Il profeta che ha affermato la vita attraverso la morte
Il 6 giugno 2010 papa Benedetto XVI ha proclamato beato don Jerzy Popiełuszko. Il sacerdote fu rapito e assassinato da tre agenti dei Servizi segreti polacchi il 19 ottobre 1984, il suo corpo venne ritrovato il 30 dello stesso mese nelle acque della Vistola nei pressi di Wloclawek. Fino ad oggi più di diciotto milionidi persone hanno visitato la sua tomba divenuta meta continua di pellegrinaggi da parte di fedeli provenienti dalla Polonia e da tutto il mondo.
Cosa spinge questa moltitudine a rendere omaggio al sacerdote polacco?
Il libro di Milena Kindziuk “Popiełuszko” (San Paolo edizioni) cerca di offrire una risposta attraverso la narrazione del sentiero di vita di don Jerzy, oltre ai racconti e ai ricordi intimi delle persone che lo hanno conosciuto negli anni del suo ministero a Varsavia e della vicinanza a Solidarnosc, e che ne hanno tracciato il profilo umano e spirituale. Il percorso terreno del sacerdote scrive l’autrice nell’introduzione “ha un finale tragico: termina con la morte. Anzi, col martirio. Ma che in definitiva risulta vittorioso. È la vittoria del bene sul male, dell’amore sull’odio, della vita sulla morte”.
DON JERZY PERSEGUITATO DAL REGIME COMUNISTA
Don Jerzy fu un personaggio scomodo e pericoloso per il regime comunista, molto legato alla sua terra: oltre a svolgere il suo lavoro parrocchiale, offrì il suo ministero a servizio degli operai e dei lavoratori durante la rivolta anticomunista degli anni Ottanta. Si prodigò nell’organizzare conferenze, incontri di preghiera e servizi di assistenza. Fu vicino al sindacato indipendente Solidarnosc, e le sue omelie durante le messe per la Patria riscossero molta attenzione e ottennero grande seguito.
LA REAZIONE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Milena Kindziuk racconta nel libro la reazione di papa Giovanni Paolo II alla notizia del rapimento del sacerdote attraverso le parole del cardinale Stanislao Dziwisz, storico segretario del pontefice:
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