattolica”. I restanti 11.000 ebrei di Roma vennero così risparmiati.

Riebling ha dichiarato che una preoccupazione di Pio XII che portò alla sua discrezione era la possibilità di uno scisma all’interno della Chiesa.

“Se avesse fatto scegliere i cattolici tedeschi tra il papa e Hitler, la maggior parte di loro avrebbe scelto Hitler, non necessariamente perché era a favore del genocidio, ma perché era tedesco”, ha affermato Riebling.

“Pio XII non è rimasto in silenzio”, ha insistito Krupp. “Chiunque abbia un computer può consultare gli archivi del New York Times dal 1939 al 1958 e cercare ‘Pio XII e gli ebrei’, trovando centinaia di articoli, nessuno dei quali negativo”.

John Burgerapporta i suoi 23 anni di esperienza ad Aleteia come editore. È stato editore del National Catholic Register e reporter per il Catholic New York, e ha scritto per numerose pubblicazioni cattoliche.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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