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Hollande dal Papa: grati per la sua vicinanza dopo gli attentati

Vatican Insider - pubblicato il 17/08/16

Un colloquio di 40 minuti per esprimere al Papa la «gratitudine» per la sua vicinanza al popolo francese dopo l’attentato di Nizza e l’uccisione di padre Jacques Hamel e il suo contributo alla «unità» del paese, assicurare che la laicità difende la libertà religiosa, perché «quando una chiesa è toccata, quando un prete è assassinato, è la Repubblica che è profanata», e garantire l’impegno a difendere i cristiani del Medio Oriente. Il presidente francese Francois Hollande è volato questo pomeriggio a Roma, dove si è soffermato alcuni minuti in silenzio nella chiesa di San Luigi dei Francesi, al centro, in una cappella dedicata alle vittime francesi del terrorismo e in particolare al sacerdote di 86 anni sgozzato da due giovani terroristi francesi di origini maghrebine mentre diceva Messa, lo scorso 26 luglio nella parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray, diocesi di Rouen, in Normandia, rivendicata dal cosiddetto Stato islamico (Isis), ed è stato poi ricevuto da papa Francesco in Vaticano in un’udienza privata. La Sala stampa della Santa Sede ha riferito che il Papa ha regalato all’inquilino dell’Eliseo una scultura che rappresenta la profezia di Isaia, «il deserto diverrà giardino», che rappresenta il passaggio dall’egoismo alla collaborazione, dalla guerra alla pace.

Il Presidente francese è giunto a Roma nel primo pomeriggio, dopo aver presieduto in mattinata a Parigi una riunione del Consiglio di difesa e di sicurezza nazionale dedicata al tema del terrorismo in Francia e all’estero. Nel giorno in cui, peraltro, il premier francese Manuel Valls ha espresso il proprio sostegno alle amministrazioni locali d’Oltralpe che hanno messo al bando il costume per donne musulmane che copre interamente il corpo, il «burkini», Hollande è accompagnato dal ministro dell’Interno Benard Cazeneuve, dall’ambasciatore presso la Santa Sede Philippe Zeller, dal consigliere diplomatico Jacques Odibert e dal capo del protocollo Frederic Biller. Prima di recarsi in Vaticano, l’inquilino dell’Eliseo ha fatto tappa attorno alle 16 a San Luigi dei Francesi, la chiesa nazionale francese al centro di Roma. Qui si è raccolto per alcuni minuti nella cappella del crocifisso, dove dal novembre del 2015 è stato creato un «luogo di preghiera per le vittime degli attentati» terroristici e dove, dal 26 luglio, è esposta anche una foto di padre Hamel. L’Eliseo, tramite il proprio account Twitter, ha diffuso le foto del Presidente francese, accompagnato nella prima dal rettore della chiesa, monsignor Francois Bosquet, e poi da solo, in piedi in silenzio con le mani dietro la schiena, davanti all’altare della cappella.  

Sono venuto a portare un «messaggio di riconoscenza, di gratitudine, perché dopo la terribile prova rappresentata dall’assassinio di padre Hamel, dopo gli attentati di Nizza, ha avuto parole molto confortanti», ha detto Hollande all’uscita dalla chiesa. «Mi aveva fatto la confidenza di sentirsi come un fratello accanto al popolo francese, espressione che ha ripresa dopo alla Gmg a Cracovia. Tutte le sue parole, e penso anche a quello che hanno e fatto i responsabili della Chiesa di Francia, sono state molto importanti in questo periodo perché hanno contribuito a ricordare l’unità della Francia, il rassemblement che si deve fare, e anche la solidarietà del mondo intero nei confronti della Francia vittima di attentati terroristici. Sono venuto anche – ha proseguito Hollande – per evocare con il Papa la questione dei cristiani di Oriente: abbiamo la stessa vocazione, ognuno al suo posto, la Francia perché siamo tra i protettori dei cristiani di Oriente e il Papa ovviamente perché sa quanto i cristiani di Oriente contribuiscono all’equilibrio della regione. Farò in modo di parlare con lui della situazione in Medio Oriente, della crisi che ne deriva, e dei rifugiati, una situazione che chiede parole che devono essere di visione che si vuole avere del mondo e non solo di risposte di paura. Ecco perché è importante, a nome di tutti i francesi, i cattolici ovviamente, particolarmente provati dalla vicenda di Hamel sgozzato nella sua chiesa, ma di tutti i francesi, al di là della convinzione, della sensibilità, dell’ateismo anche, tutta la Francia quale che siano le proprie convinzioni religiose, la propria condizione, è molto importante che io venga a dire al Papa quanto siamo stati sensibili alle sue parole e alle sue azioni che confortano la nostra visione dell’umanità».  

