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“Istituzioni come la scuola possono ostacolare un rinnovamento. Come uscirne? Dio può tutto”

Vatican Insider - pubblicato il 24/08/16

Ho già osservato in precedenti interventi che la questione della formazione, nei suoi vari aspetti, costituisce un punto decisivo nella vita delle persone e della società. Ho osservato che il razionalismo sembra in tante cose avere esaurito la sua carica di rinnovamento e sembra lasciare emergere sempre più in tante cose le conseguenze dei suoi riduzionismi e delle sue distorsioni di fondo. È, quella razionalista, una cultura che si va svuotando, riducendo le persone a individui a massa anonima, in balia di un apparente fato tecnicista.  

La conseguente tendenza può, a livello sociale, essere quella di creare oligarchie lontane dalla gente. Non si può allora parlare allo stesso modo di giusta e sana mediazione della politica, anche di equilibrato snellimento del processo decisionale, quando, per esempio, si formano le persone nel tecnicismo suddetto, svuotandole di stimoli alla partecipazione. In tal caso lo sveltimento decisionale può condurre in varia misura ad una pericolosa dittatura soft che può sempre più affinare in mille modi la stabilizzazione di un potere di ristrette cerchie di persone che poco hanno a che vedere con una società resa sempre più distratta e indifferente alla politica. Ristrette cerchie che “a fin di bene” orientano e canalizzano la vita di tutti secondo un loro piacimento che tra l’altro si può talora rivelare sempre più, come detto, tecnocratico, individualista, lobbista, massificante.  

Il razionalismo può comportare una astrattizzazione e settorializzazione della vita, della cultura, in compartimenti in varia misura stagni, variamente magari distorti. Da qui può scaturire il pericolo di frammentare la persona rendendola in varia misura un individuo chiuso nel suo settore di competenza, svuotato di significati. Può diventare così davvero difficile rinnovare le persone e la società. È reso più difficile un rinnovamento, uno sviluppo, anche dal basso. Questa spersonalizzazione, frammentazione, del razionalismo, può in varia misura riguardare anche le mentalità nel mondo cattolico. Anche qui si può dare il rischio, per le guide, di impantanarsi in astratti riduzionismi, divisioni astratte di competenze, con relativi paraocchi. Si può formare un apparato burocratico statico nel quale l’unità e l’obbedienza possono divenire, talora inconsapevolmente, conformismo, anche carrierismo.  

Dunque mentalità, il razionalismo, anche lo spiritualismo, strutturazioni anche istituzionali, come la scuola, che possono ostacolare un rinnovamento. Come uscirne? Dio può tutto. Ho osservato in precedenti interventi che la storia stessa sembra stia conducendo molti verso un’umanità più semplice e umana, non spiritualista, razionalista. Il cammino solo dal basso può però talora risultare più lento. Un rinnovamento ai vari livelli potrebbe aiutare molto. Certo può essere difficile che da un apparato burocratico escano guide non burocratiche. Vediamo però, per esempio, che nella Chiesa, diffusa in tutto il mondo, vi sono, con l’aiuto di Dio, possibilità di rinnovamento anche dall’alto. Papa Francesco, il Concilio Vaticano, sono in questo un segno significativo della ricchezza dei popoli. Emerge dunque in tanti ambiti la positività di una possibile strada di partecipazione rinnovata di tutte le persone, di scambio, etc.. Una strada anche che, tra l’altro, con equilibrio, non sia prona ad aridi regolamenti. Per esempio una persona può aver studiato tutta la vita, magari anche avere titoli universitari vari, può stare aprendo orizzonti nuovi importanti ma non può insegnare, poniamo, in una università pontificia perché non ha il dottorato. Bisogna, mi pare, prevedere eccezioni, dare elasticità.  

Vi è, mi pare, bisogno, tra l’altro, come dicevo, di rinnovare la formazione. Anche a questo proposito è, mi pare, necessario avviarsi ad un graduale rinnovamento pure delle strutturazioni. Per esempio mi paiono estremamente necessarie, nei giusti tempi, passaggi, cattedre universitarie pontificie dove ci si possa confrontare sul nucleo spirituale e umano, sulle impostazioni spirituali e umane, fondamentali, sugli adeguati collegamenti con tutte le diramazioni della cultura e della vita. Cosa che oggi può talora mancare clamorosamente, per cui si può in varia misura non essere consapevoli di vivere, discernere, secondo impostazioni che orientano in un modo o nell’altro. Per esempio, tra l’altro, impostazioni che, come dicevo, possono in varia misura frammentare, spersonalizzare, l’uomo non aiutandolo a vedere la maturazione integrale, spirituale e umana, come la via anche per vedere ogni cosa in modo sempre nuovo. Confrontarsi dunque anche sui collegamenti nucleo essenziale-materie vuol dire anche superare uno sfrenato settorialismo che può scoraggiare in partenza ogni interessamento al di là della propria materia di competenza. Mentre in ogni ramo della cultura vi sono dei nodi e degli aspetti principali che possono profondamente aiutare a comprendere l’uomo tutto intero e di qui aiutare una rinnovata comprensione anche di tutto quel ramo magari anche considerato nelle basi stesse in modo nuovo. Può aiutare prevedere incontri e scambi con le altre religioni e culture. Possono forse aiutare molto, su questa via nuova, per esempio nelle università pontificie, figure nuove di formatori spirituali e umani, disponibili ad ascoltare, a dialogare, con gli studenti. Possono forse risultare sempre più chiaramente utili, anche negli atenei pontifici, cattedre di riforma scolastica, nelle quali si rifletta sul necessario continuo rinnovamento anche organizzativo-formativo (vedi gli esempi citati, come le nuove cattedre proposte, il formatore, etc.) nella scuola, nell’università, anche, per esempio, nei seminari, potendo aiutare tra l’altro anche così ad evitare il rischio della staticità. Un altro punto che forse può rivelarsi decisivo valutare in questa feconda epoca di passaggio spirituale culturale, anche di più profonda riscoperta del ruolo, della partecipazione, dei laici è, per esempio, quello di ampliare nelle università pontificie lo studio di tutte le materie (alla luce della fede cristiana e, ripeto, nel dialogo, nello scambio, nella condivisione, etc., con le altre religioni e culture). Sarebbe veramente importante poi se si trovasse il modo per aiutare a studiare i meno abbienti. E a studiare cercando il più possibile di aiutarli secondo la loro religione, etc.. Quest’ultimissima cosa può per motivi pratici non essere facilmente realizzabile in modo più adeguato, dato che già sarebbe forse, attualmente, un sogno realizzare le proposte precedenti. Ma è importante anche come prospettiva non riflettere solo su ciò che si può ora concretizzare. Si possono talora trovare, tra l’altro, per esempio, soluzioni diverse, passaggi sia pur in vario modo parziali, in quella stessa direzione. 

