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Germania, la Conferenza episcopale: vocazioni in calo

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Vatican Insider - pubblicato il 19/08/16
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Il quotidiano Süddeutsche Zeitung ha da poco pubblicato i dati sulle ordinazioni in Germania. Il risultato è di quelli che non passano inosservati: un calo vertiginoso, che prosegue e accentua il trend negativo degli ultimi anni. Una “drammatica mancanza di preti”, come la definisce il giornale, che costringe molte diocesi a ricercare all’estero i propri sacerdoti. Ma spinge anche i cattolici e la società tedesca in genere a interrogarsi sulle ragioni di questa crisi, che investe un Paese dove ogni anno sempre più persone si allontanano dalla Chiesa. 

Secondo i dati forniti dalla conferenza episcopale tedesca, nel 2015 si sono avute 58 ordinazioni, contro le 75 dell’anno precedente e le 98 del 2013. Se poi si risale al 1990, le vocazioni erano quasi quattro volte quelle attuali: ben 295. Un anno, questo, in cui la Chiesa cattolica tedesca poteva vantare ancora 20.000 sacerdoti, a fronte dei 14.000 attuali. Un numero destinato a diminuire ulteriormente, se si considera il fatto che nel 2015 sono morti 309 preti, mentre 19 hanno lasciato il loro ufficio. Questo mentre nei seminari tedeschi risultavano registrati, sempre lo scorso anno, solo 96 aspiranti sacerdoti. 

Molti cattolici tedeschi, riferisce il giornale, sperano in un “effetto-Francesco” per invertire il trend. Il Pontefice sta contribuendo a dare un’immagine più moderna e accattivante del Vaticano, spronando vescovi e sacerdoti in Germania al rafforzamento del loro ruolo e a tentare una nuova evangelizzazione. Da un punto di vista organizzativo, per far fronte all’emergenza la Chiesa tedesca tende sempre più ad accorpare le parrocchie, il cui numero nell’ultimo decennio è sceso da 13.300 a 10.800. Se è pur vero che un problema di vocazioni si presenta anche per l’altra anima del cristianesimo tedesco, quella protestante, nel caso della Chiesa cattolica questa crisi si fa sentire in modo più drammatico. 

A finire sotto accusa da parte dei media tedeschi è stata la questione del celibato, da molti ritenuto uno dei motivi principali che tengono lontani i giovani dalla prospettiva del sacerdozio. Un dibattito si è avuto anche intorno alla questione del sacerdozio femminile, grazie alla provocazione lanciata da una giovane teologa, Jacqueline Straub. La ragazza, 25 anni, ha levato un polverone sui social media tedeschi in questi mesi per aver dichiarato apertamente la sua volontà di diventare sacerdote, ed è stata in seguito invitata a parlare in show televisivi. 

Certo è che, al di là dei singoli aspetti, la Chiesa in Germania appare sempre più investita da una profonda crisi. A fornire un’immagine precisa del fenomeno sono i dati forniti a luglio dalla Conferenza episcopale tedesca. Se è vero che il cattolicesimo resta tuttora il gruppo religioso più ampio del Paese, con 23 milioni di persone (pari al 29% della popolazione), le perdite sono evidenti su tutti i fronti. Nel solo 2015, 181.925 persone hanno lasciato la Chiesa. In calo anche la frequenza alle funzioni religiose, passata dal 18,6% dei fedeli del 1995 al 10,4% dello scorso anno. In netta diminuzione anche matrimoni in chiesa e battesimi. 

A contribuire a un’immagine negativa anche il sistema di tassazione tedesco per le religioni, che ha fatto affluire nelle casse della Chiesa nel 2013 quasi 5,5 milioni di euro. Una ricchezza e un lusso ben impersonati, agli occhi di molti tedeschi, nella figura di Franz-Peter Tebartz-van Elst, ex-vescovo di Limburg, rimosso da papa Francesco nel 2014 a causa delle accuse per le spese folli sostenute da lui e dalla sua diocesi. 

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