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Cardinal Parolin: il Papa sogna la riconciliazione tra i cattolici cinesi

Card. Pietro Parolin – it

MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP

<span class="standardtextnolink">Card. Pietro Parolin Vatican secretary of state at the conference for the 40th anniversary of the &#039;Institute Jacques Maritain, at the French Embassy to the Holy See in Rome at the Villa Bonaparte.<a class="standardtext">.</a></span> <span class="standardtextlabel">Signature:</span> <span class="standardtextnolink"><a class="standardtext">&copy;MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP</a></span>

Vatican Insider - pubblicato il 24/08/16

Per il Segretario di Stato occorre scrivere «una nuova pagina nella storia della Chiesa in Cina», trovando «soluzioni realistiche per il bene di tutti»

di Gianni Valente

I contatti tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese «continuano con spirito di buona volontà da entrambe le parti», e puntano a trovare «soluzioni realistiche per il bene di tutti». L’autorevole conferma del passaggio importante vissuto dal dialogo tra Pechino e i Palazzi d’Oltretevere arriva direttamente dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità. In un’ampia intervista concessa a Stefania Falasca e pubblicata oggi sul quotidiano Avvenire, il porporato vicentino che guida la diplomazia vaticana delinea in maniera chiara i criteri e gli obiettivi seguiti dalla Santa Sede nei contatti in corso con i rappresentanti del governo cinese.

«Alla Santa Sede» riferisce Parolin «sta particolarmente a cuore che i cattolici cinesi possano vivere in modo positivo la loro appartenenza alla Chiesa e, nello stesso tempo, essere buoni cittadini e contribuire a rafforzare l’armonia dell’intera società cinese». Mentre intorno ai rapporti sino-vaticani cresce la sovreccitazione mediatica, il Segretario di Stato vaticano ricorda che «il cammino della conoscenza e della fiducia reciproca richiede tempo, pazienza e lungimiranza». Ignorando gli allarmismi diffusi a arte su presunti “patti politico-diplomatici” perseguiti dal Vaticano sulla testa delle comunità cattoliche locali, Parolin mette in chiaro che nei contatti in corso con Pechino l’intento primario della Santa Sede è quello di rendere più semplice la vita di fede dei cattolici cinesi e favorire la riconciliazione tra le comunità cosiddette “ufficiali” e quelle cosiddette “clandestine”: «Sostenere che in Cina esistono due differenti Chiese» ribadisce il cardinale, sgonfiando una delle distorsioni più ricorrenti in merito alle vicende del cattolicesimo cinese ««non corrisponde né alla realtà storica né alla vita di fede dei cattolici cinesi. Si tratta piuttosto di due comunità entrambe desiderose di vivere in piena comunione con il Successore di Pietro». Ciascuna di esse – sottolinea Parolin «porta con sé il bagaglio storico di momenti di grande testimonianza e di sofferenza, il che ci parla della complessità e delle contraddizioni di quell’immenso Paese». E l’auspicio della Santa Sede «è di vedere, in un futuro non lontano, queste due comunità riconciliarsi, accogliersi, donare e ricevere misericordia per un comune annuncio del Vangelo, che sia veramente credibile». È questa – ripete il Segretario di Stato vaticano – la riconciliazione che sta davvero a cuore anche a Papa Francesco: «che si superino le tensioni e le divisioni del passato, per poter scrivere una pagina nuova della storia della Chiesa in Cina», ben sapendo che quella Chiesa «conosce figure di eroici testimoni del Vangelo, un fiume di santità spesso nascosta o sconosciuta ai più». Tale cammino di riconciliazione – nota con fiducia Parolin – potrà essere «un esempio eloquente per il mondo intero, costruendo dappertutto ponti di fraternità e di comunione».

Nei prossimi giorni, il cardinale veneto prende parte a Canale d’Agordo alle celebrazioni per il 38esimo anniversario dell’elezione papale di Giovanni Paolo I. L’articolata intervista raccolta da Falasca prende le mosse devozione di Parolin per il conterraneo Papa Luciani («Ammiro la sua santità vissuta. Spero che non manchi molto alla proclamazione delle sue virtù e si possa giungere alla sua beatificazione»), per poi toccare anche temi legati all’attualità geopolitica. Interpellato sugli interventi militari realizzati da coalizioni e singole nazioni in Medio Oriente e in Libia, Parolin riconosce che il ricorso a mezzi militari per ripristinare la pace è previsto dal diritto internazionale «solo come ultima istanza», ma aggiunge che «molte volte gli interventi di forze straniere contribuiscono, per vari motivi, ad acuire i conflitti e le sofferenze delle popolazioni civili». Il Segretario di Stato vaticano ripete, con Papa Francesco, che «Non c’è una guerra tra cristianesimo e islam», e rimarca che «il terrorismo islamico colpisce da un punto di vista numerico più i musulmani che i cristiani».

A evocare la “cosiddetta guerra di religione” – fa notare Parolin – sono proprio gli adepti allo Stato Islamico, che strumentalizzano l’islam «per giustificare i loro atti di violenza». E occorre evitare di «cadere nella loro trappola». La partecipazione dei musulmani alle Messe dopo il martirio del sacerdote francese Jacques Hamel viene valorizzata da Parolin come un «segno di fraternità, di solidarietà e di rifiuto della violenza», anche se in alcuni casi, il mancato rispetto delle indicazioni sulla partecipazione dei non cristiani alle liturgie eucaristiche «dà adito a malintesi e a critiche».

Il Segretario di Stato voluto da Papa Francesco nega ogni legittimità ai sofismi delle leadership occidentali che chiudono le porte ai flussi migratori chiamando a pretesto la difesa della propria identità culturale segnata dal cristianesimo «Lo spirito di accoglienza» ricorda Parolin «è parte essenziale dell’identità cristiana e un’applicazione concreta delle opere di misericordia indicate da Gesù nel Vangelo».

Interpellato sull’interesse e la stima che gli interventi di Papa Francesco riscuotono anche tra i potenti del mondo il Segretario di Stato ne approfitta per richiamare l’attenzione su «un dato spesso sottovalutato: Papa Francesco» ricorda Parolin «non è un leader politico o il capo di una grande e potente multinazionale, esperto in strategie politiche, commerciali e finanziarie. Egli è il Successore di Pietro, il Pastore della Chiesa universale, scelto da Dio per questo compito arduo», e «la sua unica preoccupazione è quella di annunciare il Vangelo che salva, affinché gli uomini possano riconciliarsi con Dio e con i fratelli e così ritrovare speranza e pace». Solo da questa sollecitudine apostolica  sottolinea Parolin – nasce anche l’attenzione e la partecipazione del Papa ai drammi e ai problemi vissuti dalla famiglia umana. A giudizio del Segretario di Stato vaticano, è «la semplicità e il coraggio con cui il Papa propone il primato del dialogo e dell’incontro» ad aver destato in molti leader religiosi e politici «il desiderio di entrare in contatto con lui e di conoscere meglio l’azione della Santa Sede e della Chiesa cattolica nel mondo».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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