Evidente che una scuola, per esempio cattolica, che culturalmente orienta alle autentiche vie di una serena maturazione può costituire un profondo stimolo a cercare luoghi dove formarsi anche vissutamente, come per il cristiano può essere per esempio la parrocchia. Una tale complessiva formazione può illuminare, collegare, animare, ogni aspetto della vita. Si possono costituire reti comunitarie, intercomunitarie, etc., che possono rinnovare profondamente la società. È anche immaginabile che tanto continuo rinnovamento in una società intellettualistica e frammentata, burocratica, può risultare più difficile. Forse talora qualcosa si potrebbe, se generosi, coraggiosi, fare ma si possono dare situazioni complicate. Che vi sia sempre più un aiuto “dall’alto e dal basso” può apparire talora come un vero miracolo del cielo. 

La cultura viene talora sentita come una cosa sotto vari aspetti lontana, inutile, anche sotto certi aspetti goffa e fuori dal mondo. Non sarebbe bello che sempre più la si avvertisse come un grande aiuto per trovare sé stessi, gli altri, per costruire un mondo nuovo, un aiuto in tanti modi vicino, umano? Siamo forse in un momento ricco di speranze anche per la cultura, almeno quella cristiana. Si può forse aprire a tutto campo un’epoca nuova. Preghiera, conversione, divenire per grazia sentinelle della sempre nuova venuta di Cristo… anche nella semplicità delle piccole cose, sempre più così belle e umane, a misura… Si può creare un sempre più fecondo scambio tra una cultura che nasce dalla e nella vita e la vita che dalla viva sapienza riceve luce, alimento. 

Le università pontificie possono contribuire sempre più intensamente ad un rinnovamento della cultura e della formazione. Si può dunque trattare di avviare anche per questa via un graduale rinnovamento. Con delicatezza, equilibrio, perché si tratta di un rinnovamento delle persone stesse, non solo dunque, degli insegnamenti ma anche, per esempio, degli insegnanti. 

Siamo dunque forse in un periodo di possibile fecondo graduale passaggio verso un vivo, benefico, rinnovamento a tutto campo. Ma, mentre si aprono forse sentieri di rinnovata speranza, persone, bambini, continuano a soffrire e a morire per la povertà, la guerra, la violenza, nelle loro tante forme, etc.. Vi è forse la possibilità di fare in sempre nuovi modi qualcosa subito di concreto per aiutare, stare vicino, in ogni possibile modo, a tanti sventurati. Se sempre più i cristiani, i cittadini del mondo, si mettono insieme forse si può creare lavoro, dare istruzione, curare, alimentare, etc., stare vicino, almeno a qualcuno, qualcuno in più. Forse, talora, pastori e fedeli insieme possono fare molto di più, concretamente. E tanto possono concretamente fare insieme religioni, culture. Forse talora si possono sbloccare possibili abitudini spiritualistiche, schemi riduttivi, che ostacolano, sviluppano meno, il donarsi ed anche, talora, un sensato rischiare. Forse un aspetto del “segreto” di Fatima* è semplicemente la chiamata ad un cammino graduale, a misura, verso verso il pregare, verso il dare, con sano buonsenso, ma anche con sano rischio, nella luce, nella fede, la vita per i fratelli, specie quelli provati da mille sofferenze, accogliendo nel proprio cuore appunto la luce che scende (per esempio in un ateo senza ancora donare la fede) con la delicatezza di una colomba. Stiamo entrando nei mesi che portano al centenario delle apparizioni di Fatima (13 maggio 2017). Benedetto XVI il 10 maggio 2010 chiese a Maria a Fatima che affrettasse la vittoria del suo cuore immacolato entro quell’anniversario. Che sia il caso eccezionale di prolungare il giubileo chiamandolo magari anno del cuore divino e umano di Cristo, “ecumenicamente” anno della compassione (cfr Lc 15, 20; Lc 10, 33)? 

Il muoversi sempre più delle persone concrete invece che, in qualche possibile caso, solo di, talora razionalistiche, entità statali può profondamente contribuire a rinnovare il mondo. E nel mondo vi è tanta gente buona che se potesse fare qualcosa, in vario modo e misura, nel proprio graduale cammino, la farebbe. Bisogna fare di tutto perché questa fraternità, questa disponibilità, non rischi di andare in varia misura svuotata, sprecata, non trovando adeguati sbocchi. 

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