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La Casa delle religioni per aiutare il dialogo contro i radicalismi

Vatican Insider - pubblicato il 08/08/16

Le religioni, tutte le religioni che convivono in città, potrebbero avere, in un futuro non molto lontano, uno spazio in cui dialogare, confrontarsi sui grandi temi, su principi, comportamenti, pratiche, tradizioni che si riflettono nell’anima ma anche nella vita di tutti i giorni. Lo studio per «Una Casa delle Religioni. Proposta di edificio multifede per la città di Torino», la base scientifica dell’iniziativa, sarà presentato il 2 ottobre, nell’ambito di Torino Spiritualità dalla Fondazione Benvenuti in Italia e dal Comitato Interfedi (ex olimpico) con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Gli architetti ed esperti di management sociale di «Homers» hanno studiato vari celebri casi di luoghi di convivenza tra fedi in Europa e nel mondo. E hanno individuato a Torino alcuni siti, oltre all’ex Incet, adatti allo scopo: Parco Dora, un’area delle Nuove, il capannone tra via Pisa e via Perugia, l’area Fossata. 

Al momento della presentazione, l’amministrazione comunale potrebbe però già essersi espressa sul bando scaduto in primavera, con il quale aveva offerto 260 metri quadrati dell’ex Incet (corso Vigevano) per un progetto di promozione del dialogo interreligioso. 

Gli obiettivi

«Al bando ha partecipato un’unica cordata, in cui è presente Benvenuti in Italia, coordinata dalla Fondazione Brodolini di Roma», spiega Maria Chiara Giorda, docente di Storia delle Religioni e membro del comitato scientifico di Benvenuti in Italia. «L’ex Incet – prosegue – dovrebbe diventare il luogo pilota per la convivenza tra fedi, uno spazio non solo per il culto, ma anche culturale. Pensiamo ad iniziative contro la radicalizzazione, come in Nord Europa, con sportelli di counselling, con psicologi». Nell’ambito dello studio che sarà presentato a Torino Spiritualità è stato distribuito un questionario al Comitato Interfedi, agli studenti del corso di Storia delle Religioni tenuto da Maria Chiara Giorda, ad autorità locali e personalità significative. «È emerso – dice la docente – che la Casa sarebbe una risorsa importante in un tempo in cui su questi temi c’è urgenza di agire».  

I protagonisti

Le fedi coinvolte in una città che conta già spazi «multifede» negli ospedali Molinette e Mauriziano e all’aeroporto, sono quelle presenti nel Comitato Interfedi, che alla Casa troverebbe la sua sede definitiva: cattolici, ortodossi, valdesi, musulmani, ebrei, mormoni, induisti, buddisti. Da due mesi partecipano come uditori anche l’Istituto Buddista Soka Gakkai e la comunità Baha’i. «La partecipazione è aperta a tutti. Per la componente musulmana abbiamo dialogato con l’Associazione Islamica delle Alpi. Gli ortodossi, i cui spazi attuali sono insufficienti, potrebbero anche usare la Casa per il culto. Per altri, come cattolici ed ebrei, può diventare lo spazio dell’incontro, per i Baha’i quello delle iniziative rivolte ai giovani. Soprattutto dovrebbe caratterizzarsi come polo culturale trasversale». 

Una idea

Per il presidente del Comitato Interfedi, Valentino Castellani, più che di «progetto bisogna parlare di “idea”. La Compagnia di San Paolo ha finanziato con diecimila euro lo studio preliminare, ora bisogna vedere che cosa vorrà fare il Comune. Come Comitato, pensiamo a un luogo fisico come sede, a uno spazio di compresenza per iniziative co-gestite nella logica dell’unica religione civile che è la Costituzione italiana: in quello spazio nessuna religione deve prevalere». La speranza, dice Castellani, «è di poter mettere in piedi in ottobre lo studio di fattibilità. Il Comitato lavorerà sulla caratterizzazione degli spazi, nei quali non dovrebbe prevalere l’aspetto del culto. Benvenuti in Italia sul versante dell’organizzazione culturale».  

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