«Le sole scienze, naturali e fisiche, non bastano per comprendere il mistero che ogni persona contiene in sé. Se si guarda all’uomo nella sua totalità si può avere uno sguardo di particolare intensità ai più poveri, ai più disagiati ed emarginati perché anche a loro giunga la vostra cura, come anche l’assistenza e l’attenzione delle strutture sanitarie pubbliche e private». Lo ha detto il Papa nel discorso che ha rivolto alla fine della mattina del 31 agosto 2016 ai cardiologi di tutto il mondo. Francesco, dopo l’udienza in piazza San Pietro, si è recato alla Fiera di Roma, e ha incontrato i partecipanti al congresso annuale organizzato dalla Società Europea di Cardiologia, al quale hanno preso parte in questi giorni 35.000 specialisti di 140 paesi.
«Voi vi occupate della cura del cuore – ha detto Francesco – Quanta simbologia si nasconde in questa parola e quante attese vengono riposte in questo organo umano! Tra le vostre mani passa il centro pulsante del corpo umano, pertanto la vostra responsabilità è grande! Sono certo che trovandovi di fronte a questo libro della vita, che porta in sé ancora tante pagine da scoprire, voi vi accostate con trepidazione e senso di timore».
Francesco ha ricordato come la Chiesa abbia «sempre affermato l’importanza della ricerca scientifica per la vita e la salute delle persone». «La natura in tutta la sua complessità, e anche la mente umana, sono creature di Dio – ha detto Bergoglio – Lo studioso può e deve investigarle, sapendo che lo sviluppo delle scienze filosofiche ed empiriche e delle competenze pratiche che servono il più debole e malato è un servizio importante che si inscrive nel progetto divino. L’apertura alla grazia di Dio, fatta tramite la fede, non ferisce la mente, anzi la spinge a una conoscenza della verità, più ampia e utile per l’umanità».
«Sappiamo, tuttavia – ha riconosciuto Francesco – che anche lo scienziato nella sua scoperta non è mai neutrale. Egli porta con sé la sua storia, il suo modo di essere e di pensare. Per ognuno esiste la necessità di avere una sorta di purificazione che, mentre allontana le tossine che avvelenano la ragione nella sua ricerca di verità e di certezza, induce a guardare con maggior intensità all’essenza delle cose. Non possiamo negare, infatti, che la conoscenza, anche la più precisa e scientifica, ha bisogno di progredire facendo le domande e trovando le risposte sull’origine, il senso e la finalità della realtà, uomo incluso».
Dopo aver ricordato che la scienza, da sola, non basta «per comprendere il mistero che ogni persona contiene in sé» e aver invitato a uno sguardo ha continuato: «Con la vostra preziosa attività voi contribuite a guarire il corpo malato e, al tempo stesso, avete la possibilità di verificare che ci sono leggi impresse nella stessa natura che nessuno può manomettere ma solo “scoprire, usare e ordinare” perché la vita corrisponda sempre più alle intenzioni del Creatore. Per questo è importante che l’uomo di scienza, mentre si misura con il grande mistero dell’esistenza umana, non si lasci vincere dalla tentazione di soffocare la verità».
Infine, il Papa ha chiesto «al Signore di benedire la ricerca e la cura medica, in modo che a tutti possa giungere il sollievo dal dolore, una maggior qualità della vita e un accresciuto senso di speranza».