Una riconciliazione con i cattolici? «I cattolici francesi – ha risposto Hollande – sono provati dall’attentato, ma tutta la Francia è stata colpita. Quando una chiesa è toccata, quando un prete è assassinato, è la Repubblica che è profanata, perché – questa è la laicità – la Repubblica deve proteggere tutti i culti e assicurare la libertà di credere o non credere e dunque la possibilità dei francesi o di coloro che sono in Francia di vivere la religione di loro scelta, a condizione che ci sia il rispetto degli altri. Ecco perché il messaggio della laicità non è un messaggio che può ferire, ma unire e mettere insieme». Alla giornalista che tentava di domandare della polemica scoppiata proprio oggi sul «burkini» dopo le affermazioni del premier Manuel Valls, che ha espresso il suo sostegno ai comuni che hanno vietato il costume integrale da spiaggia indossato da alcune donne musulmani, Hollande si è limitato a rispondere: «No, questo non sarà per oggi: vi ho parlato della libertà religiosa, della laicità e dell’unità indispensabile nel rispetto». 

Dopo l’attentato di Nizza, il 14 luglio, festa nazionale francese, padre Federico Lombardi riferiva «da parte di papa Francesco e nostra, tutta la partecipazione e solidarietà alle sofferenze delle vittime e dell’intero popolo francese, in quello che doveva essere un grande giorno di festa. Condanniamo nella maniera più assoluta ogni manifestazione di follia omicida, di odio, di terrorismo, di attacco contro la pace». In un telegramma all’arcivescovo di Nizza, poi, Francesco denunciava in particolare la «violenza cieca» che ancora una volta ha colpito la Francia, senza pietà neanche per i bambini che in molti figurano tra le vittime. Il Pontefice, che nel recente viaggio in Polonia aveva affermato, all’andata, che il mondo è in guerra, «ma non una guerra di religione», al ritorno, il 26 luglio, aveva precisato che «non è vero e non è giusto» dire che l’islam è terrorista. 

Hollande, ha riferito la Sala stampa vaticana in un essenziale comunicato diramato in serata, è giunto in Vaticano intorno alle 16,45. Il Papa ha ricevuto il Presidente francese nel suo studio presso l’«Aula Paolo VI» per un colloquio privato alla presenza di un interprete. Il colloquio a porte chiuse è durato circa 40 minuti. Al termine, nell’auletta attigua, ha avuto luogo la presentazione del seguito e lo scambio dei doni. Hollande ha donato al Papa una porcellana di Sevres, con lo stemma della Francia. Da parte sua il Papa a sua volta ha donato al Presidente francese «una scultura in bronzo tonda – opera dell’artista Daniela Fusco – che intende rappresentare in modo visibile la profezia di Isaia: “il deserto diverrà un giardino”: il ramo secco e spinoso che si copre di foglie e di frutti rappresenta il passaggio dall’egoismo alla collaborazione, dalla guerra alla pace».  

Il Papa ha regalato a Hollande anche una copia dell’enciclica Laudato si’ e delle esortazioni apostoliche Amoris laetitia ed Evangelii gaudium. Dopo l’udienza con il Papa, Hollande e il suo Ministro dell’Interno hanno avuto un colloquio con il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nel Palazzo apostolico, accompagnato dal «ministro degli Esteri» della Santa Sede, l’arcivescovo Paul R. Gallagher. Il corteo presidenziale ha lasciato il Vaticano verso le 18,30. 

Subito dopo l’attentato all’anziano sacerdote francese, Hollande aveva contattato telefonicamente il Papa, sottolineando che «quando un prete è attaccato, tutta la Francia è colpita» e assicurando che «sarà fatto tutto il possibile per proteggere le nostre chiese e i nostri luoghi di culto». Un colloquio al quale Francesco aveva fatto pubblicamente riferimento quando, di ritorno dal recente viaggio in Polonia, ha affermato: «Vorrei ringraziare tutti quelli che si sono fatti vivi con le condoglianze», ha detto Francesco in persona in viaggio verso la Polonia, «in modo speciale il Presidente della Francia, che ha voluto collegarsi con me telefonicamente, come un fratello. Lo ringrazio». Quella telefonata, ha rievocato oggi ai microfoni della Radio Vaticana il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, «è stata buona, fraterna e commovente. Penso che questa visita sia stata decisa in maniera semplice e che non abbia nulla di ufficiale: per questo si tratta di una visita privata. Ed è anche un modo per parlarsi di nuovo, dopo un avvenimento così doloroso che ha commosso tutta la Francia. Il Presidente della Repubblica ha espresso la propria sofferenza e quella di tutto il nostro Paese di fronte a un assassinio così ingiusto e rivoltante come quello del 26 luglio a Saint-Etienne-du-Rouvray. Allora è in questo senso – credo – che questa visita ha contemporaneamente senso e tanta semplicità».  

Dopo la visita in Vaticano Hollande – che peraltro lunedì prossimo tornerà in Italia per prendere parte a un incontro sull’isola di Ventotene con il presidente Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel – ha in programma il rientro a Parigi questa sera stessa. 

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