Quando sei capace di aiutare i poveri delle missioni e incapace di provare amore per chi ti circonda
Molti di noi si sorprendono vedendo come Satana ci spinga a prenderci cura di altre persone. Possiamo vedere rapidamente, tuttavia, che sta cercando di allontanarci dal praticare la carità quotidianamente con quanti ci circondano con la pratica di atti immaginari di carità che non promuovono una vita virtuosa.
Quello che fa è molto astuto, e in superficie sembra qualcosa di positivo.
C.S. Lewis descrive così la situazione: “Qualunque cosa tu faccia, nella tua anima paziente ci sarà bontà quanto malizia. La cosa più grande è dirigere la malvagità a tutti quelli che ci circondano quotidianamente e lanciare la bontà a cerchie più distanti, a gente che non si conosce.In questo modo la malvagità diventa palpabile e la bontà un concetto immaginario”.
Quello descritto è uno scenario molto familiare.
Ogni anno (in genere una o due domeniche all’anno) ascoltiamo un sacerdote missionario parlare di terre lontane, descrivendo la terribile situazione della popolazione locale. La situazione è precaria, e le necessità infinite. È molto bello collaborare con le missioni, e dobbiamo fare quello che possiamo per usare le nostre ricchezze a loro beneficio. Allo stesso tempo, spesso diamo donazioni generose di quello che ci avanza alla gente che ne ha bisogno, ma nutriamo ancora risentimento nei confronti del vicino che non raccoglie mai la sua spazzatura. Proviamo grande compassione per le popolazioni africane che vivono senza acqua potabile, ma non sosteniamo il mantenimento delle mense per i poveri locali.
È ancora peggio quando offriamo molti soldi a un orfanotrofio lontano ma non collaboriamo con i nostri parenti che cercano di adottare un bambino.